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Anticipazione. Galantino: l'annuncio evangelico cuore della vita ecclesiale

Nel libro dedicato all’Evangelii Gaudium di papa Francesco la consapevolezza che la comunità cristiana esiste per la missione e si realizza se esce per incontrare gli uomini e annunciare la Parola

Si intitola “Il rinnovamento missionario della Chiesa italiana” il volume (pagine 192, 14 euro) che apre la collana “Evangelii Gaudium. Via per il cammino della Chiesa in Italia” che le Edizioni San Paolo dedicano all’Esortazione apostolica di papa Francesco. A firmare la pubblicazione inaugurale è monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei. Del testo pubblichiamo il capitolo: “Il rinnovamento della Chiesa in prospettiva missionaria”.

L’Esortazione apostolica Evangelii gaudium non è semplicemente «occasionata» dalla celebrazione della XIII Assemblea generale del Sinodo dei vescovi sul tema La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana (7-28 ottobre 2012). Essa, infatti, ha uno sguardo ancora più ampio e intende andare oltre. Proviene direttamente dal cuore di pastore del Papa. Raccoglie le meditazioni e le esperienze di una vita e delinea la sua visione di una Chiesa sorella e amica, oltre che madre, verso tutti i suoi membri e pertanto accogliente e missionaria. Esorta a mettere l ’annuncio evangelico al centro della vita ecclesiale e a verificare che ciò avvenga non solo nella dichiarazione dei principi, ma in modo reale e fattivo, nella concretezza della sua vita quotidiana. Ci chiediamo: finora non e stato forse così? Non ha sempre posto, la Chiesa, al di sopra di tutto la diffusione della buona novella di Gesù?

In un certo senso ciò è sempre avvenuto, perché la Chiesa mai ha smarrito la coscienza del suo compito. Tuttavia, non di rado abbiamo perso la freschezza e l ’entusiasmo della missione, dandoli quasi per scontati, come se automaticamente, senza ormai più pensarci, dal nostro operare scaturisse un ’efficace testimonianza evangelica. Per questa ragione, invitati, anzi incalzati da papa Francesco, vogliamo ripensare ogni azione ecclesiale per verificarne l ’effettivo spirito missionario e ricalibrare tutto in base a esso. Lo facciamo perché il Signore non debba indirizzare anche a noi i duri rimproveri ai farisei, colpevoli di ritenersi giusti e graditi a Dio, o quelli rivolti nel libro dell ’Apocalisse alla Chiesa di Efeso, che ha «abbandonato l ’amore di un tempo» ( Ap 2,4). Il mandato di portare il Vangelo risponde al comando di Gesù che, risorto, invia i suoi discepoli in missione, promettendo di restare con loro tutti i giorni fino alla fine del mondo ( Mt 28,19-20).

Presente per sempre tra i suoi, il Risorto non solamente ha mandato gli apostoli, che lo hanno ascoltato e incontrato dopo la Pasqua, ma manda anche noi oggi rinnovando l ’invito ad essere suoi testimoni e gioiosi annunciatori della sua vittoria sulla morte. La preghiera della Chiesa - oltre a quella individuale - ci faccia percepire in ogni momento la presenza viva di Gesù e il suo pressante comando di parlare di lui a ogni persona. Infatti, quante persone ancora non lo hanno incontrato e rimangono prive della luce del Vangelo! Il Risorto vuole incontrare ciascuna di esse mediante l ’opera di noi credenti, e ciò non può che infiammarci di fervore missionario, se davvero abbiamo sperimentato la grazia ricevuta in Cristo. Mandata da Gesù a ogni persona e in ogni tempo, la Chiesa - imitando i suoi gesti e sintonizzandosi sui palpiti del suo cuore - impara da lui anche lo stile della missione. Gesù non solo annuncia, ma fa di questo la sua stessa ragione di esistere; ugualmente, il cristiano «fondato sulla roccia della Parola di Dio, si sente spinto a portare la Buona novella della sal- vezza ai suoi fratelli. Discepolato e missione sono come le due facce di una stessa medaglia: quando il discepolo e innamorato di Cristo non può smettere di annunciare al mondo che solo Lui ci salva (cfr. At 4,12).

In effetti, il discepolo sa che senza Cristo non c ’è luce, non c ’è speranza, non c ’è amore, non c ’è futuro » (Benedetto XVI Discorso inaugurale ai lavori della V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e dei Caraibi Aparecida, 13 maggio 2007). Avverte «il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile. La Chiesa non cresce per proselitismo ma per “attrazione”». (Evangelii gaudium, 14). Chiediamo allora la forza di vivere la missione con gli stessi sentimenti di Gesù, con la determinazione e la gratuita che traspaiono dai suoi gesti e ne fanno dei gesti che scuotono e interpellano, perché rivelatori di una radicale libertà e di una profonda carità. Invitato da Pietro, dopo la notte trascorsa sul monte in preghiera, a tornare a Cafarnao dove una folla numerosa lo attende, Gesù risponde in modo imprevisto: «Andiamocene altrove, per i villaggi vicini, perché io predichi anche la» ( Mc 2,38). Egli ci offre così un esempio sublime di distacco e di umiltà: non torna dove già lo acclamano, ma vuole seminare la Parola anche negli altri villaggi; non pretende di accaparrarsi il frutto della predicazione, ma lo restituisce totalmente al Padre, al quale appartiene.

L’Evangelii gaudium è un pressante invito a meditare e imitare questa totale dedizione, nella quale vi sono la chiave della nostra realizzazione personale e comunitaria e la radice più profonda della nostra gioia.

Nunzio Galantino

© Avvenire, mercoledì 28 marzo 2018