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Il Papa: concretezza e speranza alle famiglie che non si rassegnano

Con un messaggio inviato agli Stati Generali della natalità, giunti alla seconda edizione, Francesco ricorda che è miope non vedere il problema della denatalità e che bisogna fare attenzione alla “povertà generativa”. Il richiamo a invertire la rotta dell’inverno demografico

“Un’emergenza sociale”. Francesco usa parole dirette per inquadrare il problema della denatalità, una questione “molto urgente” da affrontare perché la nascita di pochi bambini, soprattutto in Occidente, mette a rischio il futuro. Lo fa in un messaggio di saluto letto ai partecipanti della seconda edizione degli Stati Generali della natalità, organizzati dalla Fondazione per la natalità con il contributo del Forum delle Associazioni familiari, apertosi questa mattina a Roma, all’Auditorium della Conciliazione. Un’iniziativa dal titolo: “Si può fare”; un titolo che piace al Papa.

La povertà generativa

Francesco si scusa per l’assenza e mette in luce una “periferia esistenziale in Occidente, poco vistosa, che non si nota immediatamente”, si tratta di chi ha il desiderio di un figlio e non riesce a realizzarlo. Un sogno famigliare che si infrange e che abbassa “l’asticella del desiderio” per accontentarsi di “surrogati mediocri, come gli affari, la macchina, i viaggi, la custodia gelosa del tempo libero”.

Questa è una nuova povertà che mi spaventa. È la povertà generativa di chi fa lo sconto al desiderio di felicità che ha nel cuore, di chi si rassegna ad annacquare le aspirazioni più grandi, di chi si accontenta di poco e smette di sperare in grande. Sì, è una povertà tragica, perché colpisce gli esseri umani nella loro ricchezza più grande: mettere al mondo vite per prendersene cura, trasmettere ad altri con amore l’esistenza ricevuta.

L’impegno corale

La denatalità, scrive il Papa, è un problema e chi non lo affronta è miope, “è rinunciare a vedere lontano, a guardare avanti. È girarsi dall’altra parte, pensando che i problemi siano sempre troppo complessi e che non si possa fare nulla”. Di fronte alla resa bisogna ribadire che “si può fare”, si può sperare “contro ogni speranza, contro numeri che inesorabilmente peggiorano di anno in anno. Si può fare vuol dire non accettare passivamente che le cose non possano cambiare”.

Cari amici, le cose possono cambiare se senza paura, andando oltre gli interessi di parte e gli steccati ideologici, ci si impegna insieme. Perciò auspico che a tutti i livelli – istituzionale, mediatico, culturale, economico e sociale – si favoriscano, migliorino e mettano in atto politiche concrete, volte a rilanciare la natalità e la famiglia.

Cambiare verso all’inverno demografico

L’unità è la strada per affrontare le questioni più difficili, tenendo conto che il tema della natalità è un tema che non divide. Da qui lo sprone del Papa a “imprese, banche, associazioni, sindacati, sportivi, attori, scrittori, politici, tutti insieme per riflettere su come ricominciare a sperare nella vita”.

I dati, le previsioni, i numeri sono ormai noti a tutti: serve concretezza. È il momento di dare risposte reali alle famiglie e ai giovani: la speranza non può e non deve morire di attesa. Chiedo a Dio di benedire il vostro impegno. Vi sono vicino e faccio il tifo per voi, perché insieme si possa invertire la rotta di questo freddo inverno demografico. Grazie. Si può fare!

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, giovedì 12 maggio 2022