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Affido condiviso. «Il ddl Pillon annulla le differenze tra mamme e papà»

Progetto di legge da modificare. Critiche dal convegno del Forum. Le problematicità della proposta sottolineate da Vincenzo Bassi, Alberto Gambino, Assuntina Morresi, Chiara Griffini

Il disegno di legge Pillon sull’affido condiviso va profondamente modificato, presenta preoccupanti criticità etiche, rischia di acuire la sofferenza delle famiglie, è riferito a una condizione di vita astratta, pretende di annullare le diversità ontologiche tra padre e madre. È una bocciatura severa quella che arriva dal convegno organizzato dal Forum delle associazioni familiari sul ddl 735 che punta a riformare la legge 54 del 2006 sull’affido condiviso.

Vincenzo Bassi, responsabile giuridico del Forum, ha fatto notare come non esista il diritto soggettivo individuale all’essere genitore, come non esiste il diritto soggettivo individuale a educare il proprio figlio. «Esiste invece – ha spiegato – la responsabilità genitoriale da esercitare da parte dei genitori unitamente nel rispetto della differenza dei ruoli di papà e mamma». Il disegno di legge invece va in direzione opposta. Secondo Bassi sono almeno quattro i punti critici: il progetto definisce a priori il superiore interesse del bambino; attribuisce al singolo genitore pretese sul minore; elimina le differenze tra padre e madre; marginalizza il giudice e non lo aiuta nell’esercizio delle sue funzioni.

Temi affrontati anche da Alberto Gambino, presidente di "Scienza & Vita", giurista, secondo cui l’astrattezza del ddl rischia di rendere ancora più acuta la sofferenza della separazione. «È come se si pretendesse di risolvere con un algoritmo i problemi dell’esistenza umana». Assuntina Morresi, del Comitato nazionale di bioetica, ha sottolineato l’errore di obbligare un giudice, secondo quanto scritto nel ddl, a spingere un minore verso l’altro genitore quando c’è il sospetto di alienazione parentale. «Questa pretesa – ha spiegato – contraddice il principio del consenso informato a cui anche i minori hanno diritto».

Morresi ha contestato l’esistenza di un "diritto alle relazionalità", come indicato dal progetto di legge, e ha a sua volta indicato il rischio di considerare i genitori intercambiabili. Com’è noto il disegno di legge prevede "tempi paritetici" per la permanenza del bambino presso ciascun genitore. Infine la psicologa giuridica Chiara Griffini (Associazione Giovanni XXIII) ha invitato a «guardare ai figli non solo come soggetti alle storie familiari ma come membri attivi del sistema, in tal senso è richiesto a loro di fare qualcosa a favore dei legami tenendo conto dell’età, del genere, della collocazione fraterna».

Luciano Moia

© Avvenire, mercoledì 10 ottobre 2018

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