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Affido e adozioni, forti perplessità

Preoccupazioni anche tra i Dem per l’emendamento che apre ai «single». Collina e Di Giorgi: prudenza. No di Forum e Comunità GXXIII.

Crescono dubbi e malumori per l’emendamento dell’ultima ora al disegno di legge 1209 in tema di modifiche alla legge sulle adozioni. Obiettivo, come anticipato da Avvenire domenica, consentire ai genitori affidatari la possibilità di adottare i bambini che hanno accolto, anche nel caso si tratti di persone sole. Una svolta decisiva rispetto al testo originario del ddl e a quanto stabilito dalla stessa legge 184 sulle adozioni, che all’articolo 6 prevede come requisito indispensabile per i richiedenti l’essere sposati da almeno 3 anni.

I timori ventilati da alcune fra le associazioni delle famiglie affidatarie e da parlamentari dell’opposizione hanno preso sempre più corpo nelle ultime ore, tanto da portare a una marcia indietro da parte di alcuni fra i firmatari dell’emendamento, pensato dalla senatrice e responsabile Scuola dei Democratici Francesca Puglisi. Prima defezione quella dell’onorevole Stefano Collina: «Alla vigilia del dibattito sulle unioni civili e in particolare su quelle tra persone dello stesso sesso, in cui la questione delle adozioni sarà dirimente – ha spiegato il senatore Pd –, sono convinto si debbano evitare intersezioni tra le varie questioni che non siano sufficientemente valutate per tutte le loro implicazioni».

In una parola: prudenza, nel campo minato dei “temi sensibili”, onde evitare che l’emendamento a un provvedimento finisca per confondere le acque (o addirittura dettar legge) in altri, ben più delicati ambiti. Ancora più esplicita la senatrice Rosa Maria Di Giorgi (sempre Pd): «Sono personalmente apertissima a discutere della possibilità di cambiare i requisiti richiesti per le adozioni, ma dobbiamo farlo passando dalla porta principale, non certo dalla finestra laterale di un emendamento a un disegno di legge pensato per tutt’altro motivo». E cioè per tutelare i diritti dei minori coinvolti nella dinamica complessa tra l’istituto dell’affido e quello dell’adozione, non certo per crearne di nuovi nel solo interesse degli adulti.

A proposito dei requisiti per le adozioni il Forum delle associazioni familiari è deciso: «La ratio della limitazione alle coppie sposate – si afferma in una nota – appare di una evidenza cristallina: offrire ai bambini una famiglia che abbia il massimo della stabilità e dell’impegno pubblico, attraverso il matrimonio». Certo, molti affidi da parte di persone sole riescono ottimamente «e in “casi speciali” si può già oggi approvare un’adozione da parte di un single (ai sensi dell’articolo 44 della legge 184). Ma si tratta, appunto, di casi speciali, mentre la generalità della risposta dello Stato deve necessariamente tendere a dare il massimo a un bambino in difficoltà». Il punto dunque è: «Davvero questa legislatura vuole introdurre una norma che, anziché garantire in tutti i modi possibili il superiore interesse del minore, vuole promuovere lo slogan “adozioni più facili”?».

A chiedere con forza di ritirare l’emendamento è anche l’associazione Papa Giovani XXIII: «Si vuole arrivare a utilizzare l’affidamento familiare come una “scorciatoia”, un “cavallo di Troia” per l’adozione che verrebbe di fatto estesa a soggetti privi dei requisiti previsti dall’attuale normativa in tema di adozione. Ciò che è oggetto di tutela è il valore della relazione instauratasi tra il bambino e la sua famiglia affidataria – continua la Papa Giovanni – ed in tale prospettiva la novità proposta dal suddetto emendamento determinerebbe un’impropria commistione tra gli istituti dell’affido e dell’adozione, nati per rispondere a diverse esigenze di tutela del minore».

Viviana Daloiso

© Avvenire, 10 marzo 2015

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