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I Domenica di Quaresima Le tentazioni di sempre

Purtroppo anche noi, come gli ebrei nel deserto, riponiamo sicurezza nella quantità delle cose possedute, mentre Dio vuole convincerci che la sicurezza nostra si trova altrove: «Disse loro: guardatevi e tenetevi lontani da ogni cupidigia, perché se anche uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni. Ad uno che aveva raccolto nei granai favolose ricchezze Dio disse: Stolto! Questa notte stessa ti sarà chiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Cosi è di chi accumula tesori per sé e non arricchisce davanti a Dio» (Le 12,15‑20).

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1. La fede e i fatti

 

La capacità di ringraziare per quanto succede nella nostra vita può forse darci la misura della nostra fede. La fede infatti è legata alla vita concreta e al ringraziamento per gli avvenimenti della nostra storia. Quante volte invece siamo contrariati dalla nostra storia, critichiamo il nostro temperamento, rifiutiamo la nostra vita: perché non abbiamo fede. E poiché ci riesce difficile ringraziare Dio per la nostra vita, soprattutto per quanto vi è in essa di sbagliato, finiamo col legare la fede con le idee. E’ facile legarsi a delle idee, credere nelle idee, professare delle idee!

Ma la fede che il Vangelo ci propone è luce di Dio sui fatti della vita: per esempio sui fatti successi questa mattina, o ieri, o un anno fa, o che succederanno domani, o fra dieci anni; oppure sui fatti che succedono al nostro popolo, che è poi l’umanità intera, il popolo santo amato da Dio.

Siamo invitati a professare la nostra fede non solo questa domenica ma tutti i giorni e in tutte le circostanze della nostra vita.

La prima professione di fede, il primo ringraziamento a Dio dobbiamo celebrarlo sulle prove, o tentazioni, che Dio concede alla nostra vita, secondo l’esempio della vita di Gesù. Le prove sono necessarie per la vita di tutti. Chi non ha attraversato prove o tentazioni non è una persona adulta, non è grande nella fede, rimane un bambino. Quali sono le difficoltà a cui siamo sottoposti? Secondo il Vangelo sono tutte riassunte nelle prove sostenute da Gesù: «Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato» (Lc 4,13). E sono la tentazione del pane, la tentazione del potere e la tentazione della religione falsata.

2. La tentazione del pane

«Terminati quei giorni, Gesù ebbe fame. Allora il diavolo disse: Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane. E Gesù gli rispose: Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo» (Lc 4,3).

Nella preghiera dei Padre nostro, siamo invitati a chiedere il pane necessario ad ogni giorno della nostra vita, ma non di più. La tentazione consiste nel pretendere di possedere il pane anche per domani ed eventualmente anche per l’anno prossimo, proprio come gli ebrei nel deserto: «Ne raccoglievano ogni mattina secondo quanto ciascuno mangiava... Alcuni non obbedirono a Mosè, ne conservarono fino al giorno dopo. Mosè si irritò contro di loro» (Es 16,17‑21).

Purtroppo anche noi, come gli ebrei nel deserto, riponiamo sicurezza nella quantità delle cose possedute, mentre Dio vuole convincerci che la sicurezza nostra si trova altrove: «Disse loro: guardatevi e tenetevi lontani da ogni cupidigia, perché se anche uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni. Ad uno che aveva raccolto nei granai favolose ricchezze Dio disse: Stolto! Questa notte stessa ti sarà chiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Cosi è di chi accumula tesori per sé e non arricchisce davanti a Dio» (Le 12,15‑20).

Noi siamo spesso preoccupati della nostra fame materiale, come anche della fame di tante persone nel mondo, di tanti. bambini che muoiono perché non hanno cibo sufficiente. Ma non siamo altrettanto preoccupati della fame e della sete della parola di Dio. La mancanza di questo cibo è anche la causa di molte delusioni e tragedie che devastano la vita di tanti giovani di oggi. Sempre i profeti hanno richiamato a questa realtà. Sentiamo ad esempio il profeta Amos: «Ecco, verranno giorni ‑ dice il Signore ‑ in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane, né sete di acqua, ma di ascoltare la parola del Signore. Allora andranno errando da un paese all’altro, e vagheranno da settentrione ad oriente, per cercare la parola del Signore, ma non la troveranno. In quel giorno appassiranno le belle fanciulle e i giovani per la sete» (Am 8,11‑13).

E una profezia: la parola di Dio è necessaria quanto il pane; senza questa parola si può essere esausti e disperati come uno senza lavoro, o senza casa, o senza vestito, perché non si ha la possibilità di dare una risposta alla propria vita.

Il pane materiale infatti non può dare risposte sufficienti agli interrogativi della nostra esistenza.

Quante volte ci siamo chiesti cosa vanno a cercare i nostri ragazzi lontano da casa, lontano dalla famiglia, lontano dalla chiesa, lontano dalle loro abituali sicurezze. Tutti ci siamo chiesti il perché della presenza sempre più numerosa di ragazzi e ragazze europei e americani in India, negli ashram e nei monasteri buddisti. «Abbiamo dato loro ogni cosa, si dice, e non sono mai contenti». Forse vanno per il mondo a cercare qualcosa che non hanno potuto trovare presso di noi.

Riferendosi al pane, al vestito, o alla casa, Gesù è stato preciso e categorico: «Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né del vostro corpo come lo vestirete. La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi, non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete» (Lc 12,22‑24).

L’eccessiva attenzione ai problemi del mondo da parte degli uomini di chiesa, contrabbandata come carità verso i poveri, può essere a volte un modo facile per sfuggire alle parole troppo impegnative del Vangelo. Forse dovremmo rivolgere a noi stessi il rimprovero di Gesù: «Non cercate perciò che cosa mangerete o berrete e non state con l’animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo» (Lc 12,29).

Siamo forse anche noi gente del mondo e a questa mentalità abbiamo educato i nostri figli dichiarando esaltato o folle chiunque vuole seguire il Vangelo. Spesso anche recitiamo il «Credo»: ma i fatti della nostra vita e le idee che professiamo smentiscono le nostre professioni di fede.

E proprio vero: dobbiamo convertirci. Spesso andiamo a confessarci e denunciamo fatti minimi, mentre non ci accorgiamo della idolatria che si è annidata nella nostra vita.

3. La tentazione del potere

Di fronte alla vista di tutti i regni della terra, il satana dichiara che ogni potere e gloria sono stati dati a lui e che egli può darli a chi vuole. Non parla di un potere e di una gloria raggiunti con l’inganno, ma di «ogni potere e gloria».

Chi vive nel potere e nella gloria dei regni di questa terra li può usare in nome del demonio; chiunque è esaltato per le sue opere soggiace a questa tentazione.

Anche Gesù è stato esaltato, ma sulla croce. Il potere che viene da Dio si esercita servendo e morendo, non dominando. Ogni altro potere viene dal maligno: ogni potere che schiaccia un altro, sia esso genitore o figlio, insegnante o discepolo, sacerdote o padrone, marito o moglie, non viene da Dio.

Chi ha autorità non deve esercitare un potere, ma solo mettersi a servizio con l’amore. A chi ha autorità si deve rispondere evidentemente con l’obbedienza; ma non esiste mai obbedienza a senso unico: deve obbedire l’inferiore al superiore, ma anche viceversa; un genitore si farà obbedire da suo figlio, quando sarà in grado di darsi con amore per il bene di suo figlio.

Dio sa veramente comandare: non comanda mai con la forza, con l’imposizione, ma con l’amore e in un modo così delicato che con difficoltà ci accorgiamo del suo potere. Noi spesso comandiamo con la forza, con la violenza, in modo pesante. Perché ci meravigliamo poi che la risposta si traduca spesso in un rifiuto? Quando uno comanda usando il potere, inevitabilmente scatena la reazione dell’oppresso che vuole la libertà.

L’obbedienza è un atto grande di virtù, che deve far parte della nostra vita, ma a volte anche la disobbedienza può essere necessaria. Dobbiamo imparare anche la disobbedienza quando ci venisse comandato il male. Quante stragi sarebbero state evitate se gli uomini avessero imparato anche a disobbedire!

Noi non abbiamo il coraggio di opporci al potere, di rifiutare la gloria come ha fatto Gesù: eppure egli avrebbe «saputo» usare «bene» il potere che il satana gli voleva dare!

Se siamo veramente convinti che ogni potere che schiavizza gli altri viene da satana, siamo invitati, sull’esempio di Gesù, a fare tutti questo gesto di rifiuto.

4. La tentazione della religione falsata

A questo punto satana tenta Gesù nel più profondo della sua esperienza, cioè nel suo rapporto con Dio. Neppure a noi questa prova verrà risparmiata.

Ci sembra normale e legittimo «far collaborare» Dio ai nostri progetti. Quante volte abbiamo rimproverato Dio, perché non si è messo al nostro servizio! Troppo spesso infatti pensiamo a Dio come a un nostro servo: facciamo tutto come non esistesse, e quando non arriviamo a soddisfare da soli i nostri desideri, pretendiamo che Dio ci venga in aiuto. Ma non è Dio nostro servo: siamo noi i servitori di Dio.

«Gettati giù di qui. Sta scritto: Ai suoi angeli darà ordine per te, affinché ti custodiscano e ti reggano con le mani» (Lc 4,9). Con queste parole il demonio incita Gesù a gettarsi dalla cima del tempio affinché tutti vedano che Dio è con lui e che è suo amico.

E’ come usare i miracoli per convincere della verità che possediamo. Quante volte abbiamo usato Dio! Quando si usa Dio, non lo si fa per la sua gloria, ma per la nostra; non si annuncia la sua verità, ma la nostra.

Si cede alla tentazione della religione falsata ogni volta che si usano mezzi potenti, miracolistici per annunciare il Vangelo; o quando si costringono le coscienze e si obbligano gli uomini a obbedire ad altri uomini imponendo pesi che noi neppure tocchia­mo con un dito.

La tentazione della religione falsata, cioè il potere terreno che si arrogano certi uomini religiosi, è l’astuzia più sottile di satana, che spesso, come ha tentato di fare con Gesù, usa la religione per comandare sugli uomini e imporre loro la sua verità.

Signore nostro Dio, ascolta la voce della chiesa che t’invoca nel deserto del mondo: stendi su di noi la tua mano, perché, nutriti con il pane della tua parola e fortificati dal tuo Spirito, vinciamo con il digiuno e la preghiera le continue seduzioni del maligno.

 

Fonte: www.dehoniane.it