Santa Famiglia anno A. La famiglia, oltre la famiglia

Dall'esilio ho chiamato mio figlio 
 
Emigrare,  scappare, cercare rifugio: è una realtà che ha sempre accompagnato la  storia degli uomini; è una scena che continua a riprodursi per non poche  coppie o singoli genitori con i loro bambini. Quasi ogni giorno,  soprattutto in certi periodi dell'anno, la televisione propone immagini  di profughi che fuggono da rischi e pericoli gravi nella ricerca di  sicurezza e di una vita dignitosa per se stessi e per le loro famiglie. 
Il  testo di Matteo, ricordando la fuga di Gesù minacciato di morte da  Erode, fa riferimento all'esodo di Israele dall'Egitto: la grande fuga  dalla schiavitù verso la terra della libertà, dove "scorrono latte e  miele". L'uscita dall'Egitto è l'evento fondante della storia di un  popolo liberato, che riconosce nell'amore assolutamente gratuito di Dio  non solo la propria origine, ma anche la sorgente del proprio sviluppo,  del proprio benessere, della propria felicità. Senza libertà e senza la  possibilità di usufruire dei beni della terra l'uomo è umiliato,  calpestato nella propria dignità, vilipeso. 
 
1. Gesù, con Maria e  con Giuseppe, conosce l'esperienza della fuga e dell'esilio,  dell'insicurezza e dell'abbandono. Ha vissuto sulla sua pelle le  situazioni più difficili ed emarginanti della vita umana, perché nessuno  si sentisse escluso dalla vicinanza amorosa di Dio. 
La fuga in  Egitto sta a dire che Dio è là dove l'uomo è in pericolo, là dove l'uomo  soffre, là dove scappa, dove sperimenta l'insicurezza e l'abbandono, ed  è anche là dove l'uomo sogna, progetta, decide e sceglie per la vita e  la dignità sua e dei suoi cari. 
Gesù, sembra suggerire  l'evangelista, è il "nuovo Mosè", predetto da Dt 18,15; anzi, più grande  di Mosè, perché compie un'opera di liberazione più importante e  decisiva non solo a favore di Israele, ma dell'intera umanità. La  discesa e il ritorno dall'Egitto adombrano la missione di Gesù che  riprende le fila della storia passata per ricomporle, nella sua persona e  nella sua opera, in unità. 
Nello stesso tempo, l'evangelista  annuncia, in maniera discreta, la Pasqua di Gesù, l'ultimo esodo che  egli compie con la morte e il ritorno in vita nella risurrezione, e con  il passaggio da questo mondo al Padre, aprendo così agli uomini la via  della piena e perfetta libertà. Fin dall'inizio, la vita di Gesù è  caratterizzata da incomprensioni, ostilità, minacce. Egli incarna la  figura del "Servo sofferente" di Dio, che sacrifica se stesso per i  peccati del suo popolo (cfr. Mt 1,21). 
 
2. Il personaggio che  emerge dal racconto di Matteo, è Giuseppe, lo sposo di Maria, il custode  di Gesù. Giuseppe appare come l'uomo che sa riconoscere la provvidenza  divina in ogni circostanza, anche nelle situazioni più complicate e  senza apparente via di uscita. Giuseppe non è mai un rassegnato, tanto  meno sfiduciato o disperato. Non c'è situazione talmente difficile che  sia capace di farlo demordere. È significativo che i testi evangelici  non riportino parole di Giuseppe: parla la sua vita. Bastano il suo  esempio, la sua condotta, il suo comportamento di uomo che ascolta,  ricerca, riflette, vive in profonda intimità con Dio, sa cogliere e  seguire le ispirazioni, sa valutare e orientarsi, sa decidere con  risolutezza, non per il proprio interesse, ma per il rispetto e l'amore  incondizionato, che nutre verso Maria e verso Gesù. Certo quella di  Gesù, Maria e Giuseppe è una famiglia "singolarissima", ma non per  questo meno significativa per le nostre famiglie. Del resto ogni realtà  familiare vive una sua originalità: è, nel suo genere, "unica e  irripetibile". Troviamo, tuttavia, nella santa famiglia di Nazaret  elementi ispiratori, cui fare riferimento per il bene e il benessere di  singoli, coppie e famiglie. Ne indichiamo quattro: 
 
- Il primo,  di carattere più generale, è un invito alla fiducia: nessun potere  mondano è in grado di annullare il disegno di Dio e la sua volontà di  salvezza. Il Signore guida la storia e, nel rispetto delle libere scelte  dell'uomo, conduce tutto con molta pazienza verso il bene e verso il  compimento del suo disegno. 
 
- Il secondo elemento riguarda il  valore della vita quotidiana, che può apparire banale e senza capacità  incisiva per la piena realizzazione della vita delle persone e senza  incidenza sul cammino della storia. Matteo nota che Gesù "andò ad  abitare in una città chiamata Nazaret" (Mt 2,23), località oscura della  Galilea. Qui Gesù trascorre la maggior parte della sua vita: fatto che  ha suscitato e continua a suscitare stupore, se si pensa alla  grandiosità della missione ricevuta. Ma questo è lo stile di Dio: fare  grandi cose per la via dell'umiltà, della piccolezza, del nascondimento,  della apparente inutilità. Nella vita di ogni giorno, semplice,  ordinaria, ripetitiva, costruiamo la nostra personalità e ci mettiamo in  condizione di compiere il disegno di Dio su di noi e sulla storia. 
 
-  Il terzo riguarda la vita familiare. Ogni membro di una famiglia che  voglia rispettare e compiere il progetto di Dio, è chiamato a uscire da sé, a porsi in primo luogo le domande sul bene dell'altro, facendo propria  l'esortazione di Paolo a "gareggiare nella stima vicendevole" (cfr. Rm  12,10). La 2ª lettura della Messa odierna applica alla coppia e alla  famiglia quelle "regole" di vita che appartengono all'intera comunità  cristiana: amore, bontà, misericordia, rispetto vicendevole,  sopportazione, perdono; tutto nella ricerca della volontà di Dio e di  una vita evangelicamente condotta. L'ascolto comune della Parola e la  preghiera fatta insieme costituiscono la sorgente e l'alimento di  relazioni veramente belle e significative. Le difficoltà, le sofferenze,  le prove possono diventare occasione per verificare la qualità delle  relazioni coniugali e familiari, per rinsaldare i rapporti fra i membri  della famiglia, per far crescere la capacità di solidarietà e di  condivisione. Il libro del Siracide (1ª lettura) sollecita una  particolare attenzione e cura verso il genitore ammalato, non  autosufficiente, "che ha perduto il senno": "Compatiscilo e non  disprezzarlo" (cfr. Sir 3,13-14). 
 
- Il quarto riguarda la  relazione della chiesa e della società nei confronti delle coppie o  delle famiglie per qualsiasi ragione in difficoltà. La loro accoglienza,  l'ospitalità, la cura premurosa costituiscono non tanto un obbligo  quanto un bisogno del cuore, perché così si condivide la sollecitudine  di Dio verso coloro che vivono maggiormente nel disagio.
Commento di don Ugo Ughi 
tratto da "Il pane della Domenica. Meditazioni sui vangeli festivi" 
Ave, Roma 2007
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