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Veglia nella Notte di Pasqua

Solo le donne non avevano tradito e abbandonato il Signore; anzi lo avevano accompagnato e servito dalla Galilea a Gerusalemme, fino a divenire sue familiari

Protagoniste le donne, tenaci, coraggiose, intuitive sul fatto che non era tutto finito nel tremore di terra di quel venerdì. Il "genio femminile" di cui parla la Mulieris dignitatem (MD) si riferisce anche a questo intuito sulla resurrezione, a questo precedere gli stessi apostoli nella speranza della vita che vince la morte. L'Esortazione apostolica dice di più: "Le donne sono le prime presso la tomba. Sono le prime a trovarla vuota. Sono le prime ad udire: 'Non è qui. È risorto'. Sono le prime a stringergli i piedi. Sono anche chiamate per prime ad annunciare questa verità agli apostoli. (...) Maria di Magdala è la prima ad incontrare il Cristo risorto. (...) Per questo essa venne anche chiamata 'la apostola degli apostolì, Maria di Magdala fu la testimone oculare del Cristo risorto prima degli apostoli e, per tale ragione, fu anche la prima a rendergli testimonianza davanti agli apostoli" (MD 16).

Ultime a lasciare il Golgota bagnato di sangue, le donne sono anche prime a ricevere e a trasmettere l'annuncio della sua resurrezione. La missione evangelizzatrice della Chiesa, al suo albore, è tutta al femminile. Se c'è una precedenza ai piedi della croce e davanti al sepolcro vuoto, non è questione di genere, ma di misericordia. Maria di Magdala è la donna perdonata e perciò risorta.

Dopo aver unto e fasciato il corpo morto del Signore, rimaste presso il sepolcro quando già splendeva la luce del sabato, le donne ricevono la prima apparizione del risorto e ne danno l'annuncio ai discepoli. Come l'annuncio dell'incarnazione fu portato a Maria di Nazareth, così ora tocca a Maria Maddalena.

Anche Maria è tra le donne "mirofore" che si recano al sepolcro del Signore. Così crede e prega la liturgia bizantina. Queste donne portano olio profumato ("myron") per ungere il corpo del Signore. "Myron", nel Cantico dei Cantici, è anche un nome dello sposo. Gesù è figlio di Dio e sposo della Chiesa che lo invoca come suo "myron". E Maria è "mirofora", portatrice del figlio di Dio, sposo dei salvati.

E le donne sono "apostole degli Apostoli", "eguali agli Apostoli" (isapóstolai); così le chiama ancora la tradizione orientale. Le "mirofore", testimoni della morte e della sepoltura di Cristo, sono coloro che hanno cercato lo sposo assente e, dopo tre giorni, lo incontrano risorto, Emmanuele, eterno giovane. Prime a vederlo e a sentirlo, esse sono anche vere testimoni della tomba vuota e dell'annuncio di Pasqua, prima agli apostoli e, da questi, al mondo intero.

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Solo le donne non avevano tradito e abbandonato il Signore; anzi lo avevano accompagnato e servito dalla Galilea a Gerusalemme, fino a divenire sue familiari. Proprio il mattino di Pasqua, pur non avendo esse un vero posto nella struttura gerarchica e sacramentale, assumono un ruolo di primissimo piano perché è in virtù della loro fede che esse appartengono alla nuova famiglia di Dio, nata dalla Risurrezione. È così forte questa convinzione per la Chiesa bizantina che la festa delle "mirofore" si protrae per un'intera settimana, "la Settimana delle mirofore evangeliste". La Liturgia così le saluta: "Le donne di divina sapienza correvano con aromi, e ti cercarono con lacrime quasi tu fossi un mortale. Ma esultanti di gioia, ti adorarono Dio vivo, e te annunciarono ai discepoli tuoi, o Cristo".

Agenzia SIR

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

VEGLIA PASQUALE          
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Salmo dopo la II lettura Proteggimi, o Dio, in te mi rifugio
Salmo dopo la III lettura Cantiamo al Signore: stupenda è la sua vittoria
Salmo dopo la IV lettura Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato
Salmo dopo la V lettura Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza
Salmo dopo la VI lettura Signore, tu hai parole di vita eterna
Salmo dopo la VII lettura Come la cerva anela ai corsi d'acqua
Salmo dopo la VII lettura (2) Crea in me, o Dio, un cuore puro    
Salmo dopo l'Epistola Alleluia, celebrate il Signore (Sl 117)    
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