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Avraham, ebreo, Zoher, musulmano: in preghiera, insieme, contro il virus

Sono entrambi paramedici impegnati (anche) contro il Covid-19. La foto, scattata da un collega, sta facendo il giro del mondo: commuove, ispira speranza. Dialogo interreligioso, solidarietà, aiuto reciproco. Giorni fa, il 26 marzo, la preghiera comune di cristiani, ebrei e musulmani a Gerusalemme per la fine della pandemia

https___cdncnncom_cnnnext_dam_assets_200326145335-02-israel-emergency-services-praying_2738110.jpgÈ diventata rapidamente un'altra foto-simbolo dell’emergenza Coronavirus. Avraham Mintz, 43, è ebreo. Zoher Abu Jama, 39, è musulmano. Entrambi sono paramedici. Lavorano per il Magen David Adom, il servizio di soccorso sanitario israeliano. Al termine di un duro giorno di lavoro, erano circa le 18, dopo aver risposto alla chiamata di una donna di 41 anni che lamentava forti problemi respiratori i due si sono finalmente concessi una pausa. E hanno pregato, Avraham rivolto verso Gerusalemme, Zoher inginocchiato in direzione di La Mecca. Un collega ha postato sulle pagine Facebook e Istagram  del Magen David Adom le foto scattate nella città di Beersheva, nel sud di Israele. Della vicenda si sono occupati, tra gli altri, la Cnn e il New York Times. 

«Il mondo intero sta combattendo contro il Coronavirus», ha spiegato Abu Jama in un’intervista al New York Times: «Questa malattia non fa distinzioni di religione o di altro genere. Le differenze vengono meno. Lavoriamo insieme, viviamo insieme. Questa è la nostra vita». «Cerchiamo di pregare insieme, anziché prenderci dei momenti separati. Abbiamo molte emergenze da affrontare in questo momento», ha aggiunto a sua volta Mintz.

prayer_in_jerusalem_4_2738123.jpgIl 26 marzo, intanto, i rappresentanti di ebraismo, cristianesimo e islam hanno pregato insieme a Gerusalemme per la fine della pandemia. «La preghiera che innalziamo è che da Gerusalemme parta una guarigione piuttosto che una pandemia”», ha commentato all'agenzia di stampa Sir il Custode di Terra Santa, il francescano padre Francesco Patton. La preghiera si è svolta al Municipio di Gerusalemme con la partecipazione dei capi delle fedi che si richiamano alla tradizione abramitica: ebrei, cristiani e musulmani. Una iniziativa voluta dalla Municipalità della Città Santa e dal suo sindaco, Moshe Lion, per invocare protezione dal Coronavirus.

«È stato un momento significativo vissuto nello spirito degli incontri di Assisi – racconta il Custode, presente alla preghiera con l’Amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, monsignor Pierbattista Pizzaballa – che ha visto tutti i figli di Abramo invocare l’Altissimo per la fine della pandemia, ciascuno secondo la propria tradizione. Il virus non opera distinzioni tra le fedi ma colpisce tutti nella nostra umanità. Davanti al virus ci stiamo riscoprendo fragili». Per i cristiani ha preso la parola il Patriarca greco-ortodosso Teofilo III che, ha riferito al Sir il Custode, «ha invocato la misericordia di Dio e ricordato le guarigioni di Gesù. Un momento di silenzio ha fatto seguito a ogni intervento durante il quale ciascuno dei presenti ha potuto pregare personalmente. Io ho recitato il Padre Nostro che ritengo essere una potente preghiera di guarigione e di esorcismo dal male e dal Maligno che può manifestarsi in tanti modi. Gli altri rappresentanti, nei loro interventi, hanno allo stesso modo chiesto misericordia, guarigioni e protezione contro il Coronavirus. Un’intenzione particolare è stata rivolta a Gerusalemme. Non dimentichiamo mai quando, nell’Antico Testamento, il re Davide prega Dio perché fermi l’Angelo Sterminatore. La preghiera viene esaudita da Dio e la peste si blocca in prossimità della Città Santa».

© www.famigliacristiana.it, domenica 29 marzo 2020

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