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Memoria dei Santi Martiri Albanesi

Oggi 5 novembre, a Tirana, il nostro Arcivescovo mons. Giuseppe Satriano presiederà la celebrazione in onore dei Beati Martiri albanesi. Il 6 novembre del 2016, nella solenne celebrazione eucaristica nella Cattedrale di Scutari, presieduta dal cardinale Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, i primi 38 martiri del regime comunista albanese furono proclamati beati. Anche la nostra Chiesa locale fu presente all’evento e l’allora arcivescovo di Bari-Bitonto mons. Cacucci partecipò alla concelebrazione.

            Nell'elenco dei 38 martiri figurano 2 vescovi, 21 sacerdoti diocesani, sette francescani, tre gesuiti, quattro laici (tra i quali una donna) e un seminarista. La loro morte è compresa tra il 1945, data della prima esecuzione e il 1974, anno dell'ultima. Numerosi altri sacerdoti e laici persero la vita sotto il regime comunista.

È un martirio corale di una Chiesa e abbraccia quasi l’intero periodo delle persecuzioni. La Chiesa albanese è una Chiesa di martiri che non volle stipulare nessun compromesso con il regime, per questo oggi la Chiesa cattolica in quel Paese gode di molta credibilità.

            “Dopo una storia di dominazioni straniere, un regime comunista più inumano di quello russo e cinese, l'Albania oggi è un Paese che non vuole restare ancorato alla sua memoria ma che vuole guardare avanti. Abbiamo ricostruito quasi tutto quello che era stato distrutto dal comunismo. L’Albania oggi è un modello di convivenza interreligiosa”. Con queste parole mons. George Anthony Frendo, allora arcivescovo metropolita di Tirana-Durazzo e presidente della Conferenza episcopale albanese ha voluto raccontare i primi passi di una “rinnovata” Chiesa albanese durante l’incontro di Bari promosso dalla CEI, “Mediterraneo frontiera di Pace”, lo scorso febbraio 2020.

            L’evento di Bari fu occasione per rinsaldare i legami con l’Europa e “per rendere sempre di più il Mediterraneo una frontiera di pace”. L’Albania oggi può essere indicata come un modello di convivenza e dimostra che una società multiculturale e multireligiosa è possibile: questo il messaggio che la Chiesa albanese ha portato a Bari.

        La Chiesa di Bari-Bitonto, ancora una volta invitata alla celebrazione in loro memoria, possa “gemellarsi” con quella Albanese e con le fedi di tutta la terra per ribadire il suo “no” deciso ad ogni forma di guerra e di violenza ed impegnarsi, nelle parole e nelle opere, ad essere sempre più “costruttrice di pace”.

            “Dio –  come ricorda mons. Zuppi nella sua lettera ai partecipanti alla Manifestazione Nazionale di Roma - il cui nome è sempre quello della pace, liberi i cuori dall’odio e ispiri scelte di pace, soprattutto in chi ha la responsabilità di quanto sta accadendo. Nulla è perduto con la pace. L’uomo di pace è sempre benedetto e diventa una benedizione per gli altri”.

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