
II Domenica di Pasqua anno C. L'amore del Signore per Tommaso e per quanti faticano nella fede
Secondo il Vangelo di oggi, l'apostolo Tommaso fa esperienza proprio della misericordia di Dio, che ha un volto concreto, quello di Gesù Risorto. Tommaso non si fida di ciò che gli dicono gli altri Apostoli: «Abbiamo visto il Signore»; non gli basta la promessa di Gesù, che aveva annunciato: il terzo giorno risorgerò. Vuole vedere, vuole mettere la sua mano nel segno dei chiodi e nel costato. E il comportamento di Gesù è la pazienza: Gesù non abbandona Tommaso nella sua incredulità; gli dona una settimana di tempo, non chiude la porta, attende. Arriva e gli dice con chiarezza: Non essere incredulo, ma credente". E Tommaso riconosce la propria povertà. «Mio Signore e mio Dio»: con questa invocazione semplice ma piena di fede risponde alla pazienza di Gesù. Si lascia avvolgere dalla misericordia divina, la vede davanti a sé, nelle ferite delle mani e dei piedi, nel costato aperto, e ritrova la fiducia: diventa una persona nuova, non più incredula, ma credente.
Pensiamo a Pietro: per tre volte rinnega Gesù proprio quando doveva essergli più vicino; e quando tocca il fondo incontra lo sguardo di Gesù che, con pazienza, senza parole gli dice: «Pietro, non avere paura della tua debolezza, confida in me»; e Pietro comprende, sente lo sguardo d'amore di Gesù e piange.
Ricordiamo i due discepoli di Emmaus: il volto triste, un camminare vuoto, senza speranza. Ma Gesù non li abbandona: percorre insieme la strada. Con pazienza spiega le Scritture che si riferivano a Lui e si ferma a condividere con loro il pasto. Questo è lo stile di Dio: Dio è paziente con noi perché ci ama, e chi ama comprende, spera, dà fiducia, non abbandona, non taglia i ponti, sa perdonare. Dio ci aspetta sempre, anche quando ci siamo allontanati! Lui non è mai lontano, e se torniamo a Lui, è pronto ad abbracciarci.
Annuncio di tenerezza, fiducia, misericordia è la parabola del Padre misericordioso, che accoglie il figlio che ritorna, lo accoglie nella gioia, nella festa. Papa Francesco sempre ci ricorda che Dio sempre ci aspetta, sempre ci accoglie, sempre ci persona, perché l'amore di Dio è più grande di ogni peccato.
Tornando al Vangelo, Gesù invita Tommaso a mettere la mano nelle sue piaghe delle mani e dei piedi e nella ferita del costato. Anche noi possiamo entrare nelle piaghe di Gesù, possiamo toccarlo realmente; e questo accade ogni volta che riceviamo con fede i Sacramenti. É proprio nelle ferite di Gesù che noi siamo sicuri, lì si manifesta l'amore immenso del suo cuore.
Il papa ci richiama che dobbiamo toccare la carne di Cristo, le ferite di Cristo nei poveri. Tommaso arriva a dir, toccando quelle ferite: "Mio Signore e mio Dio". Noi possiamo arrivare a vivere la vita cristiana in maniera profonda e avvicinandoci ai poveri, ai malati, a qualunque sofferente, toccando le loro ferite, sappiamo che in essi c'è il Signore Gesù: anche davanti a loro possiamo dire con l'amore la nostra fede: Mio Signore e mio Dio".
don Roberto Rossi
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