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Mercoledì delle Ceneri

Iniziamo il tempo prezioso della Quaresima.Un tempo “forte” per diventare forti nella fede, un tempo “favorevole”, cioè di grazia, di misericordia, di amore che Dio dona a tutti.

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Il versetto del canto al vangelo dice così: “Non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore”. (Mt. 4,17)
Queste poche parole delineano tutto il nostro cammino quaresimale.
Non indurire il cuore, cioè non sclerotizzarlo!.
Sappiamo tutti come ogni sclerosi porta a paralisi.
Qui in particolare si parla di paralisi del cuore che è la più grave di tutte, perché porta la morte.
Un cristiano che ha il cuore indurito non è cristiano.

Per non indurire il cuore, dice Gesù, è necessario ascoltare la voce del Signore.
Si ascolta bene nel silenzio. Il silenzio riconquistato dentro e fuori di noi.
Il chiasso che ogni giorno sopportiamo, ci porta lontano, ci disorienta, ci massifica, ci sclerotizza, ci indurisce il cuore appunto.
Imparare ad ascoltare il “suono del silenzio” (1 Re 19,12) significa donare vitalità al nostro cuore, elasticità, significa ritrovare forza e coraggio nel dono e nel servizio.
Infatti il silenzio ha la funzione di dare il giusto ritmo al dialogo con Dio, che chiede ascolto attento della sua Parole, e risposte concrete da dire e da dare con la vita.
È nel silenzio che troviamo la lucidità per mettere da parte le parole “seconde”, le nostre, rispetto alla parola “prima” che è solo di Dio
“Ascolta Israele, il Signore è uno” (Deuteronomio 6,4) cioè è l’unico che merita di essere ascoltato davvero.

Il Vangelo poi ci offre le pietre miliari che orientano il nostro cammino quaresimale, i pilastri su cui poggiare saldamente la nostra fede.
Il primo pilastro è l’elemosina. Oggi, per le strade e per le piazze, dentro i metrò, troviamo tanta gente a cui fare elemosina! Ma la modalità con cui la facciamo (gli spicci) non è quella richiesta dal Vangelo.
Il termine elemosina è un termine ricco, viene dal greco e designa sia la misericordia, sia la giustizia. di Dio
L’uomo di fede impara a fare misericordia se la contempla e la riconosce nella sua vita come dono gratuito del Signore.
È il Dio dei nostri padri, infatti che attraverso suo figlio Gesù, spogliato della sua ricchezza divina e reso in tutto simile a noi, eccetto nel peccato, che nell’offerta del suo figlio unico, ci dona misericordia, ci fa giustizia, cioè ci giustifica, ci dona la dignità di figli.
Vivere l’elemosina verso chi ha bisogno, significa prima di tutto effettuare in noi un cambiamento di mentalità che chiede di guardare ad ogni uomo come a fratello, anche se diverso nel colore della pelle, nella cultura e nella fede, vuol dire cercare di realizzare per loro e insieme a loro quella giustizia e quella misericordia capaci di donare dignità e rispetto alla loro esistenza.
L’altro elemento necessario è la preghiera, come forza, come sostegno, come confronto, come conforto, come richiesta di aiuto nel servizio di amore
L’ultimo, ma non ultimo è il digiuno, cioè la capacità di digiunare, cioè di dominare i nostri istinti, per essere vigili, attenti!
Se ci si appesantisce il cuore, non si ha la forza di costruire, di darsi da fare.
La pesantezza del cuore porta ad accontentarsi del poco che il quotidiano ci “costringe” a fare chiudendoci gli orecchi e gli occhi per non ascoltare e non vedere Dio che chiede aiuto nei fratelli bisognosi.

Tutto questo, suggerisce ancora il vangelo, va vissuto nel segreto, perché lo veda solo il Padre.

Che il cammino quaresimale che oggi cominciamo possa essere davvero un trampolino che ci porta a vivere il passaggio pasquale nella gioia vera.

Piera Cori

© www.omelie.org

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