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Prestito della speranza Dalla Cei per il terremoto

Prestito della speranza per le zone ferite dal terremoto. Diventa nuovo segno di speranza lo strumento finanziario pensato per facilitare l’accesso al microcredito da parte di persone e piccole attività artigianali e commerciali in difficoltà.

«Il nostro territorio soffre la crisi come tutti. Ma in modo particolare il dramma del terremoto, che poco meno di un anno fa ha messo in ginocchio persone, chiese e attività produttive». Le parole del direttore Caritas di Mantova, Giordano Cavallari, ieri mattina hanno abbattuto ogni confine politico. E si sono fatte voce di un intero popolo.

Quello segnato dal sisma, evento che il 20 e il 29 maggio 2012 ha devastato gran parte dell’Emilia e il basso Mantovano, allungando i suoi tentacoli fino al Rodigino. E danneggiando anche diocesi relativamente lontane dall’epicentro, come quelle di Cremona e perfino Lodi. Ma, soprattutto, le sue parole hanno introdotto il rilancio di uno strumento scaturito nel 2009 dalla sinergia della Cei con l’Associazione bancaria italiana (Abi): il «Prestito della speranza».

Un meccanismo per facilitare l’accesso al microcredito da parte di persone e piccole attività produttive in difficoltà. Un’occasione che nella pianura padana squassata dai sussulti della terra diventa più che mai segno di speranza e opportunità per ripartire. L’idea di questo strumento, spiega don Andrea La Regina, responsabile dell’iniziativa per Caritas Italiana, è nata nel 2009, «quando le banche erano fortemente attaccate dai media come principali responsabili della crisi. Attraverso il nuovo progetto, la Cei ha voluto anche riconoscere, e far conoscere, il ruolo sociale che gli istituti di credito possono avere sul territorio per ridare dignità alle persone».

Da qui, a distanza di 3 anni, l’appello ai soggetti finanziari: «Investire in capitale umano e sociale» per individuare quelle «potenzialità» che si nascondono «anche in situazioni traballanti». In parole povere, una raccomandazione perché le banche limitino al massimo il rigetto delle domande di credito loro proposte nelle modalità dell’accordo tra la Cei e l’Abi. Un problema tutt’altro che secondario. Lo conferma Livio Gualerzi, presso la Cei responsabile della gestione finanziaria: «Delle 2.288 domande non andate a buon fine, solo 157 sono state respinte dalle varie Caritas diocesane.

Ora speriamo che le 1.047 ancora in istruttoria possano trovare in gran parte un esito diverso». E sempre lo stesso ricorda che «l’accordo tra Abi e Cei sottoscritto nel maggio 2009, a dicembre 2010 è stato superato da una nuova e più favorevole pattuizione». Per esempio, in grado di assicurare credito anche alle piccole aziende e non solo alle famiglie.

E «da questa seconda fase – incalza il responsabile – le 193 Caritas aderenti al progetto hanno raccolto 6.038 domande per un totale di 40.385.285 euro. Di queste, come detto, ne sono andate a buon fine solo 2.703. Così, in concreto, abbiamo erogato 17.149,664 euro».
Intanto, gli occhi sono puntati al prossimo dicembre, quando scadrà l’accordo Abi - Cei. «Allora – conclude Gualerzi – alla luce dell’esperienza maturata la Chiesa italiana deciderà il da farsi».

Marcello Palmieri

© Avvenire, 10 maggio 2013

Il microcredito che fa respirare le famiglie

Il Prestito della speranza è un’iniziativa congiunta della Conferenza episcopale italiana (Cei) e dell’Associazione bancaria italiana (Abi). Suo fine, consentire l’erogazione di finanziamenti a tasso agevolato per famiglie in condizioni di particolare vulnerabilità economica, ma anche per imprese di persone e per società cooperative. Nel primo caso, il credito massimo è di 6mila euro, e viene accordato ai nuclei giuridicamente costituiti così come al genitore affidatario degli figli. In ogni caso, purché si trovino in situazione di temporanea difficoltà. Nel secondo, invece, lo stanziamento si eleva alla soglia dei 25mila euro. Ed è finalizzato all’esercizio di lavoro autonomo o di microimpresa.

Le banche aderenti al progetto possono erogare una somma totale pari a 120 milioni, garantita da un fondo di 30 milioni costituito dalla Cei con le offerte di istituzioni private. Ognuno può contribuire a incrementarlo, attraverso un bonifico gratuito su conto corrente di Banca prossima (Gruppo intesa San Paolo), iban IT19 Q033 5901 6001 0000 0006 893, causale «Prestito della speranza».

Le domande per l’accesso al credito devono essere presentate alla Caritas o all’ufficio diocesano incaricato: l’elenco completo è disponibile sui siti www.caritasitaliana.it, www.prestitodellasperanza.it. L’istruttoria viene inizialmente gestita dall’organismo ecclesiale, che per ogni richiedente verifica il possesso dei requisiti e la sostenibilità del prestito. I successivi passi sono poi scanditi dal termine di 15 giorni: l’inoltro della pratica a un istituto bancario convenzionato, che effettua un’ulteriore analisi; e l’erogazione del finanziamento, entro 2 settimane dall’eventuale accoglimento dell’istanza.

Decisamente contenuto il tasso d’interesse. Per il «credito sociale», cioè quello accordato alle famiglie, non può superare il 4%. Nel caso di erogazioni alle imprese, invece, il tetto massimo sarà quello del tasso effettivo globale medio della categoria corrispondente, ma decurtato del 30%.

Marcello Palmieri

© Avvenire, 10 maggio 2013

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