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«Con Gesù siamo creature nuove: Dio tocchi il cuore ai "cristiani mafiosi"»

La Pasqua «non finisce con la colomba e le uova», dice il Papa: dimostra «la grandezza dell’amore di Gesù: dà la vita gratuitamente per farci santi, per rinnovarci, per perdonarci». Una cosa è riconoscersi peccatori, chiedere perdono e cominciare una nuova vita vivificati dalla Grazia. Un'altra è fare «finta di essere persone onorevoli», ma convivere con la morte dentro, schiavi della «putredine»: ecco «i cristiani finti», «i "cristiani mafiosi"», che «portano la morte nell’anima e agli altri»

cq5damweb800800-3_2381150.jpgIl triduo pasquale, il nocciolo della fede cristiana. Papa Francesco ricorda che, fino ai 15 anni pensava che la festa più importante fosse il Natale, «ma sbagliavo» e spiega alla piazza che è la resurrezione il momento centrale, «la Pasqua perché è la festa della nostra salvezza».

La Pasqua ci fa uomini e donne nuove, ripete Bergoglio chiamando alla conversione anche i mafiosi, anzi «i cosiddetti cristiani mafiosi. Questi di cristiano non hanno nulla, si dicono cristiani, ma portano la morte nel cuore e la danno agli altri. Preghiamo per loro perché il Signore tocchi la loro anima».

Parla anche dei «cristiani finti, quelli che dicono “Gesù è risorto, io sono stato giustificato da Gesù, sono nella vita nuova”, ma vivono una vita corrotta. E questi cristiani finti finiranno male. Il cristiano è peccatore, tutti lo siamo, anche io, ma abbiamo la sicurezza che quando chiediamo perdono il Signore ci perdona, ma il corrotto fa finta di chiedere perdono, ma alla fine nel suo cuore c’è la putredine».

Francesco ricorda l’annuncio della resurrezione e il fatto che i grandi popoli del mondo, in particolare quelli dell’Oriente, la mattina di Pasqua si salutano con la frase «"Cristo è risorto", per ricordare il grande annuncio pasquale». Un annuncio che dice che siamo persone nuove. Francesco ricorda che nel suo Paese, ma anche in Italia le nonne e le mamme avevano l’abitudine, quando si sentivano le campane di Pasqua, di far lavare gli occhi ai bambini per dare un segno delle cose nuove che si vedono con la resurrezione. Una rinascita che ci fa comprendere che «il prossimo, soprattutto il più piccolo e il più sofferente, diventa il volto concreto a cui donare l’amore che Gesù ha donato a noi. E il mondo diventa lo spazio della nostra nuova vita da risorti. In piedi, e con la fronte alta, possiamo condividere l’umiliazione di coloro che ancora oggi, come Gesù, sono nella sofferenza, nella nudità, nella necessità, nella solitudine, nella morte, per diventare, grazie a Lui e con Lui, strumenti di riscatto e di speranza, segni di vita e di risurrezione».

Per questo il triduo pasquale va vissuto bene, per «essere sempre più profondamente inseriti nel mistero di Cristo, morto e risorto per noi. Ci accompagni in questo itinerario spirituale», dice Francesco, «la Vergine Santissima, che seguì Gesù nella sua passione, fu presente e unita a Lui sotto la sua croce, non si vergognava del figlio, una madre non si vergogna mai del figlio e ricevette nel suo cuore di Madre l’immensa gioia della risurrezione».

Infine ricorda che la Pasqua ci «lava l’anima» e ci aiuta a vedere le cose belle. Per questo conclude l’udienza generale dando questo consiglio: «La mattina di Pasqua portate i bambini al rubinetto per fargli lavare gli occhi sarà un segno di come vedere Gesù risorto».

Annachiara Valle

© www.famigliacristiana.it, mercoledì 28 marzo 2018