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Quei bimbi rom strappati da scuola

Rom, a Milano ancora sgomberi, ancora diritti negati ai minori. Nell'indifferenza generale. Assenti anche i servizi sociali del Comune.

rom.jpgA fine 2010, il presidente del Consiglio ha emanato la proroga dello “stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi” in Campania, Lazio, Lombardia, Piemonte e Veneto. Come già avvenuto nel 2008, si sceglie di intervenire con uno strumento giuridico che la legge italiana prevede in caso di “calamità, catastrofe”, o eventi “che per intensità ed estensione debbano essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari”. Lo stesso provvedimento usato in occasione del terremoto in Abruzzo o dell’emergenza rifiuti a Napoli.  

   A Milano, l’applicazione dell’emergenza nomadi ha causato soprattutto 156 sgomberi nel solo 2010. Uno degli aspetti più drammatici sono i bambini continuamente allontanati senza soluzioni alternative. Nonostante il freddo, venerdì 21 gennaio, la polizia locale di Milano ha sgomberato 25 rom rumeni, tra cui 10 bambini, che abitavano l’ex scuola di via Adriano. L’area, da anni abbandonata, è di proprietà dell’Aler, l’ente regionale per la costruzione di case popolari. Alle 7.15, all’arrivo delle forze dell’ordine, Claudia, 7 anni, è già partita per essere in classe. Deve percorrere più di un’ora di strada per raggiungere la scuola vicina a via Rubattino, dove ha vissuto fino allo sgombero del settembre 2010. Felicia, terza media, vedendo arrivare la polizia, ha capito subito cosa sarebbe successo, ma ha voluto comunque andare a scuola perché aveva una verifica di matematica. Invece, suo fratello Ionut, 7 anni, è corso ad aiutare la mamma a salvare la bicicletta e qualche vestito.

Ai rom vengono lasciati pochi minuti per scegliere quali oggetti salvare. Spicca l’assenza dei servizi sociali del Comune. Nei due giorni successivi allo sgombero, la polizia interviene nuovamente per allontanarli dai luoghi in cui provano a passare la notte: il 22 gennaio da una cascina abbandonata a Lambrate e il 23 da Crescenzago. Claudia, Felicia, Ionut e gli altri bambini di via Adriano sono arrivati anche a 10 sgomberi dal settembre 2010 ad oggi. Gianni, 5 mesi di vita, ha già subito 8 sgomberi. La bidella della scuola del fratello maggiore ha deciso di ospitare lui e la mamma per la notte. Le scuole rappresentano per questi bambini dei fortini di pace in una città che li scaccia.

Marius, il fratello di Claudia, ha 15 anni e, prima di quest’anno, non era mai andato a scuola. Un gruppo di insegnanti della scuola superiore Schiapparelli-Gramsci ha accettato la sfida di scolarizzare questo ragazzo che, da settembre, tutti i giorni frequenta un corso personalizzato. Dicono queste insegnanti: “In Marius vediamo il desiderio disperato di andare a scuola e di avere una casa come tutti gli altri, anche se viene respinto da una città che non ha più cuore né testa.”  Anche la Comunità di Sant’Egidio, che segue da tempo questo gruppo di famiglie, esprime una forte preoccupazione per l’ennesimo sgombero che rischia di vanificare i percorsi per l’integrazione e di ledere il diritto alla scuola dei bambini.

Il 7 dicembre, in occasione della consegna degli Ambrogini a Milano, Assunta Vincenti, una delle ormai famose “mamme e maestre di Rubattino”,  ha ricevuto un attestato di benemerenza perché “con tenacia, amore e grande senso civico ha scommesso per un’integrazione possibile”. Si chiede: “Dov’è il senso civico quando si nega ad Albert di 6 anni il diritto ad avere un tetto? L’integrazione è possibile quando si guarda con occhi nuovi verso le persone e ci si chiede come insegnare a scrivere a Marius, come salvare la bicicletta di Ionut. La tristezza e la disperazione che ogni volta leggiamo sui volti di questa umanità calpestata resteranno nella storia di Milano come il simbolo di una violenza che non vorremmo esistesse. Si nega l’infanzia in nome di una presunta sicurezza.”  

Qual è la vera emergenza nomadi a Milano? È il modo in cui questa città costringe a vivere tanti bambini rom. L’emergenza è Gianni che ha subito più sgomberi dei suoi mesi di vita. L’emergenza è la minaccia al diritto all’istruzione, che è un diritto non negoziabile, perché escludere un bambino dalla scuola vuol dire portargli via il futuro.      

 
Stefano Pasta
© Famiglia Cristiana, 28 gennaio 2011