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Uniti per far fronte al coronavirus: il messaggio del Patriarca Kirill

L’Osservatore Romano riporta oggi il tradizionale messaggio del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill al Papa e ai responsabili delle Chiese non ortodosse. L’invito è di aiutare insieme “quelli che soffrono ingiustizie, che sono perseguitati o minacciati dalla diffusione dell’infezione da coronavirus”

“Condividendo la gioia della festa con coloro che sono vicini e che sono lontani, uniamoci agli sforzi per affermare nella società i valori morali permanenti, per aiutare quelli che soffrono ingiustizie, che sono perseguitati o minacciati dalla diffusione dell’infezione da coronavirus. Vi auguro forza spirituale e fisica e l’aiuto di Dio per adempiere il vostro alto ministero e, al vostro gregge, auguro pace e benessere”. Lo ha scritto il patriarca di Mosca, Kirill, nel messaggio al Papa e ai responsabili delle Chiese non ortodosse con cui porge gli auguri di Pasqua, solennità che gli ortodossi legati al calendario giuliano celebreranno domenica 19 aprile. Nel messaggio, che non poteva non accennare alla pandemia che sta sconvolgendo il mondo, Kirill si rallegra per l’arrivo della “festa delle feste”: con la Risurrezione il Salvatore “ha distrutto la roccaforte dell’inferno e dissipato l’oscurità del peccato”; con la Risurrezione agli uomini è stata concessa “la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore (Romani, 6, 23)”.

La crisi genera cambiamento

Nei giorni scorsi il patriarca di Mosca è più volte intervenuto sul tema dell’emergenza causata dal coronavirus: “Ogni crisi porta un cambiamento, dipende dall’individuo se in meglio o in peggio”, ha detto il 7 aprile nel sermone della divina liturgia per la festa dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria. Affinché sia in meglio, un cristiano deve ricordare che “l’uomo è stato creato da Dio e che Dio con la sua legge giusta e infallibile deve essere al centro della vita dell’uomo; legge la cui esecuzione conduce una persona alla vera felicità, non solo nella sua vita personale, nascosta agli altri, ma nella costruzione di relazioni sociali, tra uomo e natura, tra uomo e cosmo”, ha sottolineato.

Quale verità

Questa “terribile infezione” che si sta diffondendo in tutto il mondo è “una disgrazia globale, come mai nella storia. Gravi epidemie colpirono popoli, grandi e piccoli, e persino continenti, ma esistevano sempre luoghi salvifici nel mondo dove c’era la garanzia di non ammalarsi o morire. Oggi non ci sono praticamente posti simili, perché stiamo affrontando un’infezione globale”. La gente ha giustamente paura, teme per la propria vita. Ma “cosa significa questa sventura universale, questa malattia dalla quale non puoi nasconderti da nessuna parte?”, si chiede il primate della Chiesa ortodossa russa, il quale ricorda anche come ogni circostanza, anche la più severa, vada letta nel piano salvifico di Dio. “Ed è molto importante che questa malattia, questa paura mortale, serva a tutti per correggerci. Alla fine dobbiamo realizzare la verità, ovvia per una persona che vive secondo le leggi della fede, ma che non lo è per i non credenti. È tempo di pensare: qual è questa verità? La verità è che Dio è il Creatore del mondo e il destino umano dipende da Lui”, ha detto Kirill, osservando come 2il grandioso sviluppo della scienza” abbia portato “all’affermazione dell’autonomia umana, anche da Dio”.

Uscire diversi dalla prova

L’uomo grande e forte, l’uomo al centro del mondo, al centro dell’essere: “La civiltà antropocentrica, che ha messo l’uomo al centro, costringendo Dio a uscire dalla vita, spostandolo dal centro alla periferia dell’essere, ha fatto un terribile errore. Perché? Perché l’uomo è un fenomeno transitorio. I gusti, la morale, i costumi, le credenze di una persona, persino il sistema di valori morali cambiano e, a causa di questa variabilità, la successione spirituale delle generazioni non è garantita, così come l’integrità della vita umana. Solo Dio è immutabile, solo in Dio è verità assoluta”. Compito dell’uomo allora non è combattere Dio, spingendolo via dal centro, ma accettarlo nel proprio cuore, diventando una persona nuova. “Possa Dio aiutare tutti noi a percepire questa crisi come tempo di cambiamenti, che dovrebbero diventare in meglio per ognuno di noi, per il nostro popolo, per l’intera razza umana. Possa Dio concederci oggi tutta la saggezza, cercare di aprire i cuori e le menti”, conclude Kirill, auspicando che “tutti noi possiamo uscire da questa prova completamente diversi, con una forte fede e con una chiara comprensione che Dio è il Signore della storia”. Solo così “ciò che chiamiamo crisi, un momento di cambiamento, sarà una crisi per il bene, un cambiamento per il meglio”.

Non escludere Dio

Il 12 aprile, nel sermone per la Domenica delle Palme, il patriarca di Mosca ha ribadito che la pandemia “spinge le persone a ricordare che l’uomo non può vivere di solo pane, a pensare al significato della vita e alla sua debolezza”. Attraversando questi dolori, “cambieremo, distruggeremo i pregiudizi della ricca società dei consumi, che ripone le sue speranze sul potere della mente e del denaro escludendo completamente il potere di Dio”.

© www.vaticannews.va, martedì 14 aprile 2020