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«Camminate nella luce del Signore»

In questo nuovo Anno liturgico e pastorale la Chiesa che è in Puglia vivrà il terzo Convegno ecclesiale regionale su “I laici nella Chiesa e nella società pugliese”, con l’impegno di contribuire alla formazione di laici che siano, come scrive Benedetto XVI, “mossi dal desiderio di comunicare il dono dell’incontro con Cristo e la certezza della dignità umana in tutti gli ambiti della vita”.

icona natività.jpg“… mossi dal desiderio di comunicare il dono dell’incontro con Cristo…”

            Sembra che la prima realtà necessaria da recuperare nel cuore dei laici e di ogni credente sia il desiderio di comunicare un dono grande: l’incontro con Cristo. E’ un desiderio così profondo da renderci creature in movimento. “Chi crede non è mai un arrivato, vive al contrario da pellegrino in una sorta di conoscenza notturna, carica di attesa, sospesa tra il primo e l’ultimo avvento, già confortata dalla luce che è venuta a splendere nelle tenebre e tuttavia in una continua ricerca, assetata di aurora … Pellegrino verso la luce, già conosciuta e non ancora pienamente raggiunta, chi crede avanza nella notte, appeso alla Croce del Figlio, vera stella della redenzione” (B. Forte).

Il tempo di Avvento si caratterizza, ogni volta, come cammino che inaugura l’itinerario di fede dell’intero nuovo Anno, verso il Figlio di Dio che viene incontro all’umanità. Restano anche oggi due gli atteggiamenti tipici di fronte a “Colui che viene”: la paura, il sospetto, l’indifferenza; oppure il desiderio, la ricerca, lo stupore; l’estraneità, quindi, o il coinvolgimento; la chiusura o la gioia di comunicare il dono.

Per questo, sin dall’inizio dell’Avvento, vogliamo contemplare un’icona evangelica che solitamente segna la conclusione del tempo natalizio con la solennità dell’Epifania: il cammino e l’adorazione dei Magi. I Magi, oltre ad essere non meglio identificati con una categoria precisa di persone come sacerdoti, leviti, farisei… - oggi diremmo gente esperta di religione o professionisti del sacro -, sono sicuramente gente del mondo, creature in movimento, uomini saggi perché in ricerca. “…vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: "Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella…»” (Mt 1, 1-2).

Non c’è ricerca di Dio che non attraversi anche i sentieri bui dell’assenza, del silenzio, della stanchezza. Perché “il ri-velarsi di Dio è uno svelarsi che vela, un venire che apre un cammino, un ostendersi nel ritrarsi che attira… È questo l’avvento di Dio nella nostra carne: rivelandosi, l’Eterno non solo si è detto, ma si è anche più altamente taciuto. Rivelandosi Dio si vela. Comunicandosi si nasconde. Parlando si tace. Maestro del desiderio, Dio è colui che dando se stesso, al tempo stesso si nasconde allo sguardo. Dio è colui che rapendoti il cuore, si offre a te sempre nuovo e lontano” (B. Forte). Tra il bagliore della stella alla partenza e l’accompagnamento nell’ultimo tratto resta una strada lunga, un cammino faticoso con dubbi, stanchezze, delusioni e speranze, come nel cammino della vita di ogni uomo e di ogni donna. I Magi però sono proiettati totalmente verso l’evento straordinario che un segno del cielo ha rivelato loro; non si accontentano di consumare i beni che tengono tra le mani ma desiderano cercare e offrire quello che possiedono. Il loro arrivo e la loro domanda svegliano dal torpore e dall’indifferenza la gente di Gerusalemme.

Forse oggi noi credenti, come allora i Magi, mossi dal desiderio, potremmo ritrovare il gusto della ricerca, suscitare un interesse, trasmettere la voglia di un cammino diverso e, dopo essere riusciti a decifrare la luce che ha già avvolto la nostra vita, comunicare a tutti il dono dell’incontro con Cristo.

 

“… e la certezza della dignità umana in tutti gli ambiti della vita”.  

La dignità dell’uomo e della donna trova il massimo della sua rivelazione nel mistero grande dell’incarnazione di Dio: il bambino Gesù è il “luogo santo” dove Dio ha deciso di venire incontro all’uomo che lo cerca. “Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino” (Mt 1, 9). Così per il nostro itinerario di fede, si tratta di non permettere che prevalgano le ombre di un’esistenza, tante volte minacciata dal male e dal peccato, ma di scorgere la potenza della luce che non splende solo in alto ma abita nel profondo della nostra umanità.

“Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre…”. (Mt 1, 11)

Tutto qui? - verrebbe da dire? - Sì, davvero tutto l’Assoluto di Dio, anticipato da un segno grandioso, contenuto in una realtà apparentemente piccola e insignificante ma straordinaria quanto la dignità familiare di un bambino con sua madre. Dal segno spettacolare ad una realtà modesta. Una casa qualsiasi, una scena comune, una situazione ordinaria… Come tutti gli ambiti della nostra vita, dove si nasce, si lavora, si soffre, si gioisce, si muore…

“… si prostrarono e lo adorarono” (Mt 1, 11). E’ la fede che permette di vedere oltre le apparenze; di scorgere e contemplare la gloria e la grandezza infinita di Dio nella piccolezza dell’uomo. “La manifestazione del Signore, l’incontro con Lui, avviene nel contesto di una casa come tante altre, dove una madre offre allo sguardo reso penetrante dalla fede e dalla meraviglia un bambino come tanti altri, eppure così diverso, tanto da obbligare le ginocchia a piegarsi” (Per un commento più ampio, cf Pronzato Alessandro, Tu solo hai parole… Incontri con Gesù nei vangeli. Milano, Gribaudi Editore, 1999, pp13-35).

“Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno… per un'altra strada fecero ritorno al loro paese” (Mt 1, 12). Prima ancora di offrire oro, incenso e mirra, i Magi offrono il dono essenziale della loro presenza. L’uomo in adorazione davanti a Dio con tutta la sua vita non è umiliato o schiacciato, ma ritrova tutta la sua grandezza e dignità. E con questa ricchezza fa ritorno al suo paese, alla sua casa, al suo lavoro, alla sua vita. E’ l’itinerario di ogni credente, di tutti i cristiani. Ciò che abbiamo ricevuto: il dono dell’incontro con Cristo e della fede in Lui, cercato, scoperto, celebrato, creduto, deve essere fatto proprio da ciascuno percorrendo una strada propria che sia epifania del Mistero che domanda di incarnarsi sempre più nel nostro vissuto quotidiano.

            Auguro a tutti di vivere intensamente e gioiosamente i tempi liturgici dell’Avvento e del Natale del Signore. Chiedo a Dio per tutti e per ciascuno quanto la Liturgia ci fa domandare nella Colletta della solennità dell’Epifania: “conduci benigno anche noi, che già ti abbiamo conosciuto per la fede, a contemplare la grandezza della tua gloria”.

Sac. Mario Castellano

Direttore dell’Ufficio Liturgico

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