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Sui medici obiettori di coscienza

In merito all'articolo pubblicato dalla edizione di Bari de "La Repubblica", in data 16 marzo, il Forum delle Associazioni Familiari di Puglia fa presente quanto riportato di seguito.

forumfamiglie.jpgE’ costante il tentativo, condotto da vari attori della scena socio-politica, di far apparire eccessivo il numero dei medici obiettori di coscienza in Italia ed in Puglia in particolare, e comunque tale da inficiare la possibilità  di accedere alla esecuzione delle interruzioni volontarie della gravidanza da parte delle donne interessate.

Stupisce tanta insistenza, a fronte dei numeri che la Relazione del Ministro della Salute sullo stato di attuazione della legge 194/78 ha presentato al Parlamento nel settembre scorso in merito all’esercizio dell’obiezione di coscienza in Italia

“ Una stima della variazione negli anni degli interventi di IVG a carico dei ginecologi non obiettori mostra che dal 1983 al 2011 le IVG eseguite mediamente ogni anno da ciascun non obiettore si sono dimezzate, passando da un valore di 145.6 IVG nel 1983 (pari a 3.3 IVG a settimana, ipotizzando 44 settimane lavorative annuali,  valore utilizzato  come standard nei progetti di ricerca europei) a 73.9  IVG nel 2011 (pari a 1.7 IVG a settimana, sempre in 44 settimane lavorative in un anno).

Il numero globale dei ginecologi che non esercita il diritto all‟obiezione di coscienza sembra quindi congruo al numero complessivo degli interventi di IVG, e risulta tale anche nel 2011, relativamente ad ogni singola regione”.

In Puglia, in particolare, la percentuale dei ginecologi obiettori di coscienza è scesa dal 2001 al 2011 di 10 punti percentuali, passando dal 79.5 % del 2001 al 69.7% del 2011 ( ultimo anno i cui dati relativi sono già stati ufficializzati), con un carico di lavoro per ginecologo non obiettore di  1.8 IVG da eseguire a settimana.

Altro che “moltiplicazione del numero degli obiettori”, come riportato da “Repubblica”, edizione di Bari del 16.3.2014. Non ci sembra che ci sia rischio di eccessivo affaticamento!

D’altro canto, non si spiega come possano  andare insieme la costante diminuzione  dei tassi di abortività che stiamo riscontrando in Italia ed uno scarso numero di medici  addetti. Del resto, la legge prevede che “Gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l’espletamento delle procedure previste dall’art.7 e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5,7 e 8. La regione ne controlla e garantisce l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale” (Art. 9 legge 194/78); ed è in corso un monitoraggio della situazione da parte del Ministero della Salute per evidenziare e risolvere le eventuali criticità; senza però ledere il diritto all’obiezione di coscienza del medico, diritto costituzionalmente riconosciuto e tutelato, e nell’ottica di una applicazione integrale della legge 194.

Particolare attenzione dovrebbe invece destare il tasso di abortività fra le minorenni, in Puglia in costante crescita, come ripetutamente segnalato sia dal Forum delle Famiglie, che dalla ricerca “Eros”, condotta dall’Università di Bari, e la sezione pugliese dell’ Associazione “La Bottega dell’Orefice”, in collaborazione con l’USR.

Tutto questo malgrado la distribuzione gratuita di contraccettivi  assicurata dalle Regione alle  minorenni fin dal 2008 tramite i consultori ASL ed il contemporaneo boom del ricorso alla pillola del giorno dopo, fatto registrare dalle adolescenti pugliesi.

E’ evidente che c’è qualcosa che non torna: come dimostrato da tante ricerche condotte in Europa, nei paesi europei ove nelle scuole si registra un più alto tasso di interventi di educazione sessuale basata sull’informazione contraccettiva ed anatomo-funzionale, si registra un maggior tasso di gravidanze e di abortività fra le minorenni. Prova ne sia la Gran Bretagna che, con programmi intensivi di educazione sessuale portati nelle scuole fin dalle elementari, “vanta” un tasso di abortività fra le ragazzine pari al 22 per mille.

Forse c’è da ripensare a cosa significa fare davvero educazione sessuale: in famiglia, a scuola, sui media, c’è bisogno di ascoltare quelli che sono i veri bisogni dei ragazzi: che non sono la prescrizione veloce e facile della pillola del giorno dopo, ma il bisogno di ricapire il significato di affettività e sessualità.

17 marzo 2014

Il Forum delle Associazioni Familiari di Puglia