Arcivescovo

S.E. Giuseppe

Satriano

IN AGENDA

Immacolata Concezione della Vergine Maria

Maria ha dovuto imparare a diventare spazio per Dio, in modo da poter essere in grado di portare la Parola in se stessa, di nutrire Dio nel seno del suo essere

Oggi, mentre celebriamo la festa di Maria, attualmente conosciuta nell'Occidente cristiano come la festa dell'Immacolata Concezione e nell'Oriente cristiano come la Maternità di S. Anna, vorrei ritornare con la memoria a una festa meno nota che abbiamo appena celebrato di recente, il 21 novembre: la festa della Presentazione o ingresso di Maria al Tempio.
Sulla base di un racconto apocrifo, trovato in un'opera risalente al secondo secolo, conosciuto come il Protovangelo di Giacomo, Maria ha abitato nel tempio per nove anni, quando era una bambina.
Il Protovangelo afferma, infatti, nel capitolo sesto, che all'età di un anno Maria venne presentata ai sacerdoti del Tempio dai suoi due genitori, Gioacchino e Anna; pochi anni dopo viene fatta accedere all'interno, prendendo parte alla vita sacerdotale, fino al momento dell'incontro con Giuseppe.
Sia la Presentazione di Maria che la festa di oggi dell’Immacolata Concezione ci dicono qualcosa su Maria e su di noi, e in questo senso le due feste mariane sono profondamente collegate tra loro, entrambe stanno cercando di farci preparare bene al Natale, ci dicono qualcosa su come prepararci all'arrivo di Dio.
L’Immacolata concezione ci mostra Dio al lavoro, nel preparare una degna dimora per il suo Figlio incarnato, la Presentazione di Maria al tempio, ci mostra Maria che prepara se stessa per divenire spazio abitato da Dio. 
Proprio come il suo figlio avrà poi bisogno di sviluppare la propria vita di fede in Dio, in quegli anni silenziosi a Nazareth, prima di essere battezzato e iniziare la sua missione, così Maria, a prescindere dai privilegi ricevuti nella sua concezione, ha avuto bisogno di prepararsi per il suo Dio durante lunghi anni. Dio fa la sua parte. Maria fa la sua parte.
Entrambe queste feste mariane ci ricordano una cosa importante: noi siamo uno spazio sacro, uno spazio che è aperto a Dio, spazio che può diventare la residenza di Dio.
Maria ha dovuto imparare a diventare spazio per Dio, in modo da poter essere in grado di portare la Parola in se stessa, di nutrire Dio nel seno del suo essere. Questo è molto importante, altrimenti, si rischia di relazionarci a Maria in una sorta di modo magico, come se tutto fosse già impostato da Dio per lei, e lei non avesse avuto davvero bisogno di accettare e abbracciare la sua vocazione in modo libero.
Come è stato possibile che Maria abbia potuto dire "sì" all'Annunciazione senza sapere bene cosa Dio le chiedesse, quando tanti dei leaders religiosi del suo tempo hanno detto “no” alla novità che Dio stava portando nella storia? Il “sì” di Maria aveva radici profonde nel suo spazio immacolato.
Sia la festa dell’Immacolata che quella della Presentazione ci mostrano il mistero di ciò che ha permesso a una ragazza di dire "sì" a Dio in modo così profondo. Queste feste mariane ci aiutano a riflettere e a imitare.
Quando siamo tiepidi, ci troviamo a metà strada in una scelta e non sappiamo bene cosa fare, abbiamo lasciato alle spalle una stanza della nostra vita, ma non abbiamo ancora il coraggio di  entrare nella successiva, guardiamo a Lei.
 L’Immacolata ci dice che è tempo di grazia quello in cui non siamo certi o in controllo della situazione. E’ qui che qualcosa di veramente nuovo può accadere.
Maria è aperta alla novità assoluta di Dio: dopo aver detto il primo “sì” da bambina, dirà il secondo, nell’Annunciazione, da adulta.
Nella sua vita ha avanzato nel cammino della fede, della dedizione, dell’obbedienza, dell’amore, della speranza (LG 58; 63; 65).
Mentre ci avviciniamo al Natale, possiamo chiederci: siamo pronti a ricevere Dio?
Maria ha avuto bisogno di preparazione, al fine di diventare spazio aperto, in cui Dio potesse fare qualcosa di totalmente nuovo. Certamente anche noi, in questo tempo di Avvento, possiamo prepararci alle sorprese di Dio.
Abbiamo bisogno di tempo per noi stessi, pronti ad entrare in quel santuario, quello spazio, dentro di noi, in modo che possiamo ricevere ciò che Dio può scegliere di darci, inaspettatamente.
Maria bambina al tempio, Maria giovane donna Immacolata a Nazareth: sono queste le due icone del tempo di Avvento, che ci aiutano a sperare nell’impossibile che appartiene solo a Dio.
In Inghilterra e in Normandia già nel secolo XI si celebrava una festa della concezione di Maria; si commemorava l’avvenimento in se stesso, soffermandosi soprattutto sulle sue condizioni miracolose (sterilità di Anna, ecc.). Oltre questo aspetto aneddotico, sant’Anselmo mise in luce la vera grandezza del mistero che si attua nella concezione di Maria: la sua preservazione dal peccato. Nel 1439 il concilio di Basilea considerò questo mistero come una verità di fede, e Pio IX ne proclamò il dogma ufficialmente nel 1854.
Maria Immacolata viene riconosciuta come la «nuova Eva, madre di tutti i viventi» (prima lettura). Appare accanto a Cristo, il nuovo Adamo, e perciò ci si presenta come colei che aiuta a riscoprire e a rispettare il posto della donna nella salvezza dell’umanità.
Ma non dimentichiamo che tutti noi siamo voluti e amati da Dio (seconda lettura), ciascuno ha il suo inconfondibile posto nell’umanità, ciascuno vi deve operare in maniera santa, senza macchia, nella carità. Maria sta certo al vertice di questa corrispondenza.
La scena dell’annuncio a Maria (Vangelo) è la pagina della cooperazione di Maria all’opera della salvezza. Il Concilio ha sottolineato con forza, come facevano già i Padri della Chiesa, che Maria ha apportato all’opera di Cristo non una inerte passività ma una operosa attività. Il suo «si» è stato mantenuto e accentuato in tutta la vita sino al calvario dove offrì Cristo che si offriva per la nostra salvezza.
TI ringraziamo, Padre Santo, “Tu hai preservato la Vergine Maria da ogni macchia di peccato originale, perché, piena di grazia, diventasse degna Madre del tuo Figlio. In lei hai segnato l’inizio della Chiesa,  sposa di Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza. Da lei, vergine purissima, doveva nascere il Figlio, agnello innocente che toglie le nostre colpe; e tu sopra ogni altra creatura la predestinavi per il tuo popolo avvocata di grazia e modello di santità”.

Alvise Bellinato

© www.omelie.org

Scarica il salmo di questa solennità, clicca qui

Ascolta il salmo di questa solennità, clicca qui

Per approfondimenti: www.musicasacrabari.com

Ascolta l'Inno ufficiale della visita del Santo Padre

Scarica lo spartito dell'Inno ufficiale della visita del Santo Padre

Novità: Rivista online di liturgia, vai al sito

 

Prossimi eventi