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XXXIV Domenica del tempo Ordinario anno C. Cristo Re: Un potere che si fa dono

L'anno liturgico, che segna la Storia di Dio con e per l'uomo, inizia con l'attesa del Messia, ossia con l'Avvento, che porta al Natale, e si chiude con la Solennità di oggi: Gesù Cristo, Re dell'universo.E' tempo che, per noi credenti, dovrebbe essere vissuto ‘per Cristo, con Cristo e in Cristo'.

Dovrebbe farci riflettere e soprattutto riempire il nostro cuore di gratitudine verso il Padre, come ci ricorda S. Paolo: "Fratelli, ringraziamo con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È Lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre, e ci ha trasferiti nel regno del Suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati.', ricordandoci come Cristo deve diventare l'Unico, il Centro della nostra vita, poiché ‘Egli è l'immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura: perché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose,... Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui. Egli è anche il Capo del Corpo che è la Chiesa, il principio, il Primogenito di coloro che resuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perciò piacque a Dio di fare abitare in Lui ogni pienezza e per mezzo di Lui riconciliare a Sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della Sua croce, cioè per mezzo di Lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli".(Col. 1, 12-20)

Parole di un Apostolo veramente innamorato di Gesù, che riassumeva il senso della sua vita e missione proclamando: ‘Per me vivere è Cristo'.
E per noi? Gesù è davvero il Re dei nostri cuori?

Se così fosse quanta più pace vivremmo, anche in mezzo alle difficoltà e drammi della vita, perché la potenza di Gesù, la Sua regalità, è l'Amore, che non è mai imposizione, ma solo dono, incredibile dono, che non ha paura di andare incontro ad ogni conseguenza per essere tale. L'Amore, quando è vero, non si ferma davanti alle difficoltà, ma va fino in fondo... pagando di persona.

Questo Amore che si dona, oggi viene raccontato dall'Evangelista Luca:

"In quel tempo, il popolo stava a vedere, i capi invece schernivano Gesù dicendo: ‘Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il Suo eletto'. Anche i soldati lo schernivano e Gli si accostavano per porgerGli l'aceto, e dicevano: ‘Se tu sei il re dei Giudei salva te stesso'.

C'era anche una scritta sopra il suo capo: ‘Questi è il re dei Giudei'.

A questo punto, proprio nel momento più drammatico, più difficile e incomprensibile per noi uomini, sollecitati dalla superbia ad affermarci sempre sugli altri, Gesù offre una meravigliosa prova della natura del Suo Amore, della Sua Regalità.

"Uno dei malfattori - continua il Vangelo - appeso alla croce, Lo insultava: ‘Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!'. Ma l'altro lo rimproverava: ‘Neanche tu hai timore di Dio, benché sia condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, Egli invece non ha fatto nulla di male'. E aggiunse: ‘Gesù, ricordati di me, quando entrerai nel tuo regno'. Gli rispose: ‘In verità in verità ti dico: oggi sarai con me in Paradiso'. (Lc. 23, 35-43)

La vicenda del ‘buon ladrone' fa nascere un profondo stupore interiore.

Ecco un uomo che ammette i suoi errori, riconosce quello che ha fatto di male e, di fronte all'innocenza di Gesù, che dà la vita per salvare chi è perduto, comprendendone misteriosamente il senso e il valore, Gli rivolge quella stupenda preghiera: ‘Ricordati di me nel tuo Regno': una preghiera che compendia una conversione e che subito riceve la risposta, che giunge a ciascuno di noi, quando imitiamo il buon ladrone: ‘Oggi sarai con me in Paradiso'.

Meraviglioso e fedele Amore di Dio che non si fa deviare, ridurre, bloccare, consumare - come il nostro povero amore umano - dalle nostre negligenze o peccati, ma diviene tenerezza e calore, quando Lo riconosciamo, accogliamo, e a Lui ci affidiamo.

Appartenere al Regno di Dio, e quindi accettare la Sua regalità, è quello che i martiri desideravano e per cui davanti alla morte gioivano, come se questa, subita per amore a Lui, fosse un premio e non una pena.

Lo comprendono tanti che, per rispondere all'Amore di Gesù che ‘chiama', si lasciano affascinare e donano totalmente se stessi, consacrandosi a Lui.

Un giorno, una persona consacrata, a cui chiesi come considerava la sua vita da ‘esclusa da questo mondo', mi rispose: ‘Sono felice perché non esisto più per me, ma per Gesù'.

Lo comprendono tanti laici cristiani, che pur essendo immersi nelle tante forme di vita attiva sulla terra, non mettono in un angolo l'amore a Dio, ma lo vivono e rendono la loro vita ‘normale', ‘quotidiana' un continuo: ‘Ti amo e mi dono'.

È davvero inconcepibile pensare di definirsi cristiani, vivendo come se Gesù non esistesse, solo concentrati sul nostro ego. Che senso ha?

Se davvero Lo si ama, sperimentando la gioia che si riceve da Lui che ci ama, si dà alla vita, già ora, la pace e fecondità di appartenere alla Sua regalità. E poiché la regalità di Gesù è amare, non si può non partecipare i doni che si ricevono, diventando dono di amore a Lui e ai fratelli.

È vero che noi a Gesù possiamo donare solo un ‘sì', come è nello stile dell'amore, ma poi è un farsi portare sulle Sue braccia, anche se qualche volta ci invita a distenderle con le sue sulla croce.

Ma, se ci pensiamo bene, con Lui o senza di Lui, nella vita le croci sono inevitabili... meglio allora, con Lui! Non dobbiamo avere paura di amare e farci amare da Gesù. Dobbiamo temere di metterLo in un angolo, come non esistesse...perché è come mettere in un angolo il dono che Dio fa del Suo Amore, unica nostra forza, speranza e senso della vita.

Abbiamo bisogno, e tanto, di Lui, carissimi. Accogliamolo nella nostra vita e ogni giorno sperimenteremo la gioia di una ‘piccola resurrezione' per noi e per i fratelli che ci affida, preparandoci così in un'attesa serena di quella definitiva, ritornando nella Casa del Padre.

Mons. Antonio Riboldi

 

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