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Tv&minori. Un argine (fragile) ai programmi nocivi

Ad agosto entrerà in vigore il nuovo regolamento Agcom su trasmissioni violente e a luci rosse che muovono ingenti giri d'affari. Fra i contenuti vietati pure il gioco d'azzardo. Più stringente l'uso dei filtri elettronici. Ma i video sul web restano zona franca. E i decoder nelle case non sono «sicuri».

Si alzano gli argini per proteggere i ragazzi di fronte alla tv «gravemente nociva». Programmi violenti, non rispettosi dell’intelligenza e persino pornografici che rischiavano di essere liberalizzati finiscono adesso dentro compartimenti stagni (almeno sulla carta) che ospiteranno non soltanto la televisione brutale e a luci rosse, ma anche quella che legittima l’abuso di alcol e droghe o spinge al gioco d’azzardo.
Il giro di vite sulla peggiore tv arriva dal nuovo regolamento varato dall’Agcom che punta a «escludere i minori» dalla visione dei programmi che possono nuocere al «loro sviluppo». Palinsesti dietro ai quali si muove un business con cifre da primato, anche se chi fa affari con questi prodotti (da Sky e Mediaset a fornitori meno noti) nulla rivela sugli introiti in questo ambito.

Il provvedimento ha in gran parte recepito i suggerimenti del Consiglio nazionale degli utenti e, seppur con alcune lacune, non si è piegato al pressing dei grandi network impegnati intorno al tavolo dell’Authority a convincere l’Agcom ad allargare le maglie delle norme. A fianco dei rappresentanti degli spettatori è scesa la Rai che ha appoggiato l’idea di avere una tv meno vergognosa. In campo anche il Garante per l’infanzia. Certo, non mancano le carenze: dal dilemma sulla sicurezza dei decoder già entrati nelle famiglie italiane alla difficoltà di far valere le nuove tutele sulla tv via web.

Il regolamento entrerà in vigore ad agosto. Due sono i punti chiave: gli «argini» tecnologici per impedire agli under 18 di sintonizzarsi sui canali a rischio e la classificazione delle trasmissioni che devono essere inibite. Sul primo versante si è combattuta la battaglia più accesa. Il punto di partenza era che i programmi nocivi potessero essere visti solo su esplicita richiesta (e in generale a pagamento). Ma restava da definire come proteggere i ragazzi. La soluzione tecnica è quella del codice segreto che si inserisce sul decoder e che abilita alla visione. Le emittenti sono tornate più volte alla carica per consentire all’adulto di «disattivare stabilmente» il filtro elettronico che il testo chiama parental control. Un’eventualità che di fatto avrebbe lasciato i ragazzi esposti alla tv più pericolosa, pur di evitare ai maggiorenni l’onere di inserire ogni volta la password. Ed era proprio a questa «deriva» che guardavano le stazioni: l’intento era facilitare la visione abbattendo il paletto più solido.
L’ipotesi sostenuta dalle televisioni è stata inserita nella bozza dello scorso dicembre nonostante il parete contrario del Consiglio nazionale degli utenti. Poi a gennaio è stata accantonata. Ma il 27 marzo gli operatori tv sono tornati all’attacco. Alla fine il patto fra le associazioni degli spettatori e la televisione di Stato ha evitato che il parental control potesse essere disattivato, come ora prescrive il regolamento.

Altro tema è stato l’insieme dei programmi da inserire fra quelli «gravemente nocivi». Assodato che fanno parte della categoria le trasmissioni pornografiche vietate ai minori di 18 anni e quelle con «violenza gratuita, insistita o efferata», il dibattito al tavolo dell’Agcom ha permesso di ampliare la forbice. Sono considerate dannose le trasmissioni che intaccano i «diritti fondamentali» e l’«incolumità della persona». Qui rientrano sia gli incitamenti all’odio, sia le scene che «esaltano», «legittimano», «invitano» o offrono una «palese approvazione» del ricorso a pratiche che creano dipendenza. Non solo alcol e stupefacenti, ma anche il gioco d’azzardo che, nota l’Authority, è «una delle nuove e pericolose dipendenze alle quali i minori sono esposti».
Il regolamento ha, però, alcune ombre. Le norme valgono per chi fornisce «servizi di media audiovisivi», quindi anche per Internet. E il provvedimento stabilisce che il filtro elettronico sia previsto persino nei «siti web» che mandano in onda video. Una previsione difficilmente realizzabile nel pianeta «selvaggio» dell’online.
Altro nodo scoperto è l’effettivo stop ai programmi nocivi con i ricevitori già istallati che non includono il parental control con l’obbligo del pin e che quindi aggirano il richiamo del regolamento alla password. Ecco perché l’Agcom ha imposto alle tv di promuovere «adeguate campagne informative» che facciano conoscere «la necessità di impostare un codice segreto» per salvare i ragazzi dai palinsesti a rischio. Accadrà davvero? Sarà la soluzione?

E, comunque, resta aperto un altro fronte: quello scaturito dalla cancellazione del divieto di trasmettere programmi inadatti ai minori di 14 anni durante la giornata, invece di relegarli soltanto fra le 22.30 e le 7. Una riserva a difesa dei più piccoli che dalla scorsa estate può essere abbattuta se i televisori possiedono gli «accorgimenti tecnici» che bloccano la visione di film e rubriche inadatti. E oggi gli schermi digitali li hanno, seppur nella versione del parental control che, secondo la riforma voluta dal precedente Governo e Parlamento, diventa un’alternativa alle fasce protette

Giacomo Gambassi

© Avvenire, 11 luglio 2013

 

Manna: «Attenzione ai diversi ricevitori»

 

 

 

 

Apprezza i «passi in avanti» che sono stati fatti sul fronte della tutela dei minori davanti alla tv nociva. «Ma occorre non abbassare la guardia». Elisa Manna è responsabile del Settore politiche culturali del Censis e membro del Consiglio nazionale degli utenti. In questi mesi la studiosa è stata in prima linea nel tavolo dell’Agcom da cui è uscito il nuovo regolamento che riscrive le regole per mandare in onda programmi pornografici, violenti o che incitano alle dipendenze.

«Il testo – sottolinea Manna – ha i suoi lati positivi. Innanzitutto impedisce che i dispositivi elettronici per bloccare la visione delle trasmissioni gravemente nocive siano disattivati stabilmente. Sembra una questione di lana caprina, ma non lo è affatto. In pratica il filtro elettronico deve restare sempre inserito. Ed è l’argine per proteggere i minori da palinsesti che possono compromettere il loro sviluppo fisico e psicologico».

L’esperta lega la questione ai risultati della ricerca del Censis dal titolo Fenomenologia della società impersonale che è stata presentata nei giorni scorsi. «I media con contenuti nocivi – spiega – contribuiscono alla disgregazione etica e valoriale. È quanto emerge a chiare lettere dallo studio. Ogni volta che parliamo di filtro elettronico, non facciamo riferimento a un dispositivo o a un codice segreto, ma alla rappresentazione della realtà che offriamo ai nostri giovani attraverso il piccolo schermo». E in gioco c’è il futuro. «Favorire l’approccio a contenuti violenti, che istigano al pregiudizio, che favoriscono le devianze significa proporre una visione squilibrata del mondo. Per questo, è essenziale l’impegno in questo ambito: di fatto, vogliamo costruire un domani contrassegnato da un corretto approccio antropologico». Poi Manna cita papa Francesco. «Il Pontefice parla di periferie esistenziali. Ecco, un bambino che si abitua a trascorrere il suo tempo in mezzo a proposte mediocri sarà un adulto mediocre che probabilmente abiterà i sobborghi della società».

Nel dibattito sul regolamento dell’Agcom la Rai è stata a fianco dei rappresentanti degli spettatori. «È un esempio di proficua collaborazione», afferma Manna. Inoltre il dibattito che si è sviluppato nella sede dell’Authority è stato lineare. «Il confronto sereno – dichiara l’esperta – ha permesso di ottenere un buon risultato nel suo complesso, impedendo un assalto alla diligenza che poteva avvenire. Adesso finalmente gli editori che propongono programmi gravemente nocivi hanno obblighi chiari».

Però la studiosa evidenzia anche alcune criticità nel testo. «Gli attuali ricevitori non soddisfano a pieno le nuove disposizioni. Per questo è prevista una campagna informativa per mettere in guardia le famiglie: speriamo sia davvero efficace, ma comunque i rischi restano. E il codice personalizzato stabilito dal regolamento dovrebbe essere previsto anche sul web: una previsione difficile da attuare».

 

Giacomo Gambassi
© Avvenire, 11 luglio 2013
Preto: «Limiti stringenti alle tv

 

 

 

Restano i rischi sulla Rete» ​ «Intendiamo mettere la parola "fine" alla cattiva tv». Così il commissario dell’Agcom Antonio Preto sintetizza lo spirito del regolamento varato dall’Authority sui programmi gravemente nocivi per i ragazzi. «Grazie alle nuove disposizioni l’Italia si allinea alle direttive dell’Unione europea, particolarmente sensibile a questo delicato tema nel pieno dell’era digitale e del bombardamento mediatico. Potremmo usare una metafora e dire che le maglie dei nuovi media sono molto, troppo larghe, e rischia di passare di tutto».
Il regolamento disciplina nel dettaglio anche due novità introdotte dal legislatore. «Primo, abbiamo specificato l’obbligo per il fornitore di adottare un sistema di sicurezza, il cosiddetto parental control, per escludere i minori dall’accesso a programmi gravemente nocivi. Secondo, saranno esenti dal divieto assoluto solo i servizi non lineari, cioè i video on demand, che possono essere visionati da un pubblico adulto solo dopo scrupolose verifiche».

Le nuove regole prevedono che non si possa disattivare «stabilmente» il filtro elettronico. «La scelta – afferma Preto – è stata quella di evitare la visione accidentale da parte del minore di un programma non adatto, richiedendo all’adulto di esprimere esplicitamente la propria volontà di visionare questi contenuti attraverso un iter accurato».

Fra i programmi pericolosi ci sono anche quelli che favoriscono il gioco d’azzardo. «La richiesta è giunta dal Consiglio nazionale degli utenti e dal Garante dell’infanzia. Una scelta comune anche ad altri Paesi europei, dalla Francia alla Spagna, passando per Gran Bretagna. Da commissario Agcom, ma anche come padre, trovo che si tratti di una scelta giusta. E vorrei segnalare che una norma simile è prevista anche nel nuovo piano di numerazione per la televisione digitale terrestre». Preto pone l’accento sulle sanzioni. «Di fronte alla violazione in materia di minori l’Agcom ha da sempre una linea molto rigorosa. Le sanzioni sono quelle previste dalla legge, in particolare dal Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici».

Il problema sarà far valere il regolamento anche per i siti. «È il vero nodo – sottolinea il commissario –. I minori sono i soggetti più esposti alle insidie del web. L’Agcom è il regolatore che per legge tutela le fasce più deboli, con particolare attenzione ai minori. Ha ampi poteri sul mondo della tv tradizionale, ma ben più sfumati per quanto riguarda Internet. Credo sia importante che il legislatore ci attribuisca prima possibile poteri di vigilanza e sanzionatori in materia di tutela dei minori anche sulla Rete. Si tratta di una questione di sempre maggiore attualità che richiede un aggiornamento costante delle leggi in linea con l’accelerazione imposta dai nuovi media».
Preto anticipa il libro bianco Media e minori elaborato dall’Autorità. «Il testo ha evidenziato le implicazioni tra l’esponenziale fruizione di nuovi media da parte dei minori e l’esigenza di "pensare" nuove forme di tutela in relazione all’elevata volatilità dei nuovi mezzi di comunicazione, primo fra tutti il web».

Giovanni Gambassi
© Avvenire, 11 luglio 2013
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