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Un cuore che vede “l’oltre”

Il cuore che vede “l’oltre” invita a sperimentare che la vita di ciascuno non è soltanto frutto esclusivo della nostra abilità e del nostro sforzo lavorativo. “L’uomo non vive soltanto di pane, ma anche di quanto esce dalla bocca di Dio” è sottolineato al capitolo 8 del libro del Deuteronomio

 

buone-vacanze1.jpgIl periodo estivo è solitamente meno oberato di impegni, è più “libero” rispetto al  resto dell’anno.

Un po’ tutti – è il mio augurio -, in un modo o nell’altro, in paese o altrove, per un periodo breve o lungo, per una intera giornata o solo per qualche ora, in famiglia o con amici, ci concediamo qualcosa di diverso, convinti che è cosa utile. E’ anche vero che alcuni di noi – spero pochi – non potranno disporre di giorni liberi dalle occupazioni o dalle necessità quotidiane; vivere però in maniera diversa la propria vita di relazione con se stessi, con Dio, con gli altri e con il creato, è possibile per tutti.

Ansia e ritmi frenetici di lavoro sono presenti nelle nostre giornate, né si può abbandonare il controllo delle nostre attività lavorative; il contrario sembra impossibile ai più, e quindi potrebbe risultare provocatorio, quasi insultante, proporre spazi e momenti rinfrancanti e liberi.

Ma il cuore che vede “l’oltre” invita a sperimentare che la vita di ciascuno non è soltanto frutto esclusivo della nostra abilità e del nostro sforzo lavorativo. “L’uomo non vive soltanto di pane, ma anche di quanto esce dalla bocca di Dio” è sottolineato al capitolo 8 del libro del Deuteronomio; affermazioni simili sono in altre pagine della Scrittura.

Si può quindi ricevere quanto è necessario alla vita, oltre che dalla capacità di lavorare, anche dal metterci in ascolto di Dio, dal non lasciarci coinvolgere, cioè, dalla visione della vita autocentrata nel proprio lavoro.

Viene così proposta una capacità che potremmo chiamare “contemplativa”, di un cuore che vede nel profondo, che permetta a ciascuno, se vuole, di godere di relazioni libere, non dipendenti esclusivamente dal proprio impegno lavorativo. Espliciti atti di volontà consentono di realizzare questo anche a chi è impossibilitato a recarsi altrove: “rientra in te stesso” è l’invito che la sapienza cristiana continuamente rivolge a tutti.

Il “tempo libero”, vissuto nel silenzio ed in luoghi solitari o in compagnia con altri e altrove, offre l’occasione per realizzare questa capacità relazionale.

In questo senso tutti possiamo sentirci “in vacanza”.

sac. Giacinto Ardito

Direttore Ufficio Chiesa e Mondo della Cultura

 

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