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“Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”. Le “nozze d’argento” della Giornata mondiale del malato (1993 - 2017)

Sono trascorsi già venticinque anni dall’anno (1992) in cui Giovanni Paolo II istituì la Giornata mondiale del malato e l’anno successivo fu celebrata la prima

Un traguardo importante: lode e gratitudine

Sono trascorsi già venticinque anni dall’anno (1992) in cui Giovanni Paolo II istituì la Giornata mondiale del malato e l’anno successivo fu celebrata la prima: una felicissima intuizione che ha portato numerosi frutti nella vita ecclesiale (rinnovamento e sviluppo della pastorale della salute; accresciuta attenzione al malato come oggetto e soggetto di cure nella comunità cristiana; crescita delle figure degli operatori pastorali del settore nella persona dei diaconi, delle religiose e dei religiosi; considerazione della donna nella comunità ecclesiale; crescita esponenziale dei ministri straordinari della santa Comunione; approfondimento della teologia pastorale sanitaria; moltiplicazione delle offerte formative e bibliografiche del settore,…). Non si può non lodare Dio per questi traguardi raggiunti e per gli ulteriori sviluppi che seguiranno ancora nei prossimi anni.

 

Ancora un tema mariano: “Stupore per quanto Dio compie”

In continuazione con quello dell’anno scorso, il tema di riflessione scelto da papa Francesco per il 2017 è ancora di riferimento mariano: “Stupore per quanto Dio compie – Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente (Lc 1,49)”, che fa assumere all’evento celebrativo una colorazione specificamente femminile. Nelle parole del messaggio pontificio semplice, chiaro e breve, emergono con chiarezza i sentimenti sinceri di ammirazione, di gratitudine, di ringraziamento, che scaturiscono dal cuore paterno del papa, accompagnati dalla preghiera, verso i malati, le famiglie, i medici e gli operatori sanitari e pastorali, le istituzioni sanitarie di cura e le comunità cristiane, oltre che gli infermi stessi. “Desidero esprimere la mia vicinanza a tutti voi, fratelli e sorelle che vivete l’esperienza della sofferenza, e alle vostre famiglie; come pure il mio apprezzamento a tutti coloro che, nei diversi ruoli e in tutte le strutture sanitarie sparse nel mondo, operano con competenza, responsabilità e dedizione per il vostro sollievo, la vostra cura e il vostro benessere quotidiano”.

 

Sguardo al passato e tensione verso il futuro

Il papa, nel suo messaggio, coniuga sempre passato e futuro, memoria e profezia, con il ricordo di un cammino percorso e con lo stimolo a guardare in avanti con speranza. In venticinque anni la Chiesa universale e quelle particolari si sono molto arricchite con i messaggi annuali scritti dai papi per l’occasione speciale (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco), con le iniziative liturgiche e con i progetti di carità che sono stati generati dalla fantasia e dall’originalità dello Spirito, con i numerosi sussidi di celebrazioni che hanno dato carne alla buona volontà dei credenti. Nessuno può misconoscere i numerosi e differenziati passi compiuti nella comprensione dell’identità e delle funzioni della pastorale della salute, il posto ritagliatosi nella vita pastorale delle comunità parrocchiali e delle associazioni cattoliche, la nascita del “Camillianum” come facoltà teologica del settore, il pullulare delle scuole diocesane della pastorale sanitaria, i contributi dati dal “genio femminile” nella stessa comunità cristiana, l’inserimento dei diaconi nel vasto campo di questa pastorale, anche con compiti di responsabilità a livello parrocchiale e diocesano.

 

Dal messaggio emerge nitida la fotografia della Madre di Dio

Dalla riflessione pontificia emerge con estrema chiarezza una fotografia della Madre di Dio in un mosaico di titoli e di aspetti, che attinge dalla tradizione o che il papa propone con novità personali. Essi sono:

* Vergine Immacolata – Costituisce un pilastro centrale della fede cristiana, presente nella vita e nella riflessione patristica della Chiesa delle origini, ma definito come dogma “solamente” nel 1854, e confermato in seguito dalla stessa Serva del Signore nell’apparizione a Bernardette a Lourdes, nella grotta di Massabielle. Essa viene creduta, celebrata e cantata nella sua purezza totale, concepita senza ombra del peccato delle origini e liberata da ogni conseguenza del male. Per questo la liturgia la celebra sia con l’Immacolata Concezione (8 dic.) che con l’Assunzione (15 agosto). 

* Madre della salute – E’ un titolo comunissimo nella riflessione teologica recente e costituisce un’invocazione frequente sulle labbra dei malati e di ogni sofferente. Con tale appellativo la Chiesa, soprattutto ai nostri giorni, sente il bisogno di sottolineare le molteplici dimensioni dello “stare bene” dell’uomo e del credente: fisica, psicologica, familiare, sociale, spirituale. Naturalmente questo titolo è caro agli infermi, che nelle litanie lauretane la invocano quale “Salute dei malati”.

* Credente in Dio con una fede assoluta – La ragazza di Nazareth, quando riceve la visita dell’arcangelo Gabriele, dopo la graduale comprensione del disegno di Dio su di Lei per farla diventare madre del suo Figlio, non interpone ostacolo o difficoltà e proclama la sua professione di fede che ripeterà per tutta la vita: “Eccomi: sono la serva del Signore: si compia in me secondo la sua parola” (Lc 1,38). La stessa fede l’accompagnerà nella nascita di Gesù a Betlemme, in occasione della sua Presentazione al tempio, durante la fuga precipitosa in Egitto, durante la celebrazione delle nozze di due sposi, sotto la Croce e al sepolcro, il mattino della risurrezione.

* Bella Signora – Si tratta del noto appellativo che Bernardette dà alla Madonna dopo la sua apparizione alla grotta di Massabielle: la bellezza cui si fa riferimento naturalmente è totale, sia quella esteriore sia soprattutto quella interiore, che scaturisce dalla grazia divina e dagli eccezionali privilegi ricevuti quale madre di Gesù e madre di Dio.

* Modello di relazione – Ella ha saputo rapportarsi col suo Signore e Salvatore (cfr. Magnificat di Lc 1,46-55), è riuscita a “seguire” con fedeltà il suo primogenito e unico Figlio, da Nazareth a Gerusalemme passando per le strade della Palestina, restando “ferma” ai piedi della Croce sul Calvario e portandosi al sepolcro nelle prime ore della prima domenica cristiana.

* Consolatrice degli afflitti – E’ uno dei titoli maturati dalla tradizione, presente sulle labbra del popolo cristiano e specialmente nelle invocazioni dei malati e di tutti coloro che vivono il momento del distacco e del lutto: “Lo sguardo di Maria illumina il volto della Chiesa nel suo quotidiano impegno per i bisognosi e i sofferenti”.

* Mediatrice di grazie – Pur restando ferma e sicura la verità dell’unicità di Cristo quale Mediatore, la pietà singola e la religiosità popolare si sono rivolte sempre a Lei quale via privilegiata per arrivare al suo Figlio: non a caso Ella viene sempre rappresentata con Gesù Bambino in braccio, che affettuosamente si stringe accanto alla sua Madre e l’accarezza.

* Missionaria della tenerezza di Dio – Papa Francesco nel suo messaggio applica questo titolo a santa Madre Teresa di Calcutta, ma senza alcuna difficoltà e con maggiore ragione lo si può dedicare a Maria di Nazareth, che diventa fonte ed esempio della tenerezza di Dio per i suoi figli.

Con l’aiuto dei sussidi dei manifesti e delle locandine preparati e distribuiti dall’Ufficio nazionale, con i contenuti delle celebrazioni liturgiche, con l’immagine della Vergine arricchita dalla preghiera sul retro e soprattutto col messaggio papale qui presentato, le comunità parrocchiali, le associazioni di ispirazione cristiana, le cappellanie ospedaliere e gli assistenti religiosi e spirituali sono bene equipaggiati per celebrare la Giornata con frutto e con l’originalità di ciascuno.

 

Padre Leonardo Nunzio Di Taranto

Direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della salute

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