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La crisi spinge le famiglie dagli usurai

Risparmi esauriti e banche sempre meno propense a concedere prestiti. Prolifera il mercato del credito illegale. Nel 2013 sequestrati beni per 167 milioni. La Guardia di finanza ha scoperto 248 «cravattari». E dalle indagini emerge il rafforzamento di vere organizzazioni in grado di offrire liquidità a caro prezzo e riciclare i proventi. ​Don D'Urso: «Combattiamo da soli. Dimenticati dallo Stato»

I numeri non dicono tutto. Le indagini di contrasto all’usura sono cresciute del 40% rispetto all’anno precedente. In 266 operazioni sono stati sequestrati patrimoni accumulati illecitamente per 167 milioni di euro, più del 1.500% rispetto al 2012, denunciando 248 usurai, di cui 49 tratti in arresto.
Ma quello che le inchieste documentano è la scomparsa dello strozzino della porta accanto, rimpiazzato da organizzazioni criminali che agiscono da banche clandestine. In grado di stare su piazza attraverso «strutture societarie» che esercitano attività finanziaria abusiva a danno di famiglie, piccoli imprenditori e artigiani.

«La crisi economica degli ultimi anni ha ridotto il potere di acquisto e le possibilità di accesso al credito di famiglie ed imprese», osservano dalla Guardia di finanza. Un contesto che alimenta quella «condizione psicologica che spinge famiglie e imprese – osserva il maggiore Antonio Ape, del Comando generale delle Fiamme gialle – a rivolgersi a strozzini e la chiusura a riccio del sistema bancario».

Gli esiti delle inchieste confermano questa tendenza. In 266 operazioni sono stati sequestrati patrimoni accumulati illecitamente per 167 milioni di euro, più del 1.500% rispetto a quanto messo sotto chiave dalla Gdf nel 2012. Sono state denunciate 248 usurai, di cui 49 tratte in arresto.

Sintomatico che alcune delle operazioni antiusura più importanti siano state messe a segno nel Nord Italia, in regioni una volta considerate immuni da questi rischi.

A Rimini, in seguito alla denuncia di un imprenditore, le Fiamme gialle hanno arrestato un pluripregiudicato campano e un ex-promotore finanziario calabrese. I due, in concorso con altri, hanno prestato denaro con interessi del 70-80% annuo garantiti mediante assegni postdatati e poi hanno costretto l’imprenditore usurato a cedere il controllo della sua società, reinvestendone i ricavi in attività connesse al divertimento nella Riviera.
Tre giorni fa sono stati sequestrati, tra gli altri beni, un noto locale notturno di Riccione, un ristorante, un albergo ed una sala bingo acquistati con i proventi dell’usura.

Non sempre le inchieste nascono dalle denunce delle vittime. «Spesso abbiamo acceso un faro su alcune situazioni dopo che ci sono arrivati input che andavano sviluppati dal punto di vista investigativo», chiarisce il maggiore Ape. Segnali d’allarme scattati in seguito «a una segnalazione di operazione bancaria sospetta, oppure una gestione anomala del rapporto bancario o una sproporzione tra quanto dichiarato al fisco e il reale stato del patrimonio».

A Reggio Emilia è stata scoperta un’organizzazione che, per mascherare il pagamento di interessi del 20% mensile, simulava fittizi rapporti commerciali con gli imprenditori in difficoltà e la restituzione del denaro veniva giustificata con fatture false. Seguendo la movimentazione del denaro e indagando su uno sproporzionato giro di fatture gli investigatori della Guardia di finanza sono risaliti a una vera "finanzaria clandestina".

Perciò è decisivo il ruolo «dell’azione di intelligence e di controllo economico del territorio, dell’approfondimento delle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette – ribadisce il maggiore Ape – generate dal sistema antiriciclaggio, delle indagini patrimoniali e di polizia giudiziaria nonché dei rapporti con le associazioni antiracket ed antiusura».

Nello Scavo

© Avvenire, 10 agosto 2013

 

Don D'Urso: «Combattiamo da soli dimenticati dallo Stato»

 

 

 

 

Apprezzamento per i risultati della lotta all’usura da parte della Guardia di Finanza, ma anche un appello alle istituzioni, perché non lascino da soli gli investigatori e le associazioni antiusura a contrastare un fenomeno sempre più capillare.

Don Alberto D’Urso è il vicepresidente della Consulta nazionale antiusura. «Il lavoro della Guardia di finanza conferma quanto andiamo sostenendo da anni. L’usura è un reato in crescita, ma lo Stato non fa abbastanza per aiutare le vittime e prevenire il fenomeno».

Cosa sta cambiando nel mondo sommerso dei "cravattari"?

La piaga dell’usura si manifesta sempre più legata ad una rete strutturata di strozzinaggio e coinvolge non solo commercianti, piccoli imprenditori e artigiani, ma anche famiglie con prestiti che oltrepassano abbondantemente interessi del 100%. Non soltanto oggi un italiano su quattro si rivolge ai "Compro-oro", che come è stato documentato, in tanti casi hanno dato vita ad una rete di traffici illeciti in Italia e all’estero, ma aumenta sempre di più il numero delle famiglie che svende la nuda proprietà sia per poter sopravvivere e sia per pagare spese ordinarie.

Al governo cosa chiedete?

Che apra gli occhi e affronti, tanto per cominciare, il disagio in cui versano le Fondazioni antiusura, uniche sul territorio a conoscere ed affrontare i drammi di centinaia di migliaia di famiglie. Il finanziamento atteso per il 2012 ci verrà liquidato, stando alle promesse, alla fine del 2013. Si tratta di 70 milioni di euro che servono per sostenere le vittima dei cravattari e incentivarle a denunciare.

Come riuscite a far fronte alle richieste d’aiuto?

Adesso siamo in seria difficoltà. Tutti abbiamo i conti in rosso, segno che i soldi li usiamo per davvero in aiuto di chi è vessato. Lo Stato ha in noi un servizio a costo zero, fatto da volontari che ci impegnano gratuitamente e che hanno una grande esperienza sui temi del credito.

Cos’altro si dovrebbe fare?

Faccio un appello: la Guardia di finanza ci informa di aver compiuto sequestri di beni per decine di milioni di euro. Si potrebbe cominciare a utilizzare questo patrimonio – che proviene dal denaro estorto alle vittime di usura – destinandolo per esempio ai Confidi, il consorzio di garanzia collettiva dei fidi che svolge attività di prestazione di garanzie per agevolare le imprese nell’accesso ai finanziamenti. Si potrebbe incrementare il Fondo antiusura con il ricavato dei patrimoni sequestrati e permettere un’assistenza più puntuale, più mirata, più strutturata e più immediata alle Fondazioni Antiusura e ai Cofidi.

Le Fiamma gialle hanno rinnovato l’allarme sul sistema a tinte fosche dei "compro-oro". Cosa ne pensate?

È sotto gli occhi di tutti che si tratta delle uniche attività commerciali che non sono affette dalla crisi economica e che anzi attraverso di essa si alimentano. Dietro a queste attività spesso agiscono reti che gestiscono un sistema di riciclaggio, che si fonda anche su complicità di persone al di sopra di ogni sospetto.

A chi si riferisce?

Questo proliferare di compro-oro, fa venire il dubbio che talvolta le licenze vengano concesse con eccessiva superficialità. Un po’ come avviene con il gioco d’azzardo. E allora viene da chiedersi se davvero negli uffici pubblici non ci sia qualcuno in grado di frenare questo dilagante fenomeno.

Nello Scavo

© Avvenire, 10 agosto 2013

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