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Domanda per giovani (e non solo). Felici perché «chiamati» così lasceremo traccia

«Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». Con queste parole Cristo cambia la vita di Simone e da allora il pescatore di Galilea sa perché vive

«Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». Con queste parole Cristo cambia la vita di Simone e da allora il pescatore di Galilea sa perché vive. Come lui, ogni persona prima o poi deve rispondere a questa domanda: qual è la mia missione nella vita? Il Sinodo dei vescovi sta riflettendo a Roma su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale».

Oltre a chiedere allo Spirito Santo di illuminare i padri sinodali, approfittiamo di questa occasione per meditare sul nostro cammino, perché tutti noi abbiamo una vocazione divina, tutti siamo chiamati da Dio a unirci a Lui. La fede è una luce potente, capace di illuminare il proprio futuro e di ispirare desideri di pienezza. In un momento della vita in cui forse le sicurezze dell’infanzia traballano e anche la luce della fede si può indebolire, è necessario ricordare la nostra verità più profonda: che siamo figli di Dio e siamo stati creati per amore.

Egli fa la chiamata più radicale: chiama ciascuna e ciascuno di noi a essere felici accanto a lui. Il Creatore non ci getta nella vita e si dimentica di noi: Colui che ci crea, ama e chiama. Per questo il discernimento del proprio cammino deve essere illuminato dalla fede nell’amore di Dio per noi, per ciascuno di noi. Non temere, dice Gesù a Pietro.

«Non abbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci», scriveva il Papa nella sua lettera ai giovani per annunciare questo Sinodo. La ricerca personale può generare una certa preoccupazione, perché proviamo le vertigini della libertà. Essere felice? Ne avrò la forza? Varrà la pena impegnarsi? Neppure qui Dio ci lascia soli. Egli ci ispirerà, se sapremo ascoltarlo. Glielo chiediamo ogni volta che recitiamo la preghiera più bella: «Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra»: sia fatta la tua volontà in me, in te, in ognuno di noi. Pensando ai tanti giovani che vogliono assecondare i piani di Dio, chiediamo che ricevano non solo luce per vedere il loro cammino ma anche forza per volere unirsi alla volontà divina.

Ci potrà essere di aiuto pensare che quando Egli chiede qualcosa, in realtà sta offrendo un dono. Non siamo noi che gli facciamo un favore: è Dio che illumina la nostra vita, riempiendola di significato. Magari noi, giovani e adulti, capissimo che la santità non soltanto non è un ostacolo ai sogni personali, ma ne è l’apogeo. Tutti i desideri, tutti i progetti, tutti gli amori possono far parte dei piani di Dio. Come ricorda san Josemaría, «la carità ben vissuta è già santità».

La vita cristiana non ci spinge a identificarci con una idea, ma con una persona: con Cristo Gesù. Perché la fede illumini i nostri passi, oltre a domandarci 'chi è Gesù Cristo per me?', pensiamo 'chi sono io per Gesù Cristo?'. Scopriremo così i doni che il Signore ci ha dato, che sono direttamente legati alla missione di ciascuno. Così maturerà ancor più in noi una disposizione interiore di apertura alle necessità degli altri, sapremo metterci al servizio di tutti e vedremo con maggiore chiarezza qual è il luogo che Dio ci ha affidato in questo mondo. In una società che pensa troppo al benessere, la fede ci aiuta a levare lo sguardo e scoprire l’autentica dimensione della nostra esistenza. Se siamo portatori del Vangelo, il nostro passaggio su questa terra sarà fecondo. Non c’è dubbio che una generazione intera trarrà beneficio da una generazione di giovani che si domanda, mediante la fede nell’amore di Dio per noi: qual è la mia missione in questa vita? Che traccia lascerò dopo di me?

Fernando Ocáriz Prelato dell’Opus Dei

© Avvenire, mercoledì 10 ottobre 2018

 

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