“Vi ho chiamati amici” (Gv 15,15)
“Vi ho chiamati amici” (Gv 15,15). Quest’espressione di Gesù risuona con particolare densità in questo “Anno sacerdotale” indetto dal Papa il 19 giugno dello scorso anno. Mi piace che sia stata scelta come tema per la “Giornata del Seminario” che, come ogni anno, invita tutti a riflettere sul bene prezioso delle vocazioni. Questa è la 70a “Giornata del Seminario”. Tre motivi in più per ringraziare vivamente il Signore.
L’espressione di Gesù, innanzitutto, dice del sacerdote quanto di più intenso si possa immaginare: è la persona più vicina al Suo cuore. S. Giovanni, adagiato sul petto del Maestro, nell’ultima cena, esprime l’icona più bella del sacerdozio ministeriale. È da quel cuore che il discepolo attinge la linfa della sua esistenza; è da quel cuore che inizia a pulsare il suo cuore sacerdotale; è da quel cuore che alimenta il suo essere prete per gli altri. Mi piace consegnare ai nostri seminaristi questa immagine di ineffabile bellezza. Comincino a meditarla e a scolpirla nell’intimo del proprio essere. È Gesù che chiama a questa amicizia, perché nell’intimità che è propria di tale rapporto si possano scoprire i tesori della propria vocazione. Notiamo, poi, che è durante l’ultima cena – momento di assoluta confidenza con i discepoli – che Gesù chiama i suoi a quella che appare come una vocazione nella vocazione: non c’è solo la chiamata alla sequela. Vi è molto di più: la sequela è amicizia, è condivisione di vita, è sogno di eternità che il Padre affida al Figlio e il Figlio condivide con i suoi “amici”. Accompagniamo tutti insieme, famiglie, comunità parrocchiali, sacerdoti, educatori, i nostri seminaristi in questa avventura straordinaria che condurrà questi giovani verso le vette dell’infinito e traccerà, attraverso le loro persone, un futuro di speranza per la nostra Chiesa locale. È un impegno di tutti e di ciascuno.
La “Giornata del Seminario”, inoltre, si colloca nell’“Anno sacerdotale”. Quest’anno, come lo stesso Pontefice ha indicato: “vuole contribuire a promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi”. Tutti siamo chiamati a questa “incisiva testimonianza”, ma i sacerdoti lo sono in modo del tutto proprio. A questa missione sono invitati a prepararsi i nostri seminaristi. Il seminario acquista così la dimensione di un’autentica fucina per l’avvenire. Lo studio e la preghiera di oggi devono trasformarsi col tempo in una forma di presenza autenticamente evangelica nel mondo di domani. Il mondo ha bisogno di Dio, ha bisogno di Vangelo, ha bisogno di spiritualità e tutto questo si costruisce con l’impegno quotidiano che i seminaristi sono chiamati a vivere nel tempo e nel luogo privilegiato della loro formazione. Il santo Curato d’Ars, indicato come modello di sacerdote in questo tempo di riscoperta del fascino del ministero presbiterale, viene descritto dal Papa, nel suo messaggio di indizione dell’Anno sacerdotale attraverso le coordinate essenziali del servizio apostolico: la “totale identificazione col proprio ministero”, la “testimonianza della vita”, la “educazione dei fedeli alla presenza eucaristica e alla comunione”. In una parola richiama: “una forte testimonianza evangelica”.
Siamo tutti invitati a vivere il nostro tempo con la fiducia rinnovata nella Provvidenza, pronti, come aggiunge il Papa, “a saper cogliere la nuova primavera che lo Spirito sta suscitando ai giorni nostri nella Chiesa”.
“Il Sacerdozio è l'amore del cuore di Gesù”. Con questa espressione cara al Santo Curato d’Ars volgiamo i nostri sguardi al Seminario Arcivescovile, affinché con la preghiera e l’attenta, concreta collaborazione di tutti possa contribuire a una rinnovata primavera per la nostra chiesa locale.
L’intercessione della Vergine Odegitria, dei nostri Santi Patroni Nicola e Sabino, di S. Giovanni Maria Vianney, della Beata Elia di S. Clemente accompagnino questi nostri propositi.
Arcivescovo di Bari-Bitonto