Bari e la sua storia: custodire e tramandare una passione
Gettare una nuova luce sul patrimonio culturale ecclesiastico, inteso non solo come memoria di fede della comunità cristiana, ma come tratto fondamentale dell’identità del capoluogo pugliese. È il progetto che riguarda il nuovo allestimento del Museo diocesano di Bari con il percorso multimediale degli Exultet, finanziato nell’ambito di un bando della Regione Puglia dedicato ai beni culturali ecclesiastici, a cui si aggiungono finanziamenti dai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica che coinvolgono le opere pittoriche del museo, i reperti scultorei e l’aula multimediale didattica. Il tutto s’inserisce in ArtEcclesiae Bari-Bitonto, il progetto di fruizione del Museo e dell’intero complesso monumentale della cattedrale di Bari e della concattedrale e del Museo di arte sacra di Bitonto, realizzato in collaborazione con ArtWork, impresa sociale.
Un tesoro da custodire
“I quattro rotoli liturgici degli Exultet – spiega don Michele Bellino, classe 1974, direttore del Museo diocesano di Bari-Bitonto nelle due sedi, oltre che dell’Archivio diocesano – costituiscono la tipicità di quel fenomeno della liturgia pasquale beneventana, che ha caratterizzato il medioevo meridionale. Rotoli in pergamena che venivano srotolati dai maestosi amboni, in modo che il popolo potesse cogliere il canto della preghiera e lo scorrere delle diverse miniature. Gli Exultet di Bari, realizzati nel più importante scriptorium della città, sono il segno culturale di quella scrittura denominata Beneventana Bari type. L’interrogativo che ha guidato l’Arcidiocesi – precisa – a partire dai suoi arcivescovi Mariano Magrassi e Francesco Cacucci, nella scelta di valorizzare i codici liturgici degli Exultet e del Benedizionale, è che possano rappresentare una cifra dell’identità culturale di Bari, per un Museo diocesano eretto nel 1981 e notevolmente ampliato e riallestito oggi, in modo da allargare la fetta dei fruitori nelle diverse attività educative e di visita, con il contributo economico della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Puglia”. “La città di Bari nell’XI secolo era diversa da quella attuale – aggiunge don Michele – tuttavia è possibile ritrovare, in germe, la poliedricità della città di oggi. I due poli, che costituiscono le due anime della comunità barese, quella latina e quella orientale, rappresentate dall’autorità vescovile e dalla corte catapanale, sono il contesto che ha prodotto i rotoli baresi degli Exultet e del Benedizionale. Una sfida dunque nella valorizzazione di essi. Certamente si evidenzia che i rotoli uniscono diversi medium comunicativi: la scrittura nella tipizzazione barese, la musica nella tradizione beneventana, l’arte di miniare modelli orientali, la fede di una comunità. Questo elemento diventa una sollecitazione per noi tutti, a progettare la vita culturale, sociale e turistica della nostra città. Dunque un tassello di valorizzazione non solo di un bene culturale, ma la testimonianza materiale di una comunità che ha celebrato la Pasqua. L’attuale performance nell’allestimento e nella fruizione dei rotoli è un segno, perché la scrittura, la notazione musicale, l’iconografia siano punti di accesso per una conoscenza sempre più diffusa e per tutti”. È un percorso carico di suggestione quello che si presenta al visitatore nel Museo diocesano di Bari, allestito nelle ampie sale al primo piano dell’Episcopio. La visita si articola in cinque sezioni: lapidario, pinacoteca, sala del tesoro, paramenti sacri e i caratteristici rotoli degli Exultet. Inoltre è a disposizione un centro di documentazione costituito da una biblioteca specializzata e documentazione d’archivio.
Una passione da tramandare
“La Diocesi – riprende don Michele – con l’arcivescovo Giuseppe Satriano, ha affidato il nuovo servizio turistico-culturale all’impresa sociale Artwork, con la missione di rendere possibile una accessibilità dei siti (cattedrale e museo) per una diversità di pubblico. Il flusso turistico che sta interessando la Puglia e il suo capoluogo costituisce anche una sfida pastorale, perché l’accoglienza sia uno stile di fede e cultura”.
“L’iniziativa – aggiunge Matteo Perrone, vicepresidente di Artwork – prende le mosse proprio dalla volontà dell’arcidiocesi di organizzare un servizio adatto alle esigenze dei fedeli, ma anche dei turisti che vogliono scoprire Bari e il suo territorio. L’arte, dunque, come strumento di nuova evangelizzazione, che può essere garantito tenendo le chiese aperte, facendo rispettare il decoro nel vestiario e il silenzio, per la preghiera sia individuale che comunitaria, la liturgia e la celebrazione dei Sacramenti. E questo è possibile organizzando l’accoglienza con un servizio di biglietteria e apertura prolungata, brochure illustrative e materiale informativo. Ossia coniugando promozione e valorizzazione dei siti: entro dicembre 2024 sarà attivo il nostro servizio anche nella cattedrale di Bari, entro marzo 2025 nei due siti di Bitonto, con gli stessi orari”. “Il mio lavoro – precisa Rosa Grassi – consiste nel gestire il servizio di biglietteria. Mi occupo di fornire ai visitatori tutte le informazioni necessarie sui costi dei biglietti, sulle riduzioni disponibili e sugli orari di visita. Inoltre, mi assicuro di aggiornare costantemente il materiale informativo, sia per i turisti italiani che per quelli stranieri.” “Quando un visitatore arriva in cattedrale, il mio compito principale – dichiara Angelo Dimola – è farlo sentire benvenuto e a proprio agio. Se necessario, fornisco indicazioni pratiche, come le aree di interesse da visitare o i servizi disponibili. L’obiettivo è che il visitatore percepisca l’importanza culturale e spirituale del sito, riuscendo a vivere un’esperienza arricchente. Un aspetto importante è anche garantire che i flussi di ingresso siano ordinati e regolari. Inoltre, lavorare a Bari, storico crocevia di culture nel Mediterraneo, mi permette di contribuire attivamente alla ricerca della nostra identità levantina che continua ad esprimersi e rinnovarsi grazie all’incontro e al confronto con i tanti visitatori che qui giungono da ogni parte del mondo. Si resta sempre affascinati dagli Exultet, dalla loro bellezza, dal loro valore storico, artistico e cultuale. La maggior parte dei visitatori non conosce l’esistenza di questi rotoli liturgici. Alcuni sono curiosi di conoscere la tecnica con cui sono stati realizzati e conservati nel tempo; altri rimangono in silenzio, ammirando i dettagli e cercando di immaginare l’atmosfera delle celebrazioni del passato. La possibilità di vedere da vicino un pezzo così raro e prezioso del nostro patrimonio suscita meraviglia e rispetto a cui si aggiungono, nei residenti, sentimenti di orgoglio e appartenenza.” “Trasmettere i beni culturali di un territorio comporta la capacità di imparare ad osservare, leggere, interpretare e comunicare – conclude don Michele Bellino –. In questa linea si strutturano i laboratori didattici proposti per le scuole. Imparare a leggere un museo non più come un bel deposito di opere, ma una realtà in cui interrogarsi. Il museo diventa luogo non solo di conoscenza ma esercizio per poter apprendere a conoscere. Le esigenze di un museo come spazio d’incontro, di educazione e di conoscenza dell’arte sacra costituiscono un impegno non solo di economia, ma di evangelizzazione. I linguaggi delle arti richiedono professionalità per chi si ritrova a gestire, ad animare e in primis a evangelizzare, ma ancor di più una soglia dalla quale si annuncia Cristo”.
Sabina Leonetti
© www.unitineldono.it, martedì 11 novembre 2024