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Vaticano. Speranza, discernimento, vocazione: le parole chiave del Sinodo dei giovani

Presentato stamani in Vaticano l'Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo dei giovani di ottobre, redatto anche con il contributo di molti ragazzi

Si scrive Sinodo, si legge speranza. Così, in pratica, il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario dell'istituzione sinodale, ha riassunto il senso dell'Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo dei giovani, presentato oggi ai giornalisti nella sala stampa della Santa Sede. Speranza, che manca, speranza che il Papa e la Chiesa - proprio attraverso l'Assemblea di ottobre - vuole contribuire a ridare ai giovani. «L’ascolto che abbiamo messo in campo durante questi ultimi anni in vista del Sinodo - ha fatto notare il porporato - ci ha restituito una mancanza di speranza piuttosto generalizzata: anziché coltivare una speranza affidabile e vivere a partire da essa, molti giovani tentano continuamente la sorte: le scommesse in ogni campo aumentano esponenzialmente, il gioco d’azzardo si amplia tra i giovani, nelle nostre città si moltiplicano le sale da gioco in cui si smette di sperare, affidando la propria vita ad un improbabile colpo di fortuna. Effettivamente, quando si perde la speranza si tenta la fortuna». Dunque il Sinodo deve essere l'occasione per «ritrovare la speranza della vita buona, il sogno del rinnovamento pastorale, il desiderio della comunione e la passione per l’educazione».

Naturalmente si parla non una generica e immanente speranza, ma di quella cristiana. E allora Baldisseri ha espresso un triplice auspicio: «Per tutti i giovani, perché in un mondo che sta rubando loro affetti, legami e prospettive di vita, riscoprano la bellezza della vita a partire dalla felice relazione con il Dio dell’alleanza e dell’amore. Per la Chiesa, perché in un momento non facile riacquisti, attraverso un percorso di autentico discernimento nello Spirito, un rinnovato dinamismo giovanile. Ed infine per il mondo intero, perché tutti gli uomini e le donne possano riscoprire di essere destinatari privilegiati della buona notizia del Vangelo».

Un'altra parola cardine, anzi quella centrale nel tema del Sinodo, citata abbondantemente nel corso della Conferenza stampa è stata la «vocazione». Don Rossano Sala, uno dei segretari speciali di questo Sinodo, ha sottolineato: «Una delle grandi debolezze della nostra pastorale oggi risiede nel pensare la “vocazione” secondo una visione ristretta, che riguarderebbe solo le vocazioni al ministero e alla vita consacrata. La perdita della cultura vocazionale ci ha fatto precipitare in una società “senza legami” e “senza qualità”. Secondo la visione cristiana dell’uomo, la questione riguardante l’identità e l’unità della persona può avere solamente una risposta vocazionale. Se manca la dinamica vocazionale non ci può che essere una personalità frammentata, caotica, confusa e informe. Invece è da riconoscere che la vocazione è la parola di Dio per me, unica, singolare, insostituibile, che offre consistenza, solidità, senso e missione, all’esistenza di ciascuno». Risulta dunque «evidente - ha concluso il salesiano - che solo all’interno di una rinnovata e condivisa “cultura vocazionale” che valorizza ogni tipo di chiamata trova senso l’impegno specifico per la cura delle vocazioni “di speciale consacrazione”».

Il gesuita Giacomo Costa, l'altro segretario speciale del Sinodo sui giovani, si è soffermato invece sul discernimento: «Riemerge con forza la necessità che il Sinodo si trasformi in una occasione di crescita della Chiesa nella capacità di discernere, in modo da rendere davvero generativo, anche oggi, quel patrimonio spirituale che la storia della Chiesa ci consegna perché ancora una volta possiamo “lavorarlo” in modo che porti frutto. Alcune delle esperienze raccolte durante il lavoro di preparazione mostrano la ricchezza che scaturisce quando questo avviene. Optare per il discernimento, anziché per soluzioni preconfezionate, implica assumere un rischio, ma è soprattutto un atto di fede nella potenza della Spirito, che fin dall’antichità invochiamo come Creatore».

E proprio a proposito di questo, è stato chiesto, durante la conferenza stampa, perché nel documento si usi l'espressione Lgbt. Il cardinale Baldisseri ha risposto rimandando al documento finale dell'incontro presinodale del quale, nel marzo scorso sono stati protagonisti i giovani. «Ci hanno fornito un testo e noi lo abbiamo citato».

Sta qui in effetti una delle novità del processo redazionale che, come ha fatto notare il vescovo Fabio Fabene, segretario del Sinodo, ha portato alla stesura delll'Instrumentum Laboris. Oltre alle risposte delle Conferenze episcopali, fonte consueta, si è fatto riferimento al Seminario internazionale sulla condizione giovanile, tenutosi a settembre del 2017, al questionario on line attivo da giugno a dicembre dello scorso anno, alla Riunione presinodale e anche ai contributi che singoli giovani, o gruppi di giovani, dei cinque continenti hanno inviato alla Segreteria del Sinodo.

Anche durante l'Assemblea di ottobre, ha annunciato Fabene, «è previsto uno spazio di comunicazione indirizzato direttamente ai giovani. Verranno utilizzati i social media (in particolare Facebook, Instagram e Twitter), con le tempistiche ed i linguaggi propri delle reti sociali. Si avrà così la possibilità di un’interazione giornaliera, anche attraverso immagini e video. Naturalmente - ha aggiunto - tra gli Uditori, oltre agli educatori dei vari campi, ci sarà un numero considerevole di giovani, anche con particolari esperienze che faranno riflettere sulle difficili situazioni di vita di tanti giovani. Non mancheranno, come in tutti i Sinodi, i Delegati Fraterni di diverse confessioni cristiane e Invitati Speciali di altre religioni».

Mimmo Muolo

© Avvenire, martedì 19 giugno 2018

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