I 50 anni della Comunità di don Benzi, la tonaca lisa amica dei poveri
Chi ha già avuto il privilegio di entrarvi sa bene che non si tratta assolutamente di strutture residenziali ma di “strutture affettive”. Case dove non ci sono operatori e utenti ma papà e mamme che mettono la loro vita totalmente a servizio di chi ha bisogno di essere accolto, 24 ore su 24, 365 giorni all'anno. Non un’occupazione lavorativa quindi, fatta da operatori specializzati, ma una scelta di vita, in risposta ad una vocazione, quella della Papa Giovanni, nella convinzione che ogni persona ha diritto ad una famiglia in cui crescere e vivere, a qualsiasi età.
“Don Oreste Benzi è stato l'inventore delle case famiglia e solo una casa in cui la convivenza è imperniata su un'intensa e incondizionata relazione affettiva è una vera casa famiglia, come don Benzi l’ha intesa e voluta”, spiega Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, nonché a sua volta papà di una casa famiglia, dove vive assieme alla moglie Tiziana.
“Da 50 anni, in Italia e in 40 Paesi del mondo, apriamo le nostre porte e diamo una famiglia a chi non ce l'ha”, continua, “non solo bambini, ma anche adulti, ragazzi che escono dalle dipendenze, ex prostitute, senza fissa dimora. Insomma tutti. La famiglia è il luogo dove curiamo non solo i nostri accolti, ma anche noi stessi. Perché è la risposta al bisogno innato di relazione che tutti noi abbiamo”.
“Nonostante don Benzi le abbia ideate già all'inizio degli anni Settanta, purtroppo il quadro legislativo in Italia è oggi ancora confuso e cambia da regione a regione”, conclude Ramonda, “spesso si usa impropriamente il nome “casa famiglia” per definire strutture residenziali che non hanno nulla di simile ad una famiglia. Con questa iniziativa intendiamo anche sollecitare i legislatori a dare norme chiare ai genitori che vogliono farsi famiglia con il prossimo”.
© www.famigliacristiana.it, giovedì 10 maggio 2018