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Festa di san Francesco. Bagnasco ad Assisi: l'Italia non abbia paura di dirsi cristiana

Il premier Gentiloni: la politica non dilapidi ciò che è stato fatto per il lavoro. Con l'olio donato dalla Regione Liguria riaccesa la lampada votiva dei comuni. Nel 2018 toccherà alla Campania

Con l'olio donato dalla Regione Liguria è stata riaccesa la lampada votiva dei comuni d'Italia a san Francesco.

Nella Basilica superiore del Santo ad Assisi si è tenuta stamani la solenne concelebrazione liturgica presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale ligure. Insieme con il porporato concelebrano i vescovi della Liguria, il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, Domenico Sorrentino.

Tra le autorità civili il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, i governatori di Umbria e Liguria Catiuscia Marini e Giovanni Toti e il sindaco di Assisi, Stefania Proietti. Ad accendere la lampada è stato il sindaco di Genova, Marco Bucci. Nel saluto iniziale, il custode del Sacro Convento, fra Mauro Gambetti, ha esortato: «Ricominciamo da frate Francesco la grande opera di ricostruzione dell'identità umana e sociale dell'Italia. Tutti ne sentiamo un vitale bisogno».

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L'omelia di Bagnasco

Nell'omelia, il cardinale Bagnasco è ritornato su questo auspicio. «Chiediamo al poverello di Assisi – ha detto - che l'Italia non abbia mai timore di essere e di dirsi cristiana, di riconoscere nel Vangelo il Dna della sua vita. Questo non significa intolleranza, come si cerca di far credere ma è la vera e più profonda verità dell'anima del popolo, è condizione di accoglienza e di dialogo. Per dialogare infatti c'è bisogno di qualcosa di bello e di vero da dire. Quando Francesco parla di Gesù, ad ogni parola la voce aumenta, l'orizzonte si allarga a dismisura e abbraccia il quotidiano, abbraccia coloro che ascoltano, vince ogni paura e disperazione».

All'inizio il porporato ha fatto riferimento all'olio che «alimenta la lampada che arde davanti alla tomba del serafico padre come continua invocazione sulla Liguria e sul nostro Paese». Essa «esprime la convinzione che il mondo visibile è abbracciato da quello invisibile, non meno reale e concreto, popolato non da ombre oscure e ignote, ma dalla paternità di Dio, dalla Vergine Maria, dagli angeli e dai santi e dalle anime dei defunti».

«La mentalità diffusa spinge – ha proseguito Bagnasco - a farci credere che la vita umana è solo il presente, che solo il sensibile e l'immediato importano. Da questo modo di pensare scaturisce una vita piatta e grigia che cerca di spremere da tutto, anche dalle persone il massimo e che confonde tragicamente la soddisfazione con la gioia. Per questo il mondo occidentale seppure opulento sta male. Sta perdendo il contatto con la realtà e la rinchiude nel ristretto perimetro dell'inesorabile, ma così perde il respiro e la voglia di vivere».

Ma se andiamo oltre la schiuma della cronaca, ha fatto notare, «copriamo invece che la vita brulica, che il bene è grande e silenzioso. Tocchiamo con mano l'eroismo quotidiano, la bontà dei semplici, la dedizione ai figli e ai malati, l'unione delle famiglie, la gioia del perdono, il desiderio tenace di fedeltà agli insegnamenti dei padri. Il popolo degli umili non fa notizia ma scrive la storia, quella segreta. Per questo non può venir mai meno la fiducia. San Francesco ci indica un altro mondo che non nega quello visibile, ma dà significato valore e bellezza a ogni circostanza».

 

Il messaggio di Francesco, secondo il cardinale, «è quello del Vangelo sine glossa, è quello di un mondo capovolto. I tempi cambiano, le epoche si susseguono, ma nel profondo l'uomo resta uguale con il suo desiderio di infinto, di bellezza, di pienezza, di amore, di vita. Per questo l'uomo è il migliore alleato del Vangelo e lo sarà sempre. La miopia spirituale può colpire però anche noi cristiani. È necessaria pertanto l'adorazione. Adorare infatti marca la differenza tra Dio e l'uomo. Riconosce che solo Dio è Dio, non noi. Adorare non è un fare, ma un non fare per lasciarci fare da Cristo. Questa è la dimensione mistica del Vangelo che non possiamo perdere. Scoprire che Dio è amore e lasciarci amare da lui ci rende capaci di amare Dio e il prossimo fino all'eroismo e di servire fino alla morte».

«La nostra storia ispirata dal Vangelo – ha aggiunto il presidente dei vescovi liguri - ci garantisce da tortuosità miopi e presuentuose, da avventure che con apparenza di modernità vanno contro la dignità umana. La Chiesa in Italia esprime da sempre una singolare storia di prossimità al popolo. E 25mila parrocchie rappresentano con i loro sacerdoti, religiosi, religiose un presidio non solo religioso e culturale che dovremmo maggiormente valorizzare. Oggi condivide la preoccupazione per il lavoro. Il lavoro rende possibile fare una famiglia, costruisce la società rafforza il tessuto sociale. In mezzo a questo groviglio in cui si vuole ridefinire persino la persona, la vita e la morte, l'amore e la famiglia, avanza però una opportunità straordinaria provvidenziale che piano sale dalle coscienze, sul percheè oltre che sul come delle nostre esistenze. È questa l'alba del risveglio. Risveglio delle coscienze. Il processo è ormai avviato».

Infine il suo auspicio per il futuro dell'Italia: «Davanti alla figura intramontabile di san Francesco possiamo dire che il Vangelo ci manda disarmati in un mondo armato, araldi dell'amore in un mondo ferito dall'odio, profeti dello spirito in un mercato della materia. Eredi di una tradzione viva e annunciatori di futuro in un mondo senza ieri né domani, teso solo al successo presente. San Francesco doni a tutti noi, al nostro Paese, la grazia della sapienza, ci doni la libertà dalla cultura dominante che vuole farci pensare in un certo modo per evidenti interessi economici e di potere. Ci doni soprattutto una fede chiara e limpida, la coscienza che solo i doni spirituali sono fondamento alla vita dei singoli, dei popoli e delle nazioni. La fede illumini la casa dell'Italia, dell'Europa e del mondo».

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Gentiloni: la politica non dilapidi ciò che è stato fatto per il lavoro

Dopo la Messa c'è stato il saluto delle autorità dalla Loggia della Basilica. Il premier Paolo Gentiloni ha invitato a prendere esempio da san Francesco per gettare ponti tra le due sponde del Mediterraneo («la chiusura davanti alle sfide non è scelta obbligata»), per riprendere il cammino dell'unità europea, per coltivare l'impegno ecologico e soprattutto per non disperdere quanto è stato fatto in questi anni in termini di recupero dei posti di lavoro persi a causa della crisi economica. La questione del lavoro, ha detto, «riguarda tutta Italia ma in particolare giovani, donne, meridione. Abbiamo recuperato molti posti di lavoro ma c’è molto da fare. L'impegno deve continuare, il governo e il parlamento hanno la responsabilità di non dilapidare i risultati raggiunti e collaborare anche da punti di vista diversi» per proseguire il percorso. È «una responsabilità a cui la politica non si può sottrarre». «Il cammino dell’integrazione europea – ha aggiunto - ci ha insegnato tante cose, a cacciare il demonio del nazionalismo, delle divisioni, delle guerre. Ci ha assicurato una lunga fase di pace. Il cammino dell’Europa è sembrato sul punto di fermarsi, far ripartire quel viaggio è possibile, dipende da noi, lo dobbiamo fare nell’interesse della pace e del nostro continente e molti segnali ci dicono che è possibile farlo». Il presiedente del Consiglio ha poi rivolto un pensiero grato a chi ha fatto rinascere Assisi dopo il terremoto di vent'anni, sottolineando l'appello alla prevenzione che proprio dalla città di san Francesco il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva lanciato martedì 3 ottobre.

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I saluti delle autorità dalla Loggia della Basilica

Alla sua voce si è aggiunto il saluto del presidente della Liguria, Toti. «Da san Francesco – ha auspicato – la politica impari a fare a meno di orpelli astrusi e recuperi un linguaggio semplice e comprensibile». Anche fra Marco Tasca, ministro generale dei Conventuali ha detto: «Da questo luogo di comunione e pace, innalziamo al Padre una preghiera per la nostra cara Italia, affinché l'intercessione del Santo di Assisi, suo patrono, l'accompagni e protegga sempre, specie in questi difficili tempi». Un auspicio cui si è unito il vescovo Sorrentino, ricordando il Santuario della Spogliazione, di recente istituzione in diocesi. “Solo una vita spoglia si sé e aperta ai fratelli, senza barriere e frontiere - ha rimarcato - può dare a tutti, e specialmente ai milioni di esseri umani spogliati fino all'osso dalla violenza e dall'indifferenza, un barlume di speranza».

Il sindaco di Assisi, Stefania Proietti ha infine ricordato la sfida ecologica del comune grazie all'impegno a disinvestire in fonti fossili. Annunciata anche la Regione che porterà l'olio nel 2018. Sarà la Campania.

Mimmo Muolo, inviato ad Assisi

© Avvenire, mercoledì 4 ottobre 2017