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Giovedì santo. Papa Francesco: preti, medici, infermieri santi della porta accanto

Il Triduo pasquale si apre nel Giovedì Santo con un omaggio ai sacerdoti "che offrono la vita per il Signore", ai preti morti in questi giorni di pandemia, "santi della porta accanto"

Un appassionato e commovente omaggio ai sacerdoti "che offrono la vita per il Signore". Dei preti morti in questi giorni di pandemia, "santi della porta accanto" come i medici e gli infermieri. Dei preti "calunniati" in seguito al dramma degli abusi. Dei "parroci di campagna" che conoscono i nomi di ogni fedele che il Signore ha loro affidato.

Papa Francesco presiede in San Pietro la Santa Messa “nella Cena del Signore”, che segna l’inizio del Triduo Pasquale.

E’ il Giovedì Santo. Quest’anno per il coronavirus non è stata possibile celebrare, in Italia e in tutti i Paesi colpiti dal morbo, la messa crismale del vescovo con tutti i sacerdoti della propria diocesi. Neanche il vescovo di Roma ha potuto farlo nella sua Cattedrale di San Giovanni in Laterano. Papa Francesco dice di sperare di poterlo fare entro la Solennità di Pentecoste, che quest’anno cade il 31 maggio, altrimenti "dobbiamo rimandarla all’anno prossimo". Nel frattempo però approfitta della Messa “in Coena Domini” per manifestare la sua vicinanza a tutti i sacerdoti del mondo.

Il Pontefice pronuncia l’omelia a braccio. "Oggi – dice - vorrei essere vicino ai sacerdoti, ai sacerdoti tutti, dall’ultimo ordinato fino al Papa. Tutti siamo sacerdoti. I vescovi, tutti… Siamo unti, unti dal Signore; unti per fare l’Eucarestia, unti per servire". Il Papa pensa ai "più di 60" preti che "qui in Italia" hanno perso la vita "nell'attenzione dei malati, negli ospedali". Con "i medici, con gli infermieri" aggiunge "sono 'i santi della porta accanto', sacerdoti che servendo hanno dato la vita". Francesco menziona "i sacerdoti che vanno lontano per portare il Vangelo e muoiono lì".

L’omaggio del Papa va poi ai "parroci di campagna che sono parroci di quattro, cinque, sette paesini e vanno dall’uno all’altro, conoscono la gente…". "Una volta – racconta – uno di loro mi diceva che conosceva il nome di tutta la gente dei paesi. 'Davvero?', gli ho detto io. E lui mi ha detto: 'Anche il nome dei cani'". Infine, i "sacerdoti calunniati". "Tante volte succede oggi – spiega -, non possono andare in strada perché dicono loro cose brutte, in riferimento al dramma che abbiamo vissuto con la scoperta dei sacerdoti che hanno fatto cose brutte. Alcuni mi dicevano che non possono uscire di casa con il clergyman perché li insultano; e loro continuano". "Tutti siamo peccatori", ricorda il Papa.
"Sacerdoti peccatori, che insieme a vescovi peccatori e al Papa peccatore non si dimenticano di chiedere perdono, e imparano a perdonare, perché loro sanno che hanno bisogno di chiedere perdono e di perdonare". Ci sono poi, ha proseguito il Papa, "i sacerdoti che soffrono dopo una crisi e non sanno cosa fare, sono nell’oscurità…". "Oggi tutti voi, fratelli sacerdoti, siete con me sull’altare, voi, consacrati", ha assicurato Francesco. Con una raccomandazione: "Soltanto vi dico una cosa: non siate testardi come Pietro, lasciatevi lavare i piedi. Il Signore è vostro servo, lui è vicino a voi per darvi la forza, per lavarvi i piedi". E così, "con questa coscienza della necessità di essere lavati, siate grandi perdonatori". E "se non potete dare il perdono sacramentale", almeno "date la consolazione" e "lasciate la porta aperta" perché il penitente ritorni. "Ringrazio Dio –conclude il Papa - per la grazia del sacerdozio. Ringrazio Dio per voi, sacerdoti. Gesù vi vuole bene! Soltanto chiede che voi vi lasciate lavare i piedi".
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Come è stato nella Domenica delle Palme e come sarà nelle altre liturgie di questi giorni la Messa “in Coena Domini” si celebra all’Altare della Cattedra. Presenti, oltre ai cerimonieri pontifici guidati da monsignor Guido Marini, solo il cardinale arciprete della Basilica vaticana Angelo Comastri, il vescovo delegato della Fabbrica Vittorio Lanzani, il coro della Cappella Sistina a ranghi risotti e pochi altri. Non ci sono i cardinali che insieme agli ecclesiastici che compongono la Cappella pontificia di solito accompagnano il Papa nelle grandi liturgie.
A tutti loro è stato chiesto, tramite l’Elemosineria apostolica, di manifestare di essere "uniti intimamente in modo speciale" al vescovo di Roma versando in beneficenza una mensilità del loro “stipendio”. Il cardinale elemosinerie Konrad Krajewski ha riferito all’Adnkronos che i porporati "sono stati generosi; c’è stata la solidarietà di tanti: c’è chi ha rinunciato a due stipendi".
 

 
Il testo integrale dell'omelia del Papa

Gianni Cardinale

© Avvenire, giovedì 9 aprile 2020

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