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Benedetto XVI: "Era un gigante"

Una folla enorme, entusiasmo e raccoglimento. La beatificazione nel racconto dell'inviato di Famiglia Cristiana.

C_2_fotogallery_1002891__ImageGallery__imageGalleryItem_2_image.jpgIl cardinale Vallini chiede al Papa la beatificazione di Giovanni Paolo II e dalla piazza si alza un grande applauso. Un drappo con scritto Deo gratias vola su piazza San Pietro appeso a una manciata di palloncini rossi. Il Papa indossa la mitria e la casula che usava Karol Wojtyla. Risponde al cardinale Vallini e dice: "Con la nostra autorità apostolica concediamo che il venerabile servo di Dio Giovanni Paolo II, papa, d'ora in poi sia chiamato beato e che si possa celebrare la sua festa ogni anno il 22 ottobre".

     Sull'altare suor Marie Simon-Pierre, sulla quale il Papa ha C_2_fotogallery_1002891__ImageGallery__imageGalleryItem_26_image.jpgoperato il miracolo, insieme a suor Tobiana, che durante tutto il pontificato si è occupata dell'appartamento pontificio, colloca le reliquie di Papa Giovanni Paolo II beato. La folla enorme che occupa la piazza e tutta via della Conciliazione applaude in continuazione. Il Papa ha letto la formula della beatificazione in latino. Viene svelato l' arazzo con l'immagine di Papa Wojtyla. C'e' un applauso interminabile. Applaudono anche i giornalisti che lo hanno accompagnato nei suoi numerosi viaggi. L'applauso non finisce mai.

     Sventolano le bandiere polacche. Uno striscione chiede Quo vadis Polonia? Torna anche la memoria delle grandi preoccupazioni di Karol Wojtyla per la sua patria, rievocate dalla gente che è venuta alla sua beatificazione. Poi la celebrazione continua con le letture in diverse lingue. L'entusiasmo è davvero grande, ma grande è anche il raccoglimento per la liturgia.

     Un milione di persone abbraccia Karol Wojtyla. E Benedetto XVI spiega la ragione della sua santità: "Ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio – una tendenza che poteva sembrare irreversibile". Poi aggiunge in polacco che con "la sua testimonianza di fede, di amore e di coraggio, accompagnata da una grande carica umana, questo figlio della nazione polacca ha aiutato i cristiani di tutto il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo... In una parola ci ha aiutato a non avere paura della verità, perché la verità è garanzia di libertà".

     Il Papa ha letto una lunga omelia, ma il cuore del suo ragionamento sta tutto in queste parole. Qui è racchiusta la ragione per cui Chiesa e il Papa ha riconosciuto la santità della vita di Karol Wojtyla. Non si tratta di giudicare il governo di Wojtyla della Chiesa durante quasi 27 anni di pontificato. Non si tratta di stabilire se le sue scelte sono state politicamente corrette. Ciò che conta è che la sua vita sia stata "evangelicamente corretta". Questo interessa alla Chiesa quando riconosce che un uomo ha vissuto in forma di esempio per gli altri il Vangelo. E questo ha detto il Papa questa mattina.

     Ciò non significa che non sia lecito analizzare con le forme dell’indagine critica il pontificato di Karol Wojtyla. Con la beatificazione il Papa polacco non diventà né un mito, né un’ icona, né deve diventare solo un santino da appiccicare al cruscotto dell’auto. Le polemiche sulla brevità della causa, autorizzata da Benedetto XVI, di questi giorni non contano circa la santità di Giovanni Paolo II. Anzi più si approfondirà la sua opera , la sua azione pastorale, politica e geopolitica dentro e fuori la Chiesa cattolica, più si troverano le ragioni della scelta "veloce" di Benedetto XVI.

Alberto Bobbio

© Famiglia Cristiana, 1 maggio 2011

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