Arcivescovo

S.E. Giuseppe

Satriano

IN AGENDA

Santa Famiglia anno A. La famiglia, oltre la famiglia

Il personaggio che emerge dal racconto di Matteo, è Giuseppe, lo sposo di Maria, il custode di Gesù. Giuseppe appare come l'uomo che sa riconoscere la provvidenza divina in ogni circostanza, anche nelle situazioni più complicate e senza apparente via di uscita.

Dall'esilio ho chiamato mio figlio

Emigrare, scappare, cercare rifugio: è una realtà che ha sempre accompagnato la storia degli uomini; è una scena che continua a riprodursi per non poche coppie o singoli genitori con i loro bambini. Quasi ogni giorno, soprattutto in certi periodi dell'anno, la televisione propone immagini di profughi che fuggono da rischi e pericoli gravi nella ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa per se stessi e per le loro famiglie.
Il testo di Matteo, ricordando la fuga di Gesù minacciato di morte da Erode, fa riferimento all'esodo di Israele dall'Egitto: la grande fuga dalla schiavitù verso la terra della libertà, dove "scorrono latte e miele". L'uscita dall'Egitto è l'evento fondante della storia di un popolo liberato, che riconosce nell'amore assolutamente gratuito di Dio non solo la propria origine, ma anche la sorgente del proprio sviluppo, del proprio benessere, della propria felicità. Senza libertà e senza la possibilità di usufruire dei beni della terra l'uomo è umiliato, calpestato nella propria dignità, vilipeso.

1. Gesù, con Maria e con Giuseppe, conosce l'esperienza della fuga e dell'esilio, dell'insicurezza e dell'abbandono. Ha vissuto sulla sua pelle le situazioni più difficili ed emarginanti della vita umana, perché nessuno si sentisse escluso dalla vicinanza amorosa di Dio.
La fuga in Egitto sta a dire che Dio è là dove l'uomo è in pericolo, là dove l'uomo soffre, là dove scappa, dove sperimenta l'insicurezza e l'abbandono, ed è anche là dove l'uomo sogna, progetta, decide e sceglie per la vita e la dignità sua e dei suoi cari.
Gesù, sembra suggerire l'evangelista, è il "nuovo Mosè", predetto da Dt 18,15; anzi, più grande di Mosè, perché compie un'opera di liberazione più importante e decisiva non solo a favore di Israele, ma dell'intera umanità. La discesa e il ritorno dall'Egitto adombrano la missione di Gesù che riprende le fila della storia passata per ricomporle, nella sua persona e nella sua opera, in unità.
Nello stesso tempo, l'evangelista annuncia, in maniera discreta, la Pasqua di Gesù, l'ultimo esodo che egli compie con la morte e il ritorno in vita nella risurrezione, e con il passaggio da questo mondo al Padre, aprendo così agli uomini la via della piena e perfetta libertà. Fin dall'inizio, la vita di Gesù è caratterizzata da incomprensioni, ostilità, minacce. Egli incarna la figura del "Servo sofferente" di Dio, che sacrifica se stesso per i peccati del suo popolo (cfr. Mt 1,21).

2. Il personaggio che emerge dal racconto di Matteo, è Giuseppe, lo sposo di Maria, il custode di Gesù. Giuseppe appare come l'uomo che sa riconoscere la provvidenza divina in ogni circostanza, anche nelle situazioni più complicate e senza apparente via di uscita. Giuseppe non è mai un rassegnato, tanto meno sfiduciato o disperato. Non c'è situazione talmente difficile che sia capace di farlo demordere. È significativo che i testi evangelici non riportino parole di Giuseppe: parla la sua vita. Bastano il suo esempio, la sua condotta, il suo comportamento di uomo che ascolta, ricerca, riflette, vive in profonda intimità con Dio, sa cogliere e seguire le ispirazioni, sa valutare e orientarsi, sa decidere con risolutezza, non per il proprio interesse, ma per il rispetto e l'amore incondizionato, che nutre verso Maria e verso Gesù. Certo quella di Gesù, Maria e Giuseppe è una famiglia "singolarissima", ma non per questo meno significativa per le nostre famiglie. Del resto ogni realtà familiare vive una sua originalità: è, nel suo genere, "unica e irripetibile". Troviamo, tuttavia, nella santa famiglia di Nazaret elementi ispiratori, cui fare riferimento per il bene e il benessere di singoli, coppie e famiglie. Ne indichiamo quattro:

- Il primo, di carattere più generale, è un invito alla fiducia: nessun potere mondano è in grado di annullare il disegno di Dio e la sua volontà di salvezza. Il Signore guida la storia e, nel rispetto delle libere scelte dell'uomo, conduce tutto con molta pazienza verso il bene e verso il compimento del suo disegno.

- Il secondo elemento riguarda il valore della vita quotidiana, che può apparire banale e senza capacità incisiva per la piena realizzazione della vita delle persone e senza incidenza sul cammino della storia. Matteo nota che Gesù "andò ad abitare in una città chiamata Nazaret" (Mt 2,23), località oscura della Galilea. Qui Gesù trascorre la maggior parte della sua vita: fatto che ha suscitato e continua a suscitare stupore, se si pensa alla grandiosità della missione ricevuta. Ma questo è lo stile di Dio: fare grandi cose per la via dell'umiltà, della piccolezza, del nascondimento, della apparente inutilità. Nella vita di ogni giorno, semplice, ordinaria, ripetitiva, costruiamo la nostra personalità e ci mettiamo in condizione di compiere il disegno di Dio su di noi e sulla storia.

- Il terzo riguarda la vita familiare. Ogni membro di una famiglia che voglia rispettare e compiere il progetto di Dio, è chiamato a uscire da sé, a porsi in primo luogo le domande sul bene dell'altro, facendo propria l'esortazione di Paolo a "gareggiare nella stima vicendevole" (cfr. Rm 12,10). La 2ª lettura della Messa odierna applica alla coppia e alla famiglia quelle "regole" di vita che appartengono all'intera comunità cristiana: amore, bontà, misericordia, rispetto vicendevole, sopportazione, perdono; tutto nella ricerca della volontà di Dio e di una vita evangelicamente condotta. L'ascolto comune della Parola e la preghiera fatta insieme costituiscono la sorgente e l'alimento di relazioni veramente belle e significative. Le difficoltà, le sofferenze, le prove possono diventare occasione per verificare la qualità delle relazioni coniugali e familiari, per rinsaldare i rapporti fra i membri della famiglia, per far crescere la capacità di solidarietà e di condivisione. Il libro del Siracide (1ª lettura) sollecita una particolare attenzione e cura verso il genitore ammalato, non autosufficiente, "che ha perduto il senno": "Compatiscilo e non disprezzarlo" (cfr. Sir 3,13-14).

- Il quarto riguarda la relazione della chiesa e della società nei confronti delle coppie o delle famiglie per qualsiasi ragione in difficoltà. La loro accoglienza, l'ospitalità, la cura premurosa costituiscono non tanto un obbligo quanto un bisogno del cuore, perché così si condivide la sollecitudine di Dio verso coloro che vivono maggiormente nel disagio.


Commento di don Ugo Ughi
tratto da "Il pane della Domenica. Meditazioni sui vangeli festivi"
Ave, Roma 2007

Per il Video-Commento al Vangelo, clicca qui

Scarica il ritornello al Salmo e la salmodia, clicca qui

Prossimi eventi