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Bartolomeo I. «Abbiamo perso il senso della sacralità del mondo»

Il patriarca ecumenico alla tre giorni del clero di Bologna L’arcivescovo Zuppi: ci aiuterà a crescere. All’Assemblea legislativa regionale “lectio” su salvaguardia dell’ambiente ...

«Le sue parole ci aiuteranno a crescere ». Così l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi ha presentato ieri il patriarca ecumenico Bartolomeo ai suoi preti riuniti nella cappella del Seminario per la tre giorni del clero in occasione delle celebrazioni finali del Congresso eucaristico diocesano, evento aperto martedì scorso dal presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti. E introducendo la meditazione del patriarca di Costantinopoli preparata ad hoc per i sacerdoti e i religiosi, l’arcivescovo di Bologna ha sottolineato l’importanza di una «testimonianza di comunione in una festività che ci unisce». «Non bisogna dimenticare che tutti i sacerdoti sono fratelli – ha risposto con familiarità Bartolomeo – per cui quando mi invitano a parlare al clero sia ortodosso che cattolico lo faccio volentieri». Ma è certo un gesto significativo e una grazia esemplare di questi tempi che il patriarca ecumenico sia chiamato e accolto con naturalezza a tenere meditazioni al clero cattolico.

«L’incontro del clero di una diocesi, assieme al proprio vescovo, è un fatto di grande vitalità, perché permette un reciproco scambio di esperienze e di opinioni, una formazione ed una crescita spirituale, ma soprattutto la ricerca di una comunione di intenti, espressione di “fervore dello Spirito Santo” nella Chiesa di Dio» ha detto il patriarca proponendo «fraternamente alcuni pensieri sullo Spirito Santo nella celebrazione della Divina Eucaristia, cercando la connessione esistente tra essi».

Bartolomeo, legato fraternamente a papa Francesco fin dal primo momento, partecipando spontaneamente al suo insediamento, ha tenuto una sostenuta meditazione sullo Spirito Santo nel mistero della liturgia della Chiesa. Spiegando la natura sacramentale della Chiesa ha parlato anche dei sacramenti e di come «l’Oriente in essi non vede solo il rimedio ai nostri peccati e ai nostri bisogni, ma principalmente la manifestazione di Dio e la effusione delle sue energie deificanti».

«I Concili ecumenici e i vari concili delle Chiese manifestano il soffio dello Spirito Santo. Dalla cattolicità e dalla apostolicità della Chiesa, i concili hanno sempre espresso la “conciliarità” o “sinodalità”, il percorrere una via insieme, il camminare insieme, espressa durante il primo Millennio dalla comunione delle sedi apostoliche di Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme», ha quindi ripreso nel pomeriggio il patriarca visitando la Fondazione per le Scienze religiose Giovanni XXIII (Fscire), che curerà la traduzione in italiano della sua biografia con la prefazione di papa Francesco e una nota del papa emerito Benedetto XVI.

Una fitta agenda di appuntamenti in diocesi ha così segnato ieri la giornata bolognese del patriarca ecumenico che, dopo la meditazione al clero, lo ha visto visitare in forma privata anche il monastero delle Carmelitane scalze e la basilica dei Santi Bartolomeo e Gaetano prima di partecipare in serata al Vespro nella chiesa greco-ortodossa di San Demetrio. In questi appuntamenti non è mancato per il patriarca il momento dedicato alla custodia del creato. Alla sede dell’Assemblea legislativa regionale ha tenuto una lectio magistralis sul tema attuale della salvaguardia dell’ambiente e la salvaguardia della vita. Rilevando come la Chiesa ortodossa, con le iniziative del Patriarcato ecumenico fin dal 1989, abbia cercato di comprendere la dimensione spirituale della crisi ecologica, individuando il legame teologico tra la natura delle cose e la loro appartenenza a Dio.

Un lungo processo di analisi e di superamento dei concetti filosofici antichi che – ha spiegato Bartolomeo – hanno opposto la materia allo spirito influenzando l’intero cristianesimo e ciò «ha indotto la nostra Chiesa a ritrovare le radici scritturistiche più profonde e della patristica ». Si tratta in definitiva non soltanto di curare i sintomi della crisi ambientale, ma di comprenderne le cause, di superare il mito della civiltà fondata solo sul progresso continuo, sulla sovranità della ragione e della crescita illimitata e di esprimere la crisi ecologica come «la crisi di una cultura che ha perso il senso della sacralità del mondo, poiché ha perso il suo rapporto con Dio».

Richiamando i paragrafi dell’enciclica finale del Santo e Grande Concilio di Creta ha perciò evidenziato come «l’approccio al problema ecologico, sulla base dei principi della tradizione cristiana, richiede non solo il ravvedimento per il peccato dello sfruttamento delle risorse naturali del pianeta, un cambiamento radicale di mentalità e di comportamento, ma anche un ascetismo, come antidoto al consumismo, alla divinizzazione dei bisogni e all’atteggiamento di possesso».

Perché «nei sacramenti della Chiesa, la creazione si afferma e l’uomo è incoraggiato ad agire come economo, custode e “sacerdote” della creazione, portando davanti al Creatore in modo glorificante e coltivando un rapporto eucaristico con la creazione. Questo approccio ortodosso, evangelico e patristico - ha quindi affermato Bartolomeo - attira anche la nostra attenzione alle dimensioni sociali e alle tragiche conseguenze della distruzione dell’ambiente naturale».

E questo manifesta oggi la salvaguardia dell’ambiente come salvaguardia della vita. La permanenza del patriarca di Costantinopoli continuerà anche oggi nella Cattedrale di San Pietro, dove presiederà la liturgia dell’Esaltazione della Santa Croce, ricorrenza che cattolici e ortodossi celebrano insieme.

Stefania Falasca

© Avvenire, giovedì 14 settembre 2017

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