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Coraggio! Alzati

La liturgia, seguendo le tappe dell’Anno liturgico, ci immette nella Quaresima. Essa è tutta polarizzata verso la Pasqua: da questa trae il suo senso e la sua importanza, è il culmine di tutta la vita della Chiesa e costituisce il cuore del "cammino della Fede" che ogni credente è invitato a percorrere con tutta la comunità

exultet2.jpgNell’Anno della Fede questo tempo risalta in modo tutto speciale come il “tempo favorevole” per ritornare a Dio con tutto il cuore, riscoprendo e rinnovando il dono della Fede.

Fin dalla sua istituzione la Quaresima è stata il tempo in cui la Chiesa chiamava alla Fede quelli che ancora non vi erano giunti (i catecumeni), accompagnandoli verso la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana nella prossima notte di pasqua; e restituiva alla vita cristiana i battezzati provati dal peccato (i penitenti), riconducendoli alla riconciliazione e comunione ecclesiale mediante una celebrazione il giovedì santo.

“E per chi non apparteneva a queste categorie di persone, la Quaresima cos’era?”. Era il tempo in cui la Chiesa s’impegnava a ravvivare e far progredire la Fede di coloro (i fedeli) che avevano già ricevuto tale dono nel battesimo.

è proprio il battesimo che continua a dominare lo scenario quaresimale, accompagnato dalla croce e dalla penitenza. Per questo, la Quaresima si configura ancora oggi come un cammino offerto a tutti: non solo a chi deve ricevere il battesimo, ma anche a tutti i battezzati, invitati a riappropriarsi del dono battesimale della Fede. Solo riscoprendo e approfondendo la propria condizione di battezzati, i credenti possono ritrovare la gioia dell’annuncio e l’impegno della testimonianza, per affascinare coloro che non hanno ancora sperimentato un dono tanto grande.

In questo senso, non si può considerare la Quaresima come la stagione della tristezza e dell’afflizione, contribuendo a dare un’idea altrettanto depressa e mortificante del cristianesimo e del cristiano. Al contrario, il tempo quaresimale ci invita a uscire dalla tristezza e ristrettezza dei “nostri” obiettivi, della “nostra” perfezione privata e un po’ ambiziosa, delle “nostre” illusioni e delusioni, per lasciarci afferrare da Cristo e sperimentare la gioia di essere salvati da lui e di appartenergli.

La Quaresima appare già avvolta dalla Luce che si irradia dalla meta pasquale alla quale conduce, e chiede di riscoprire l’intera vita cristiana come già segnata, irrimediabilmente, da quella Luce.

Continuerà ad accompagnarci l’icona evangelica di Bartimeo, nel solco del cammino dell’intero anno pastorale, tracciato dall’Arcivescovo. Il grido del cieco di Gerico è ascoltato da Gesù, che chiede a chi gli sta intorno di chiamarlo perché vuole incontrarlo. E coloro che all’inizio si erano mostrati infastiditi dalla presenza e dalla voce di colui che “sedeva lungo la strada a mendicare”, ora gli rivolgono l’invito di Cristo: “Coraggio! Àlzati”.

Coraggio! La prima parola detta è un invito alla speranza, a non temere, a non arrendersi!

Alzati. è il verbo caro alla tradizione neotestamentaria: il verbo della rinascita, della vita nuova, della risurrezione.

Bartimeo è chiamato ad uscire da una situazione di tenebra e di morte e ad avere un sussulto di dignità. È lo stesso invito che raggiunge ciascuno di noi e che, mediante noi credenti, Cristo rivolge a tutti: lasciarsi rimettere in piedi, non rassegnarsi neanche di fronte ai propri limiti o alle vicende drammatiche del momento storico che attraversiamo, ma ricominciare a vivere, rimettendosi sulla strada, alla sequela di Cristo. Il “mantello”, unica ricchezza e sicurezza del cieco avvolto nel buio, è abbandonato; d’ora in poi Bartimeo sarà avvolto di Luce, rivestito di una “veste nuova” che lo qualifica come figlio della Luce.  è la stessa “veste” con cui il Padre misericordioso riveste il suo figlio perduto e ritrovato, o quella “veste bianca” che ognuno ha ricevuto nel giorno del proprio battesimo. Il dinamismo della Fede, che è cammino battesimale, invita a riscoprire la nostra identità e dignità di figli della Luce. Allora anche le nostre “ferite”, più che farci rassegnare al buio delle nostre miserie, diventano “feritoie” da cui passano i raggi luminosi della misericordia di Dio.

Tutto questo, accennato e richiamato dai segni del cammino quaresimale, si svelerà pienamente nella notte santa di Pasqua. La celebrazione della veglia pasquale sarà il momento culminante di questo cammino comunitario. L’Arcivescovo, sin dall’inizio dell’anno pastorale, l’ha indicata come “paradigma del cammino della fede e impegno alla testimonianza”. Da sempre la Chiesa ha cantato le lodi di quella “notte diversa dalle altre” e ha riservato ad essa la celebrazione del battesimo, che ci innesta nella morte e nella risurrezione di Cristo e ci riveste di Lui, illuminandoci. In quella notte, in modo solenne, tutti torneremo a professare la Fede nella forma battesimale, avendo tra le mani la luce attinta al Cero pasquale, ed esprimeremo l’impegno di vivere da figli di Dio. Così la veglia pasquale non è solo il momento finale del cammino, la meta, ma è soprattutto il momento sorgivo, la fonte, l’inizio da cui scaturisce tutta la vita cristiana.

Auguro a tutti di vivere il tempo di Quaresima e Pasqua come occasione opportuna per riscoprire il senso autentico del sacramento del battesimo. A quella fonte ognuno torni, per essere di nuovo e sempre illuminato dalla Luce della Fede.

 

Sac. Mario Castellano

Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano

 

 

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