Angiuli ordinato vescovo «Io pastore alla scuola di Bello e De Grisantis»
Sono passate due ore dall’inizio della celebrazione della sua ordinazione episcopale nell’affollata Cattedrale di San Sabino, a Bari. Finalmente monsignor Vito Angiuli, dal 1998 pro-vicario generale della Chiesa di Bari-Bitonto, nominato il 2 ottobre scorso vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, si rivolge ai fedeli della sua nuova diocesi: «Ritornando a casa date un bacio ai vostri bambini e porgete la mia benedizione agli ammalati. E dite loro: Lu vescovo ne hole bene». Le poche parole in dialetto salentino rompono le barriere di un pur rigido cerimoniale e consegnano all’applauso della folla, l’ennesimo di un lungo pomeriggio, un pastore che non trattiene la commozione. E che vuole muovere i primi passi da vescovo partendo da un impegno: «Devo amarvi come vi hanno amati i miei predecessori, come vi ha amati monsignor Vito De Grisantis: con la stessa tenacia e tenerezza». Angiuli menziona il suo predecessore a Ugento, scomparso il 1° aprile 2010, Giovedì Santo, prima di invitare la diocesi in cui entrerà il 19 dicembre ad «amare il mondo e l’uomo contemporaneo, soprattutto le persone più deboli, i poveri, i giovani con lo stesso amore con cui li ha amati don Tonino Bello», indimenticato figlio della Chiesa di Ugento, del quale è in corso la causa di beatificazione, e vescovo di Molfetta negli anni in cui Angiuli svolgeva il suo servizio nel Seminario regionale che ha sede proprio in quella città. Un riferimento che non ha lasciato indifferenti i tantissimi fedeli stipati nel tempio barese ma anche quelli che, attraverso i maxischermi della chiesa di San Giacomo e nella sala Odegitria, hanno seguito la liturgia di ordinazione conferita dall’arcivescovo di Bari-Bitonto e presidente della Conferenza episcopale pugliese, Francesco Cacucci con gli arcivescovi conconsacranti di Taranto, Benigno Papa, e di Lecce, Domenico Umberto D’Ambrosio. Una liturgia alla quale ha assistito il cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo, e che è stata concelebrata dai vescovi delle diocesi pugliesi ma anche da presuli della regione impegnati in altre realtà: fra loro, l’arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo e vicepresidente della Cei, Agostino Superbo e il nunzio apostolico in Perù, Bruno Musarò. Molti i sacerdoti e i seminaristi che hanno preso parte al rito; nella stragrande maggioranza dei casi hanno conosciuto Angiuli da educatore del Seminario arcivescovile di Bari o da vice-rettore e padre spirituale del Seminario regionale di Molfetta.
«'Ascolta lo sposo che parla d’amore con la sposa e all’udire la sua voce sii colmo di gioia' – ha affermato Cacucci nell’omelia citando lo scrittore antico Teofilatto –. Come vescovo sei chiamato in modo singolare a partecipare al mistero nuziale del Cristo e della Chiesa – ha detto rivolto ad Angiuli –. A te è da oggi affidata la sposa di Cristo, che è la Chiesa di Ugento-Santa Maria di Leuca, Chiesa che devi custodire e difendere, consegnandola pura e immacolata agli occhi dello Sposo».
Il coro diocesano di Bari-Bitonto ha sottolineato i passi di una liturgia suggestiva: tra gli altri, l’invocazione dello Spirito, le litanie dei santi, l’imposizione delle mani, quella del libro dei Vangeli, la preghiera di ordinazione fino all’unzione crismale e la consegna del Libro, dell’anello, della mitra e del pastorale: momenti partecipati dall’intera assemblea e culminati con la liturgia eucaristica. Al novello vescovo, per anni tra i suoi collaboratori più vicini, Cacucci ha detto: « In laudem gloriae: il tuo motto episcopale esprime il compendio di una visione del ministero. Così hai vissuto la tua vita, fin da quando ti ho conosciuto negli anni del Seminario e nella preziosa collaborazione a me come pro-vicario generale, in special modo nell’accompagnamento del Sinodo, del Congresso eucaristico nazionale e delle Visite pastorali. Sentirò, sentiremo la tua mancanza».
Vito Salinaro
© Avvenire, 5 dicembre 2010