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L'iniziativa Cei. Nasce a Firenze il Consiglio dei giovani del Mediterraneo

Il cardinale Zuppi presenta la consulta dei ragazzi, eredità dell'Incontro dei vescovi e dei sindaci del bacino che si era tenuto nel capoluogo toscano. La sfida di favorire il dialogo fra le sponde

A dieci mesi dall’Incontro dei vescovi del Mediterraneo insieme con i sindaci del bacino, la Chiesa italiana torna a Firenze. Lo fa presentando l’opera-segno del “doppio” G20 ecclesiale e civile che la Conferenza episcopale italiana consegna alla città dove si era tenuto l’appuntamento ispirato alla profezia di Giorgio La Pira: il Consiglio dei giovani del Mediterraneo. Una sorta di piccolo Sinodo permanente che unirà le sponde del grande mare, in cui siederanno ragazzi dai 18 ai 28 anni in rappresentanza delle comunità cattoliche presenti nell’area.

A “donarlo” al capoluogo toscano sarà sabato 17 dicembre il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, durante l’incontro in programma a partire dalle 9.30 all’Istituto degli Innocenti. Al suo fianco il cardinale Gualtiero Bassetti, prete fiorentino e predecessore di Zuppi alla guida dell’episcopato italiano, che aveva lanciato gli Incontri dei vescovi del Mediterraneo: il primo a Bari nel 2020 che per la prima volta aveva riunito i pastori di venti Paesi rivieraschi; e il secondo lungo l’Arno lo scorso febbraio, collegato al forum dei primi cittadini. A fare gli onori di casa il cardinale arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, che nel suo saluto conclusivo al forum di febbraio ricordava l’importanza di «individuare vie di costruzione della pace per società più giuste e inclusive».

La consulta viene varata nei giorni in cui papa Francesco denuncia una «carenza di pace» e invita i giovani a mobilitarsi per essere «costruttori di fraternità». Un appello che entra nel Consiglio, destinato a essere un luogo di confronto per condividere esperienze ma anche per elaborare un progetto comune di dialogo. Infatti sono già in cantiere scambi fra le diocesi mediterranee; campus che coinvolgano sia cattolici sia esponenti delle altre confessioni cristiane assieme a giovani musulmani ed ebrei; proposte per approfondire le sfide del “mare nostrum”; esperienze di pastorale giovanile; percorsi di studio per gli universitari anche in collegamento con gli atenei cattolici.

L’organismo voluto dalla presidenza della Cei viene affidato a quattro realtà fiorentine: la Fondazione Giorgio La Pira, il Centro internazionale studenti Giorgio La Pira, l’Opera per la gioventù Giorgio La Pira e la Fondazione Giovanni Paolo II. Se tre sodalizi portano il nome del sindaco “santo”, la onlus intitolata a papa Wojtyla declina l’eredità dell’ex parlamentare Dc nel suo impegno per la cooperazione in Medio Oriente. «La scelta di fondare a Firenze il Consiglio dei giovani – affermano le quattro associazioni – è legata al sogno lapiriano del Mediterraneo come spazio di dialogo e di convivenza ma anche ad altre figure profetiche fiorentine che hanno fatto dei giovani il comune denominatore della loro missione: basti citare don Lorenzo Milani, don Raffaele Bensi, don Giulio Facibeni o Pino Arpioni».

Ogni Conferenza episcopale e Sinodo delle Chiese orientali indicherà il nome di un ragazzo che resterà in carica per quattro anni. Il Consiglio si riunirà in presenza a Firenze almeno ogni dodici mesi, ma sono previste anche sessioni online. La presentazione di sabato sarà un viaggio fra il volto giovane delle Chiese che insistono intorno al grande mare. Dal Libano con la testimonianza del vescovo Cesar Essayan, vicario apostolico latino di Beirut, che racconterà la vicinanza della comunità ecclesiale a chi sceglie di non fuggire, a Marsiglia, la città più araba d’Europa e capitale del meticciato, dove – come spiegherà don Alexis Leproux – è nato un Ufficio diocesano per i rapporti mediterranei che vede i giovani in prima linea. E poi le voci di due ragazze impegnate nell’abbraccio fra i popoli: la libanese Nathalie Abdallah che si è formata a Rondine-Cittadella della pace, e Giulia Passaniti dell’Opera per la gioventù La Pira. «È l’inizio di un cammino – concludono le quattro sigle fiorentine – che nel tempo condurrà a iniziative condivise sia sul piano ecumenico sia nella prospettiva interreligiosa».

Giacomo Gambassi

© Avvenire, venerdì 16 dicembre 2022

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