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Il Papa ai reclusi: Dio è con voi in cella

È quanto ha detto il Pontefice stamani ricevendo in Vaticano, prima dell'udienza generale, i cappellani delle carceri Italiane. «È facile punire i deboli, ma i pesci grossi nuotano». Oltre centomila fedeli in piazza

Dio non resta fuori dalle celle dei carcerati, ma è con loro. È quanto ha detto il Papa stamani ricevendo nell'Aula Paolo VI in Vaticano, prima dell'udienza generale, i circa 200 partecipanti al Convegno nazionale dei cappellani delle carceri Italiane promosso a Sacrofano, nei pressi di Roma, sul tema "Giustizia: pena o riconciliazione. Liberi per liberare".

"Per favore - ha detto Bergoglio ai cappellani- dite che prego per loro: li ho a cuore. Prego il Signore e la Madonna che possano superare positivamente questo periodo difficile della loro vita. Che non si scoraggino, non si chiudano". Un messaggio che, come dice il Papa, va comunicato col cuore: "dire loro con i gesti, con le parole, con il cuore, che il Signore non rimane fuori dalla loro cella, non rimane fuori dal carcere: è dentro, è lì. Potete dire loro questo: il Signore è dentro con loro; anche Lui è un carcerato, ancora, eh? Dei nostri egoismi, dei nostri sistemi, di tante ingiustizie che sono facili per punire il più debole, no? Ma i pesci grossi nuotano liberamente nelle acque, no? Nessuna cella è così isolata da escludere il Signore, nessuna: Lui è lì, piange con loro, lavora con loro, spera con loro".

I cappellani hanno donato a Papa Francesco una borsa da viaggio confezionata per lui dalle detenute del carcere femminile di Rebibbia. A consegnarla è stato don Virgilio Balducchi, il cappellano capo, che a nome dei 150 sacerdoti che prestano servizio nelle carceri italiane ha chiesto al Papa: l'istituzione di un "luogo permanente" per i detenuti e problemi delle carceri, all'interno di un dicastero vaticano, "magari - ha suggerito - 'Giustizia e pacè; una "celebrazione di riconciliazione qui in Vaticano, con lei", da fare l'anno prossimo, incentrata sul tema delle carceri; infine che il Papa sostenga "anche davanti ai politici dell'Italia che anche in Italia c'è bisogno di una giustizia maggiormente riconciliativa, e che sarebbe l'ora di applicarla". ​​​​

© Avvenire, 34 ottobre 2013

 

Il testo del discorso

 

 

 

Alle ore 9.30 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, prima dell’Udienza Generale, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Convegno Nazionale dei Cappellani delle Carceri Italiane e ha loro rivolto le parole di saluto che riportiamo di seguito:

Vi ringrazio, e vorrei approfittare di questo incontro con voi, che lavorate nelle carceri di tutta Italia, per far arrivare un saluto a tutti i detenuti. Per favore dite che prego per loro, li ho a cuore, prego il Signore e la Madonna che possano superare positivamente questo periodo difficile della loro vita. Che non si scoraggino, non si chiudano. Voi sapete che un giorno tutto va bene, ma un altro giorno sono giù, e quell’ondata è difficile. Il Signore è vicino, ma dite con i gesti, con le parole, con il cuore che il Signore non rimane fuori, non rimane fuori dalla loro cella, non rimane fuori dalle carceri, ma è dentro, è lì. Potete dire questo: il Signore è dentro con loro; anche lui è un carcerato, ancora oggi, carcerato dei nostri egoismi, dei nostri sistemi, di tante ingiustizie, perché è facile punire i più deboli, ma i pesci grossi nuotano liberamente nelle acque. Nessuna cella è così isolata da escludere il Signore, nessuna; Lui è lì, piange con loro, lavora con loro, spera con loro; il suo amore paterno e materno arriva dappertutto.

Prego perché ciascuno apra il cuore a questo amore. Quando io ricevevo una lettera di uno di loro a Buenos Aires li visitavo, mentre ora quando ancora mi scrivono quelli di Buenos Aires qualche volta li chiamo, specialmente la domenica, faccio una chiacchierata. Poi quando finisco penso: perché lui è lì e non io che ho tanti e più motivi per stare lì? Pensare a questo mi fa bene: poiché le debolezze che abbiamo sono le stesse, perché lui è caduto e non sono caduto io? Per me questo è un mistero che mi fa pregare e mi fa avvicinare ai carcerati.  
E prego anche per voi Cappellani, per il vostro ministero, che non è facile, è molto impegnativo e molto importante, perché esprime una delle opere di misericordia; rende visibile la presenza del Signore nel carcere, nella cella. Voi siete segno della vicinanza di Cristo a questi fratelli che hanno bisogno di speranza. Recentemente avete parlato di una giustizia di riconciliazione, ma anche di una giustizia di speranza, di porte aperte, di orizzonti. Questa non è un'utopia, si può fare. Non è facile, perché le nostre debolezze ci sono dappertutto, anche il diavolo c'è dappertutto, le tentazioni ci sono dappertutto, ma bisogna sempre provarci.
Vi auguro che il Signore sia sempre con voi, vi benedica e la Madonna vi custodisca; sempre nella mano della Madonna, perché lei è la madre di tutti voi e di tutti loro in carcere. Vi auguro questo, grazie! E chiediamo al Signore che benedica voi e i vostri amici e amiche delle carceri; ma prima preghiamo la Madonna perché ci porti sempre verso Gesù: Ave Maria...

© Avvenire, 23 ottobre 2013