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Crociata: «Per gli immigrati 2.500 posti in 93 diocesi»

Di fronte alla "emergenza umanitaria" rappresentata dagli sbarchi di immigrati sulle coste italiane "serve uno sforzo di tutti a rispondere all'appello che viene da persone che rischiano la vita" mentre non bisogna cedere "all'individualismo che fa vivere nell'illusione di poter bastare a se stessi". È quanto ha sottolineato il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, nella conferenza stampa di conclusione dei lavori del Consiglio permanente Cei.

Mons._Crociata.jpg"Come Chiesa italiana - ha continuato Crociata - attraverso le diocesi e le strutture della Caritas, abbiamo individuato 2.500 posti disponibili per accogliere altrettanti immigrati in 93 diocesi italiane". "Duecento posti sono presso la Casa di Fraternità in diocesi di Agrigento. Gli altri in diverse parti d'Italia. Ciò come stimolo perchè si assuma una volontà operosa e uno sforzo ulteriore per venire incontro alle esigenze dei tanti che chiedono aiuto". Il segretario generale della Cei ha poi sottolineato che "questo aiuto va offerto, benchè siamo in uno stato di crisi, per risolvere problemi di sopravvivenza immediata. Diverso è invece il discorso in prospettiva, dove il sostegno ai problemi della immigrazione che ci si può attendere dai paesi dell'Africa del nord deve essere affrontato con una prospettiva sovrannazionale". "Diverso ancora - ha poi aggiunto - è il discorso sulla cittadinanza per quanti tra gli immigrati sono nel nostro paese da molti anni".

Il Comunicato
“I problemi legati all’intervento militare in Libia, all’emergenza dei profughi e dei rifugiati, al dovere della prima accoglienza”; “la preoccupazione per il dilagare di un paradigma antropologico che rende labile l’identità personale e il senso di una storia condivisa”; “l’orizzonte pastorale di una Chiesa che vive l’evangelizzazione come il terreno della sua presenza nel mondo”. Sono questi i tre punti chiave dei lavori del Consiglio permanente della Cei, che si è tenuto a Roma dal 28 al 30 marzo. Lo riferisce il comunicato finale reso noto questa mattina, richiamando che i vescovi “non hanno rinunciato a pronunciare una parola umile e ferma sul momento presente, ben sapendo quanto le questioni in gioco siano complesse, complicate e confuse, con l’intenzione esplicita di attivare pensieri e accendere speranze più forti delle preoccupazioni che pure assalgono quanti hanno a cuore il bene delle persone e la serenità della convivenza sociale”. I moti popolari che hanno infiammato il Nordafrica e la Penisola arabica, secondo i vescovi, “rivelano la comune aspirazione umana alle libertà fondamentali e all’affermazione della dignità personale, non scevra però da violenze e da sofferenze”.

Il Consiglio permanente si è soffermato in particolare sulla Libia, avendo espresso “vicinanza” al vicario apostolico di Tripoli e facendo proprio “l’auspicio del card. Bagnasco affinché ‘si fermino le armi’, nella convinzione di quanto ‘la strada della diplomazia sia giusta e possibile’, oltre che ‘premessa e condizione per individuare una via africana verso il futuro’”. I vescovi hanno evidenziato come l’Europa debba “evitare l’illusione di poter vivere sicura chiudendo le porte al grido dei popoli in difficoltà”, ribadendo che “soltanto autentiche politiche di cooperazione potranno assicurare a tutti sviluppo e pace duratura”. Riguardo “al dramma degli sfollati, dei profughi e dei richiedenti asilo, i vescovi – prosegue il comunicato finale – riaffermano l’impegno della Chiesa a educare a una cultura dell’accoglienza, oltre che a praticarla in tutte le forme possibili”; “chiedono con forza che l’Europa sia presente in modo concreto, immediato e congruo” e che l’Italia promuova, “per l’emergenza, modalità di lavoro più flessibili, che consentano un’accoglienza che vada al di là della prima risposta”. Inoltre invitano “a cogliere le opportunità presenti in questo momento storico, che impongono la rivisitazione della disciplina sulla cittadinanza e delle norme sul ricongiungimento familiare”.

Il Consiglio permanente ha quindi parlato delle “radici della disgregazione sociale”. “Notevole preoccupazione – riporta il comunicato finale – suscita il dilagare di un paradigma antropologico che sostituisce la persona con l’individuo, stravolge il rapporto tra verità e libertà, equipara la convivenza al matrimonio e riduce lo Stato da ordinamento per il bene comune a strumento chiamato a registrare il mero esercizio dei diritti individuali”. “L’indebolimento di un paradigma antropologico ‘alto’ – prosegue il comunicato – si rivela anche nelle molteplici forme in cui la vita è calpestata: dalla pratica abortiva alla fatica di darsi regole che siano di ‘garanzia per persone fatalmente indifese e la cui presa in carico potrebbe un domani risultare scomoda sotto il profilo delle risorse richieste’: emblematico, in proposito, è il caso delle cosiddette ‘dichiarazioni anticipate di fine vita’, oggetto di un disegno di legge ritenuto necessario e urgente”. I vescovi hanno “riaffermato la necessità di lavorare per ricostruire l’umano, attraverso una profonda opera di pensiero, capace di dare respiro a una cultura della vita. È il compito sempre nuovo dell’evangelizzazione che, in un contesto che sta rapidamente passando da un cristianesimo per nascita a un cristianesimo per scelta, avverte l’urgenza di andare al cuore della fede”.

Il tema di “un’educazione che sa entrare, con la forza della speranza cristiana, in tutti gli ambiti dell’esperienza umana”, informa il comunicato finale del Consiglio permanente Cei, sarà “al centro della prossima Assemblea generale, prevista a Roma dal 23 al 27 maggio 2011, chiamata a orientare l’attuazione del documento programmatico per il decennio ‘Educare alla vita buona del Vangelo’, perché ispiri le linee pastorali di ciascuna diocesi”. Il Consiglio permanente ha approvato l’ordine del giorno della prossima assemblea, al cui interno “si terrà un momento di preghiera mariano nella basilica di Santa Maria Maggiore, per rinnovare l’affidamento a Maria dell’Italia, a centocinquant’anni dall’unità del Paese”, e “ciascuna diocesi è invitata a preparare tale momento con una celebrazione analoga nello stesso mese di maggio”. Tra gli altri argomenti trattati, “la proposta di ripartizione dei fondi dell’otto per mille”, esprimendo “particolare compiacimento” per “l’incremento in valore assoluto del numero dei firmatari”; il “contributo da assegnare ai Tribunali ecclesiastici regionali per l’anno in corso, definendo anche nuove modalità per l’inquadramento professionale di giudici, difensori del vincolo e patroni stabili laici che vi operano a tempo pieno”, i “piani di lavoro delle Commissioni episcopali, così da orientarne la programmazione del prossimo quinquennio”.

© Avvenire, 1 aprile 2011

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