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III Domenica del tempo Ordinario anno A. Chiamati dalle tenebre alla luce

Il vangelo ci mostra Gesù aprire la sua predicazione in un quadro sociale e religioso tanto simile al nostro: multiculturalità, diversità di ogni genere, e insieme necessità di confronto e di incontro. Anche noi siamo immersi, ognuno nella propria quotidianità, nella "Galilea delle Genti".

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Venne a Cafàrnao

Non ci fa difficoltà pensare che Gesù abbia compiuto le profezie dell'Antico Testamento nei momenti salienti della sua vita come la sua nascita o la sua passione, morte e risurrezione... tuttavia è bello scoprire nel vangelo di questa domenica che tutta la vita di Gesù, anche nei momenti più ordinari, è stata all'insegna del compimento delle scritture. Questo pensiero ci aiuta a scoprire che ogni battezzato, anche nell'ordinarietà, può e deve vivere il vangelo.

1. Con il brano evangelico di questa domenica comincia in Matteo il racconto della vita pubblica di Gesù nelle città e nei villaggi della Galilea. Dopo la presentazione di Giovanni il Battista, il battesimo di Gesù nel Giordano (in Giudea), le tentazioni nel deserto e l'arresto di Giovanni ad opera di Erode, i primi versetti del brano ci informano che Gesù "si ritirò nella Galilea e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare". A prima vista verrebbe da pensare che Gesù in qualche modo, vista la piega che prendeva la situazione, abbia voluto "defilarsi" ritenendo che non fosse ancora maturo il tempo di una predicazione aperta in Giudea. Ma Matteo previene questi sospetti del lettore, dandoci alcune "cifre" indiscutibili: innanzitutto dice che Gesù non se ne tornò al suo paesello, ma si stabilì a Cafàrnao, sul mare. In secondo luogo individua più o meno in quel luogo il territorio di confine ascritto alle tribù di Zabulon e Neftali, chiamato con il profeta Isaia, Galilea delle Genti. Il fatto che Gesù scelga come teatro della sua predicazione le rive del "mare" di Galilea, in una cittadina vivace come Cafàrnao, dice quanto a lui interessasse l'incontro con le persone nella loro vita ordinaria. Il tema del "mare", d'altra parte, non gode mai nella Bibbia di una buona reputazione. Il mare è sempre visto come simbolo di confusione, di peccato e di morte, luogo negli abissi del quale si cela il mistero del caos, contrapposto all'ordine voluto da Dio nella creazione. A questo riferimento del "mare" dobbiamo poi aggiungere la citazione di Isaia e la situazione sociale della Galilea ai tempi di Gesù. Il brano di Isaia citato da Matteo - e ripreso anche nella 1ª lettura - fa riferimento a un periodo glorioso della storia del regno di Giuda, quando il giusto re Giosia (un re giovane del quale il brano profetico sta esaltando l'ascesa al trono) ripristina i confini dell'antico stato davidico. Sui territori del confine nord, sui quali era scesa la "tenebra" della devastazione assira, con i suoi orrori e con il ritorno all'idolatria, si era così di nuovo manifestata la luce della liberazione dall'oppressione e dalla violenza. Anche ai tempi di Gesù, la Galilea in genere era vista con sospetto dall'ebraismo ufficiale: luogo di confine, i villaggi ebraici sorgevano vicino a città pagane e sulle diverse sponde del lago di Tiberiade sorgevano luoghi di scambio con mescolanza di lingue, dialetti, usi e costumi.

2. Il vangelo ci mostra così Gesù aprire la sua predicazione in un quadro sociale e religioso tanto simile al nostro: multiculturalità, diversità di ogni genere, e insieme necessità di confronto e di incontro. Anche noi siamo immersi, ognuno nella propria quotidianità, nella "Galilea delle Genti". Talvolta guardiamo con sfiducia e forse perfino con sofferenza il correre quotidiano e le continue e insistenti "invasioni di campo" alle quali siamo sottoposti in ogni angolo della nostra giornata. Non che non ci faccia bene il richiamo a una vita più contemplativa, arricchita dal silenzio, dall'ascolto della Parola e dalla prolungata preghiera. Quante volte si sentono laici, sacerdoti e religiosi, seriamente impegnati, sospirare la quiete di un chiostro, o il lungo respiro che ci dona l'orizzonte visto dalla cima di un monte, quasi che bastasse un luogo per spegnere l'affanno della vita. Tuttavia il vangelo di Gesù è stato prima annunciato nella Galilea, in mezzo ai traffici di una città. Lo stesso Gesù è qui presentato diversamente dal Battista: Giovanni (la cui figura è ugualmente introdotta da Matteo attraverso una citazione di Isaia) stava nel deserto ove conduceva una vita penitente e solitaria; Gesù lascia il paese e cerca una città, un porto, un mercato, un luogo dove sono frequenti gli scambi anche con persone di lingua, cultura e religione diverse. Sì perché è lì, tra bancarelle, massaie e mendicanti che vuole far risuonare la buona notizia: la conversione ora è davvero a portata di mano, il regno dei cieli si sta avvicinando! Dobbiamo davvero renderci conto che il primo annuncio del vangelo non è questione di luoghi o di strutture e neppure di raffinati slogan: il primo annuncio è credere che ogni luogo, ogni tempo, ogni situazione è degna dell'amore di Dio in Cristo Gesù.

3. E ci commuove vedere come proprio dal di dentro di questa ordinarietà Gesù fa nascere le prime vocazioni a seguirlo. Dalla calca indistinta del porto di Cafàrnao, lo sguardo attento di Gesù, narrato da Matteo, ci fa incontrare Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, un attimo prima che essi lo abbiano scorto, intenti nei loro traffici quotidiani: pescare e riassettare le barche per poi tornare a pescare. Una ripetizione continua, che talvolta pare non avere senso e cadere nella tenebra del vuoto e della noia.
È lì, in quella caligine che appare la grande luce: lo sguardo di Gesù li ha incontrati, loro ancora non lo sanno, ma se diranno di sì e lo seguiranno, quella stessa vita diventerà un'avventura umana ricca di significato e di fascino. Chiediamo al Signore di essere cristiani così, capaci di sentire, in forza del nostro battesimo, lo sguardo del Signore che ci chiama in ogni più piccola e banale azione delle nostre giornate. Preghiamo perché in particolare i laici, le famiglie, i giovani, possano nei loro luoghi di vita incontrare cristiani capaci di mostrare come la luce del vangelo possa entrare in ogni situazione, e così sanare, far crescere e fortificare la fiducia nella vita.

Commento di don Guido Benzi
tratto da "Il pane della Domenica. Meditazioni sui vangeli festivi"
Ave, Roma 2007

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