Circa due ore a tu per tu e a cuore aperto «in un clima di grande parresia». Per il Papa e i vescovi italiani è diventato abituale incontrarsi a porte rigorosamente chiuse all’inizio dell’assemblea generale. E oggi è avvenuto nuovamente, nella cornice abbastanza inconsueta della grande Aula Paolo VI in Vaticano, anziché nella più ristretta Aula nuova del Sinodo al primo piano dell’edificio progettato a suo tempo dall’architetto Pierluigi Nervi (gli strascichi del Covid impongono ancora alcune cautele).
Ma questo è un appuntamento a suo modo speciale, dato che segna contemporaneamente il capolinea della presidenza del cardinale Gualtiero Bassetti e l’avvio di un nuovo quinquennio, con l’elezione della terna di nomi dai quali poi lo stesso Francesco sceglierà il nuovo presidente della Cei (forse tra stasera e domani).
E proprio questo è stato uno degli argomenti trattati nel franco e cordiale scambio di domande e risposte. Specie dopo l’intervista di Francesco al Corriere della Sera, all’inizio di maggio. Sul fatto che il nuovo presidente debba essere un cardinale, il Papa ha detto di aver espresso solo una sua opinione e che dunque la scelta è affidata al libero discernimento dei vescovi. In generale, come hanno riferito alcuni vescovi presenti, l’incontro si è svolto in una clima di vera grande parresia «che ha permesso di uscire fuori dai luoghi comuni». «Ci siamo sentiti ascoltati dal Papa, come da un padre verso i suoi figli», è stato sottolineato. E chiamati a una sempre maggiore corresponsabilità e ad essere collaboratori del Vescovo di Roma nelle diverse realtà della Chiesa in Italia.
Sui contenuti del colloquio non vi sono stati comunque comunicati ufficiali. A metà del pomeriggio solo una nota del Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede ha informato: «Questo pomeriggio, in aula Paolo VI, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza i vescovi della Conferenza episcopale italiana in occasione dell’apertura della 76a assemblea generale, che si svolge a Roma, presso l’Hilton Rome Airport, dal 23 al 27 maggio 2022 sul tema: “In ascolto delle narrazioni del Popolo di Dio. Il primo discernimento: quali priorità stanno emergendo per il Cammino sinodale?”. Lo scambio è durato circa due ore».
Secondo fonti di agenzia, tra gli argomenti trattati sono venuti in primo piano, la guerra e i complessi rapporti ecumenici, a partire da quelli con il patriarca russo ortodosso Kirill. Ma si è parlato, secondo quanto riferito dall’Ansa, anche del futuro della Chiesa, con il Pontefice che ha detto di sentirsi parte della Chiesa italiana in quanto vescovo di una diocesi, quella di Roma. Il cambiamento che il Pontefice chiede, ha riferito uno dei presenti, è assumere in effetti e non solo nelle forme uno stile conciliare.
Il Papa avrebbe parlato «con serenità», sempre secondo le stesse fonti presenti all’incontro, anche della sua malattia. Sull’evoluzione della stessa, «si vedrà», avrebbe notato, sottolineando anche che è una realtà dalla quale sta imparando molto. Alcune domande hanno riguardato anche l’evento di Firenze di fine febbraio, al quale il Papa non poté partecipare a causa dell’aggravarsi del fastidio al ginocchio, che spesso in queste ultime settimane lo costringe a ricorrere alla sedia a rotelle. Poi Francesco ha letto la lettera di un giovane sacerdote che ha accompagnato un confratello più anziano durante la Settimana Santa, fino a quando non è morto. Il Papa ha detto di essersi commosso e ha definito questa come una delle «perle del clero italiano».
IL CARDINALE BASSETTI EMERITO DI PERUGIA DAL 27 MAGGIO
INTERVISTA AL CARDINALE BASSETTI: L'ITALIA FAVORISCA LA PACE
Mimmo Muolo
L'Assemblea. Presidenza Cei, oggi il voto sulla terna di candidati. Ecco come funziona
I nomi dei presuli verranno scelti con tre serie di votazioni. Poi i tre nomi saranno presentati a papa Francesco per la decisione
«In considerazione dei particolari vincoli dell’episcopato d’Italia con il Papa, vescovo di Roma, la nomina del presidente della Conferenza è riservata al Sommo Pontefice, su proposta dell’Assemblea generale che elegge, a maggioranza assoluta, una terna di vescovi diocesani». È questo il primo comma dell’articolo 26 dello Statuto della Conferenza episcopale italiana in vigore dal 2014. In precedenza la norma stabiliva che era il Papa a compiere questa scelta, senza ulteriori specifiche. Questa storica innovazione, che è stata applicata finora solo una volta, implica due conseguenze. La prima che i vescovi italiani sono chiamati a votare, lo faranno questa mattina per la seconda volta, una lista di tre nomi da presentare al Papa. La seconda è che possono essere eleggibili solo i “vescovi diocesani”, rimanendo quindi esclusi gli ausiliari e anche il vicario generale del Papa per la diocesi di Roma.
I nomi dei presuli da inserire nella terna verranno scelti con tre serie di votazioni. Risulteranno eletti i vescovi che avranno ottenuto la maggioranza assoluta dei voti (al primo scrutinio, al secondo, o nell’eventuale ballottaggio tra i due più votati del secondo).
Il 23 maggio 2017, quando la nuova norma venne applicata per la prima volta, una nota della Cei specificò che primo eletto, al ballottaggio (alcuni quotidiani scrissero con 134 preferenze), era stato il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, che il secondo, con 115 preferenze alla seconda votazione, era stato Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, e che il terzo eletto, con 126 preferenze alla prima votazione, era stato il cardinale Francesco Montenegro, all’epoca arcivescovo di Agrigento. La terna venne consegnata al Papa e la mattina successiva, dopo la Messa, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente uscente, annunciò all’Assemblea che il Pontefice aveva nominato Bassetti. La scelta venne ufficializzata sul Bollettino della Sala Stampa vaticana di quel giorno, il 24 maggio.
Ma veniamo all’oggi. In una intervista al Corriere della Sera del 3 maggio scorso papa Francesco ha detto: «Adesso la prossima assemblea dovrà scegliere il nuovo presidente della Cei, io cerco di trovarne uno che voglia fare un bel cambiamento. Preferisco che sia un cardinale, che sia autorevole. E che abbia la possibilità di scegliere il segretario, che possa dire: voglio lavorare con questa persona». Il 7 maggio monsignor Stefano Russo, vescovo segretario generale della Cei, è stato destinato alla guida della diocesi di Velletri-Segni.
A livello più generale negli ultimi mesi la Santa Sede ha poi chiesto a tutti gli episcopati del mondo di rispettare alcuni criteri particolari nell’elezione dei vertici delle Conferenze episcopali. Lo ha fatto con lettere inviate dalla Congregazione per i vescovi e, per i territori di missione, dal dicastero di Propaganda Fide. In queste missive si invita ad evitare «senza eccezioni l’elezione di vescovi diocesani che hanno già compiuto 75 anni di età all’ufficio di presidente e di vice residente delle Conferenze episcopali». Inoltre, viene aggiunto nelle lettere, «per non condizionare indebitamente la libera accettazione della rinunzia da parte del Santo Padre, si chiede cortesemente alle Conferenze episcopali di non eleggere alle cariche di presidente e vice-presidente della Conferenza episcopale i vescovi diocesani che durante il loro incarico (mandato elettivo) compiranno 75 anni di età».
Nella Conferenza episcopale italiana i mandati elettivi sono di cinque anni. Attualmente poi i cardinali che fanno parte dell’episcopato della Penisola sono: Giuseppe Betori (arcivescovo di Firenze, 75 anni), Angelo De Donatis (vicario generale per la diocesi di Roma, 68 anni), Augusto Paolo Lojudice (arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, 58 anni a luglio), Giuseppe Petrocchi (arcivescovo de L’Aquila, 74 anni ad agosto), Matteo Maria Zuppi (arcivescovo di Bologna, 67 anni ad ottobre). Ad essi va aggiunto anche Marcello Semeraro (75 anni a dicembre) che, dopo aver lasciato la diocesi di Albano per la promozione a prefetto della Congregazione delle cause dei santi, ha conservato l’ufficio di amministratore apostolico dell’Abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata.
Gianni Cardinale
© Avvenire, martedì 24 maggio 2022