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VI Domenica del tempo Ordinario anno A. La Nuova Giustizia

La giustizia, sviluppata nelle antitesi, diventa l'invito a cambiare praticamente e seriamente il nostro modo di vivere. Il vangelo ci offre anche gli ambiti vitali da dove iniziare

La "Lectio Cursiva" del vangelo di Matteo ci propone tre - 1. 5,21-22; 2. 5,27-28; 3. 5,31-32 - delle sei antitesi del "Discorso della Montagna". Lo sfondo su cui collocare e leggere l'intero brano è l'espressione: se la vostra giustizia non supererà… In questo caso il concetto di giustizia, chiave di lettura, deve essere inteso come la capacità di instaurare rapporti qualitativamente nuovi nel contesto sociale in cui siamo chiamati ad operare… e se si va oltre la giustizia riguarda anche il nuovo modo di rapportarsi con Dio e non solo con gli altri. La giustizia, sviluppata nelle antitesi, diventa l'invito a cambiare praticamente e seriamente il nostro modo di vivere. Il vangelo ci offre anche gli ambiti vitali da dove iniziare:

1. Il proprio Fratello… tale rapporto deve essere caratterizzato da un linguaggio sostanzialmente corretto, da espressioni che non risultano offensive o che vanno a ledere la dignità di coloro che abbiamo la fortuna di incontrare sul nostro cammino. Il testo ci suggerisce che ci sono tante forme e maniere di sopprimere la vita… una è proprio quando non si è capaci di controllare i propri modi di esprimersi e i propri sentimenti. Inoltre, il brano in questione è un invito ad essere costruttori di pace, anche quando da offesi siamo chiamati a fare "il primo passo"… passo molto pesante, ma lo dobbiamo fare imitando Gesù che, pur di salvare l'uomo, non ha rifiutato la croce e dalla croce ha offerto il perdono a tutta l'umanità. Troviamo sotteso un appello a auto-educazione proposta da Gesù stesso e riportata brillantemente dall'evangelista Marco al c.7: Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro"… E diceva: "Ciò che esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo. È questa una sollecitazione ad abbandonare alcuni schemi tradizionali di vivere la fede fondati sull'apparenza per poter entrare nel cuore del vangelo… che punta sul cambiamento del cuore dell'uomo.

2. Il proprio desiderio… oggi come non mai questo argomento torna di estrema attualità. Come cristiani del nostro tempo, con pregi e difetti, possiamo assistere ad un incontrollato desiderio… tutto è buono o lecito per sedurre e lasciarsi sedurre. In tutto questo discorso ultimamente la tecnologia fa la parte del leone: il tradimento /l'adulterio esce dai luoghi comuni e "corre" sui telefonini e nei "social network". A questo punto occorre dire che il discorso evangelico suona strano - o è fuori luogo - in un mondo poco reale e sempre più virtuale… un mondo che, nascondendosi dietro uno schermo del computer, permette di liberare tutti i freni inibitori del nostro essere. L'esortazione offerta dal vangelo è fondamentalmente legata al controllo di se stessi per evitare lo sfacelo di persone e famiglie. Il vangelo dice che di fronte ad un mancato controllo di sé le persone diventano solo oggetto - da usare e buttare - di un mio modo di vivere. Lo stile di vita offerto dal testo del vangelo è quello di lavorare sodo per tentare di trovare la serenità necessaria che diventa la base per edificare la propria personalità e rispettare gli altri come persone che godono di una dignità.

3. Il proprio impegno… anche se il testo presenta il tema del divorzio, non è da escludere l'impegno a mantenere unita la famiglia… perché essa è fondamento della società e "piccola chiesa domestica". Anche in questo il legame con ciò che è stato detto è molto forte: ad uno sfacelo dei sentimenti, corrisponde una estrema facilità a "sfasciare" le famiglie. Ci sembra di assistere ad un "botta" e "risposta": Tu hai fatto questo e io ricambio… e i figli che fine fanno? Ma il problema è a monte: il fidanzamento non viene vissuto come "tempo di grazia" favorevole alla conoscenza dell'altro, ma è impostato, nella maggior parte dei casi, come il "momento" di una conoscenza più intima che sfocia in quegli atti che sono riservati a coloro che hanno contratto matrimonio. Ancora, proprio durante il fidanzamento non si abbandonano "le vecchie fiamme"… e non c'è niente di male se capita! Un punto di partenza del genere è già fallimentare per la vita di coppia… vita che è buttata su tutte le pagina di cronaca di qualsiasi giornale o rivista. In merito basta pensare che la domenica mattina rai1 dedica quasi 20 min a "notizie" del genere e ciò la dice lunga. Allora l'impegno del cristiano è proprio quello di una serietà che deve caratterizzare questo ambito di vita. È necessario saper porre dei segni, saper spronare noi stessi e gli altri ad una vita che abbia dei valori su cui fondarsi e per i quali vale la pena vivere… in questo modo si può iniziare a far fronte allo sfacelo generale.

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