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Epifania del Signore anno B

La festa dell'Epifania ci fa contemplare il mistero dell'incarnazione da un altro punto di vista, sotto un'altra angolatura. Il bambino nato a Betlemme non è solo il Figlio di Dio annunciato nel segreto del cuore a Maria e Giuseppe, non è solo il salvatore annunciato dagli angeli ai pastori e da loro adorato, ma è anche il Re di Israele, non accolto dal suo popolo, condannato a morte dal potere politico e riconosciuto come luce da tutti i popoli.

Questo vuole comunicarci l'evangelista Matteo con la famosa storia dei Magi d'oriente, in cui non è facile distinguere cosa è avvenuto storicamente dal messaggio che l'evangelista trasmette nella forma più efficace che è quella del racconto.

Egli non si dilunga sulla nascita di Gesù, ma ci presenta alcuni avvenimenti e personaggi direttamente legati a quell'avvenimento, perché sono essi che ci permettono di scoprire il carattere straordinario di quel bambino.

Entrano in scena dei "magi", un nome generico che a quel tempo indicava i rappresentanti del sapere naturale e religioso dell'oriente. Ciò che fanno e che dicono ci permette di conoscerli più a fondo: si sono messi in viaggio con una domanda viva, nata dalla scoperta di una stella che - come era comune nel pensiero antico - collegavano con la nascita di qualche personaggio importante: dove è il re che è nato? Non si tratta di curiosità, vogliono andare ad adorarlo.

Arrivano a Gerusalemme, e chiedono alle autorità. Il re Erode e tutti i cittadini di Gerusalemme non sanno nulla dell'accaduto, e si spaventano quando sentono la notizia dai magi. La paura è il contrario dell'attesa, del desiderio di trovare qualcosa di nuovo. Per motivi dunque diversi anche Erode si pone la domanda su "dove" doveva nascere il Messia: lui, un pagano e capo politico per conto dei romani, riunisce e interroga le persone più importanti della religione ebraica.

La domanda trova finalmente una risposta da coloro che conoscono le Scritture: Betlemme, la città di Davide, è il luogo da dove deve uscire il pastore di Israele. Pur sapendo ciò, i capi religiosi non si mettono in movimento, a differenza dei magi, né sono sconvolti come lo era Erode: già all'inizio del vangelo essi rappresentano quel popolo che, pur avendo ricevuto le promesse di Dio espresse nella Scrittura, non ha saputo vederle realizzate in Gesù. La risposta della Scrittura mette invece in movimento Erode, che dà seguito al suo piano: chiama i magi di notte e li manda nel luogo indicato dal profeta, con un comando: tornare a riferirgli del bambino, per andare ad adorarlo... Per il potere politico Gesù è un potenziale nemico, come se ancora prima di cominciare a parlare egli ne denunciasse già la pretesa totalitaria.

Ed ecco che ritorna la stella, che guida i Magi alla meta del loro viaggio, riempiendoli di gioia. Le parole della Scrittura non servono tanto ai magi, uomini di altre religioni, quanto ai cristiani provenienti dal Giudaismo, per credere che Gesù adempie la profezia su Betlemme ed è veramente il messia. I magi invece arrivano al bambino seguendo la stella, cioè la guida divina (perché appare nel cielo, luogo simbolico della divinità). Questa guida è visibile solo a chi è disposto a riconoscere veramente in quel bambino un re.

La conclusione mostra a chi Dio fa conoscere suo Figlio: non basta sapere cosa dice la Scrittura sul Messia per credere in Gesù; né lo può incontrare chi lo sente come potenziale nemico. Solo i magi trovano Gesù e realizzano l'obiettivo del loro viaggio. Il sogno finale dei magi sta a confermare che chi guida le vicende attorno a questo bambino è Dio, e chi non è mosso dalla fede non lo può incontrare.

I Magi per un'altra via se ne tornarono alla loro casa: perché non si sono messi ad annunciare a tutti la loro scoperta? Essi sono solo un segnale messo all'inizio della storia di Gesù per dirci che con la sua vita, pur radicata nell'esperienza del popolo di Israele, egli annuncia e realizza un piano di salvezza che Dio offre a tutte le nazioni e ai popoli di tutte le culture: a chi si mette in cammino, seguendo una stella, e arriva fino al bambino per adorarlo.

Oggi viviamo un tempo in cui persone di culture e religioni diverse vivono fianco a fianco. Il messaggio di questa pagina di Vangelo illumina la testimonianza che i cristiani devono dare al loro Signore: come Maria e Giuseppe, devono essere disposti ad accogliere tutti coloro che vogliono conoscere Gesù e riconoscerlo come il Signore; non devono preoccuparsi di convincere né di trattenere chi viene, ma di manifestare con la vita il messaggio che Gesù ha annunciato e il cammino che ha aperto per la salvezza di ogni uomo.

Padre Gianmarco Paris

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