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Il Cammino sinodale sui social media. I «nuovi» missionari sono digitali

Il progetto “La Chiesa ti ascolta” dà voce a chi non fa parte di istituzioni ecclesiali. Parla suor Borgo: portiamo l’annuncio

La geografia andrebbe rivista. I continenti, infatti, non sono cinque bensì sei. Solo che il sesto, quello in più, quello “nuovo”, non ha confini o frontiere. Si trova dentro gli altri, li percorre, in qualche modo li abita con il linguaggio delle relazioni anche se spesso solo virtuali, con il racconto delle vite delle persone, con le loro gioie e sofferenze. Una realtà, parliamo del continente digitale, fatta di siti Web e social media, che la comunità ecclesiale si impegna a incontrare ogni giorno di più, affidandole un ruolo importante anche nel Cammino sinodale. Il progetto, coordinato da monsignor Lucio Adriàn Ruiz, segretario del Dicastero per la comunicazione, si chiama “La Chiesa ti ascolta” ed è animato dai “missionari digitali".

«Si tratta di persone attive sui social media – spiega suor Naike Monique Borgo, orsolina del Sacro Cuore di Maria e vicedirettrice dell’Ufficio di comunicazioni sociali della diocesi di Vicenza – comunque che hanno una rete cui poter offrire una proposta di dialogo. L’idea di fondo è sottolineare la realtà di una Chiesa in ascolto di tutti, non solo di chi fa parte delle reti ecclesiali». Inutile dire che il perimetro di azione è disegnato da due grandi principi del pontificato di papa Francesco; il coraggio di essere “Chiesa in uscita” e di raggiungere le “periferie esistenziali”, dentro le quali abitano anche ambienti digitali. Si tratta allora di raggiungere le persone la cui vita si svolge in gran parte dentro quella dimensione, dove comunicano, si informano, comprano e vendono, incontrano gli altri, e pregano.

Punto di partenza un “form”, un questionario. «In particolare i quesiti riguardano il linguaggio e le modalità di dialogo della Chiesa – prosegue suor Borgo –. C’è anche uno spazio “libero”, dove chi risponde può indicare cosa la comunità ecclesiale non dovrebbe più fare». Le risposte sono attese entro il 20 agosto in modo da poterle ordinare per poi essere consegnate al cardinale Prosper Grech segretario generale del Sinodo dei vescovi entro settembre.

Inoltre, alcuni rappresentanti del “sesto continente” saranno presenti alla celebrazione del Sinodo. Il che sottolinea una volta di più l’importanza dell’impegno in corso «Essere missionari digitali – aggiunge la religiosa orsolina – è riconoscere una professionalità che c’è e va sviluppata ma anche una dimensione di annuncio evangelico all’interno di un contesto che non sempre viene considerato». Tra le domande, proprio perché si vuole arrivare a tutti, nelle caselle sull’identità delle persone, accanto a “donna” e “uomo”, compare una terza voce: non si applica a te. «È una realtà con cui è importante fare i conti, all’insegna dell’accoglienza cui siamo chiamati nella nostra testimonianza di vita».

Non più tardi del 6 agosto in un messaggio inviato all’incontro internazionale “Hechos 29” il Papa ha chiesto di portare Cristo ai più lontani attraverso la rete. «In ogni luogo portiamo chi siamo – prosegue suor Borgo – con i nostri valori, la nostra storia, le nostre tradizioni e, perché no? le nostre ferite. Vale anche per la Parola di Dio, se l’abbiamo nel cuore, la comunichiamo». Il progetto “La Chiesa ti ascolta” è stato ideato dal Riial (Information technology network of the Church in Latin America), istituzione fondata dal Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali (Pccs) e dal Celam (Consiglio episcopale latinoamericano). È in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, filippino, indi) e si rivolge a quei milioni di cattolici di ogni età e condizione, che non partecipano fisicamente a nessuna specifica parrocchia o istituzione, ma «abitano il continente digitale» secondo l’espressione di Benedetto XVI. Importante in questo senso può essere il ruolo degli influencer.

Immagine che durante la Gmg di Panama il Papa attribuì, alla Vergine Maria, definita appunto “influencer di Dio”. «Un’immagine che dal mio punto di vista ha messo in moto un’attenzione particolare rivolta alle donne. Inoltre usando quell’espressione il Papa ha chiamato soprattutto noi che abbiamo fatto una scelta di vita particolare a una maggiore coerenza o almeno a una tensione alla coerenza anche rispetto a come abitiamo questi mondi, a quali valori trasmettiamo, a quali voci ascoltiamo». Nei social però abita anche la violenza. Non si ha mai paura nell’affrontarli?. «Io ne ho sempre avuta tantissima – conclude suor Borgo – e questo forse mi ha preservato da alcune imprudenze, risparmiandomi dei possibili dispiaceri. E poi ho avuto la fortuna di incontrare persone molto attive in questo campo che mi insegnano come starci e gli effetti delle scelte che si fanno».

Riccardo Maccioni

© Avvenire, sabato 13 agosto 2022

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