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Dov'è finito il progetto culturale?

Nemmeno un commento sul blog dell'iniziativa che era la «parola d'ordine» della Chiesa italiana. Un'occasione mancata (e un metodo sbagliato)?

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Dov'è? Dov'è finito? Qualcuno ha visto dove si è cacciato? Eppure era qui intorno fino a qualche mese fa... Sembra proprio sparito.

Mi pare che il Progetto culturale della Chiesa italiana stia lentamente uscendo di scena. Dopo un quindicennio - l'avvio è infatti del 1994, il lancio ufficiale da parte della Cei è avvenuto nel novembre 1996 - in cui era divenuto la «parola d'ordine» irrinunciabile per chiunque volesse dimostrarsi aggiornato (e magari volesse far carriera) nella Chiesa italiana, oggi è praticamente scomparso. La Chiesa - o forse sarebbe meglio dire la Cei, o ancora più precisamente la presidenza della Cei - vi aveva investito moltissimo, al punto di creare un apposito Servizio Nazionale; ma quali sono i frutti?

Sono andato a vedere il sito web dedicato all'iniziativa; andateci anche voi. L'ultima iniziativa interessante è il X Forum del progetto culturale, svoltosi tra il 2 e il 4 dicembre scorso a Roma, con dovizia di mezzi ma (al dire dei partecipanti e stando al dibattito che ne è seguito) non altrettanta efficacia. Il resto degli «Obiettivi e Iniziative» per l'anno sociale in corso sono il «rafforzamento della "rete" territoriale», il supporto all'«attività di elaborazione e proposta del Comitato per il progetto culturale», il fiancheggiamento del Congresso eucaristico nazionale di Ancona a settembre... Poca roba, insomma.

Anche visitando il blog annesso al sito si resta sconcertati: di certo qualcuno lo tiene vivo, perché ogni giorno si registra un'uscita (in genere si tratta di articoli da Avvenire, dal Sir o da settimanali cattolici), ma guardate i commenti: zero, dappertutto e su ogni argomento zero. Non un gran risultato, per un Progetto che si è dato come logo una piazza in cui si può discutere e partecipare... Se poi osservate le «categorie» indicizzate a lato, si resta quanto meno perplessi: accanto a slogan cari ai nostri vescovi - come «questione antropologica», «scienza e fede», «fede e ragione», adesso «cortile dei gentili» - assurgono a tema i cognomi di prelati eccellenti: ovviamente Ruini e il suo successore Bagnasco, ma anche Crociata, Scola e persino Betori. E perché il blog del Progetto culturale dovrebbe indicizzare ogni parola uscita dalla bocca o dalla penna di 5 pur illustri presuli? E perché solo loro?

Il cerchio si è chiuso, l'autoreferenzialità è completa. Il Progetto culturale era un'idea del cardinale Camillo Ruini, con lui è vissuta, a lui fa ancora riferimento e con lui (augurandogli lunga vita) è destinata a spegnersi. Una prova in più: nel gennaio 2008, costituendo un Comitato per il progetto culturale, la Cei ne nominava presidente proprio Ruini; ma, se questo atto voleva essere indubbiamente un riconoscimento per il lavoro svolto e una sorta di «buonuscita» per il meritevole ideatore, non ci si è resi conto che così se ne legava in modo definitivo il «possesso» a una persona, per di più avanti con gli anni, invece di rivitalizzarlo con una successione che significasse anche un nuovo investimento della Cei stessa nel Progetto culturale.

Scrivo queste cose con un velo d'ironia (oh, quanto sono passeggeri i progetti del «mondo»: anche quando li fanno i vescovi!...), ma pure con sincero rincrescimento. Infatti il «Progetto culturale orientato in senso cristiano» era un'idea indubbiamente buona: al di là delle ironie ecclesiastiche che fin dall'inizio se ne sono fatte («E' come l'araba fenice: che ci sia ognun lo dice, che cosa sia nessun lo sa»...), è evidente a chiunque che il tentativo di far diventare «cultura» - ovvero modo di vita, in tutti gli aspetti del vivere quotidiano - il cristianesimo era proprio ciò di cui avevamo e abbiamo bisogno in Italia. Ma il modo per realizzare tale progetto è stato fin dall'inizio e catastroficamente errato, fondato su un'imposizione dall'alto che invece di coinvolgimento ha generato rigetto nei «sudditi» e basato su un grande dispiegamento di mezzi (economici e burocratici), strutture, eventi, anziché sulla paziente convinzione delle coscienze.

Se queste sono state le premesse, non ci si può poi meravigliare che nessuno partecipi al blog, che i referenti siano solo i 4 o 5 «alti papaveri» del momento, che le iniziative organizzate con gran dispiego di energie passino come acqua sulla pietra e che poi magari ci si ritrovi dopo tanti sforzi con pochi risultati in mano e - anzi - con l'impressione negativa di un passato da archiviare al più presto possibile... Il Progetto culturale sarà stato anche «orientato in senso cristiano», ma di certo non era organizzato in modo cristiano.

Roberto Beretta

© www.vinonuovo.it, 16 marzo 2011

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