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Rapporto Caritas. La crescita silenziosa dei nuovi poveri italiani

Verrà pubblicato oggi il quarto monitoraggio dell’organismo pastorale Cei: l’emergenza sociale colpisce soprattutto lavoratori precari e giovani a rischio abbandono scolastico

Nuovo allarme della Caritas italiana dopo un anno di pandemia sociale. Sono cresciuti i nuovi poveri, presi in carico per la prima volta da parrocchie e centri di ascolto. Sono ormai oltre 453mila, il 60% dei quali italiani e il 53,8% donne. La faccia nascosta della nuova povertà italiana causata dal Covid viene fotografata dal quarto monitoraggio della Caritas italiana che, con il coinvolgimento di 190 Caritas diocesane, prende in esame i quattro mesi finali dell’anno orribile 2020 e il primo trimestre del 2021. In tutto, alle Caritas si sono rivolte ben 545mila persone nei sette mesi iniziati alla fine dell’estate e proseguiti con le on- date e le chiusure dell’autunno e inverno appena trascorsi.

I dati del quarto rilevamento dell’organismo pastorale della Cei, che viene presentato oggi, mostrano inoltre che una persona su quattro – per la precisione 132.717 – di quelle presentatesi alla rete Caritas era sconosciuta e si è impoverita proprio da settembre 2020 a marzo 2021. Quando, accanto alla ripresa del contagio, arrivavano segnali di ripresa e il governo attivava nuove forme di sostegno a famiglie e imprese colpite dagli effetti socio-economici della pandemia. Delle quali, evidentemente, non hanno beneficiato tutti i bisognosi. Chi sono i nuovi poveri? Quelli che vivevano già in equilibri fragili.

Le persone più frequentemente aiutate dal 61% delle Caritas avevano soprattutto impieghi irregolari fermi causa Covid-19, la metà ha aiutato lavoratori precari o saltuari privi di ammortizzatori sociali e il 40% autonomi e stagionali in attesa delle misure di sostegno.

Oltre un terzo erano dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria e in deroga. In generale, quasi tutte le diocesi segnalano la prevalenza di povertà e bisogni legate al precariato lavorativo femminile e al precariato e alla disoccupazione giovanile, quindi le difficoltà abitative, segnalate dall’84% degli interpellati, e la povertà educativa con l’aumento dei casi di abbandono e ritardo scolastico e le difficoltà a seguire le lezioni rilevati in un preoccupante 80,5% dei territori italiani. Quindi il disagio psico-sociale dei giovani (sempre nell’80% delle comunità diocesane rilevate) cui va affiancato l’aumento di quello degli anziani e delle donne (entrambi indicati dal 77% delle Caritas), la povertà minorile (segnala dal 66%), quella sanitaria con la rinuncia o il rinvio delle cure non legate al Covid (66,8%) e la drammatica crescita delle violenze domestiche (segnalate dalla metà delle Caritas). I settori economici maggiormente colpiti, secondo il monitoraggio, sono stati la ristorazione, segnalata dal 94% delle Caritas diocesane e quello turistico- alberghiero da tre diocesi su quattro.

La maggioranza rileva la difficoltà degli esercizi commerciali e delle attività culturali, artistiche e dello spettacolo. Le risposte delle comunità cristiane vanno dai Fondi di sostegno economico alle famiglie in difficoltà in otto diocesi su 10 alle attività di orientamento e informazione sulle misure assistenziali di amministrazioni centrali e territoriali (reddito di emergenza e di cittadinanza e i vari bonus) nei tre quarti delle realtà esaminate.

Inoltre 116 diocesi si sono attivate sull’emergenza occupazione erogando borse lavoro, tirocini di inserimento lavorativo, percorsi formativi e di riqualificazione, convenzioni con aziende e soggetti terzi per inserimenti lavorativi e sportelli di orientamento lavorativo. Il 60% è intervenuta contro il disagio educativo distribuendo strumenti per la Dad alle famiglie meno abbienti e alle scuole, acquistando libri e materiale scolastico, pagando rette e mense, avviando doposcuola online ed erogando borse di studio per l’iscrizione universitaria o per sostenere la frequenza delle superiori. Infine 61 diocesi hanno attivato fondi di sostegno alle piccole imprese.

Attività rese possibili anche dai 93mila volontari dei 6.780 servizi della rete Caritas e dai 407 giovani del servizio civile. Sempre più forte la collaborazione con enti locali e Protezione civile e quella intra ecclesiale: il 96,8% delle Caritas diocesane ha avuto rapporti stabili con le parrocchie, il 60% con il volontariato vincenziano, il 51 con gli scout dell’Agesci, il 42% con i Cav e il 36,8% con le Acli. Alleanze che proseguiranno per ricostruire.

Paolo Lambruschi

© Avvenire, martedì 18 maggio 2021

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