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L'intervista. Bassetti: una Chiesa che impari dai poveri

Colloquio con il presidente della Cei. Non servono politici «baciapile» ma «dialogo rinnovato e responsabilità condivise». «Immorale» speculare sul lavoro. Sostegno alla famiglia. Impegno dei laici

Sulle pagine di sabato 4 giugno e domenica 5 ha scritto a penna: “Visita pastorale all’unità pastorale della Santa Famiglia”. Nell’agenda del cardinale Gualtiero Bassetti non compare la parola “Roma”. «Ma ci sarà, ci sarà...», sorride l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve che da poco più di una settimana è il nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana. E fra una tappa e l’altra del viaggio che sta compiendo fra le comunità della diocesi Bassetti dialoga con Avvenire in un'ampia intervista uscita questa domenica (la versione integrale nel quotidiano cartaceo).


Il cardinale presidente parla di «dialogo rinnovato, responsabilità condivise, profonda unità di intenti» nella Cei e deplora ogni «tentazione di potere» ecclesiale. Quindi annuncia: «Bisognerà percorrere nuove strade che ci portino verso gli ultimi e non certo verso le strutture di potere». Cita don Milani, don Mazzolari, don Barsotti ma anche don Diana e don Puglisi per affermare che «fra Chiesa e mafie non sono ammessi “inchini”» e «chi vive nelle organizzazioni criminali è fuori dalla comunione ecclesiale anche se si ammanta di religiosità». Torna a ricordare lo storico sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, per evidenziare che il Paese vive una «crisi profonda della politica» che è «sempre più autoreferenziale e distaccata dai problemi veri della gente» perché non si affronta «la nuova questione sociale» la quale tiene insieme migrazioni, ambiente, bioetica ed economia. E a proposito dell'impegno dei cattolici nelle istituzioni ribadisce che non servono politici «baciapile e più clericali del clero» e che lui sogna politici «che ascoltino la gente, che trovino lo spazio per pregare, che pratichino la giustizia, che diano voce agli ultimi». Poi esorta a «ripartire dallo spirito che animò l’allora Giovanni Battista Montini, poi Paolo VI, il quale si spese per formare schiere di giovani “adulti nella fede” in grado di dedicarsi allo sviluppo del Paese. Una scuola di sana laicità che fa bene a tutti», sottolinea il cardinale.

Bassetti si sofferma anche un tema a lui caro: quello del lavoro. La mancanza di occupazione è l’«emergenza della nostra Italia» e il lavoro «è la vera priorità per il Paese, come ricorda anche la Costituzione». Poi definisce «immorale» ogni forma di sfruttamento in questo ambito: «Giovani e meno giovani mi raccontano di situazioni di autentico sfruttamento in cui vengono comminati stipendi da fame in un regime di flessibilità che si traduce in un precariato permanente; in cui si impone il lavoro nero; in cui si nega il necessario riposo. Tutto ciò è immorale».

Bassetti ripercorre la sua infanzia in montagna e confida che «la povertà è la mia maestra di vita». E denuncia la povertà crescente nella Penisola. «C’è urgenza di un nuovo stile di vita e soprattutto di un’attenzione autentica, anche da parte della politica, ai problemi della povertà», ammonisce. Guardando ai fenomeni migratori, il presidente della Cei chiede di vincere «un’indole del rifiuto favorita dalla crisi e amplificata dalla demagogia». E prosegue: «L’equazione migrante-criminale, proposta anche dai media, non è solo una falsità statistica ma anche un pregiudizio radicato nell’egoismo. E’ necessario superare l’indifferenza e anteporre ai timori un generoso atteggiamento di accoglienza. La Chiesa italiana sta dando l’esempio anche ricevendo critiche cui, però, non bada. Inoltre tante famiglie e associazioni sono diventate “abbraccio caloroso” per chi fugge dalla guerra e dalla povertà». Poi un richiamo all'Europa e al rispetto delle regole: «Di fronte agli sforzi italiani, l’Europa dovrebbe fare molto di più. Basta muri, fili spinati, decisioni di stampo nazionalistico. Se l’Europa vuole essere casa comune, deve partire proprio da un rinnovato e differenze impegno nel campo dell’accoglienza. Accoglienza che significa anche rispetto da parte di chi arriva di regole e tradizioni. Il che non vuol dire cancellazione delle differenze ma arricchimento reciproco senza imposizioni o stravolgimenti».

Nella conversione con Avvenire il cardinale Bassetti esalta il «talento» dei giovani che «non hanno bisogno di qualcuno che indichi loro che cosa sognare perché sono capaci a farlo da soli» e chiede che sia annunciata la bellezza della «famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna e aperta ai figli» che va sostenuta dalle istituzioni. Tra i temi affrontati anche quello degli anziani, del dialogo fra le fedi a partire dal basso e in particolare con l'islam, del ruolo dei vescovi e dei preti oggi, del futuro della Chiesa italiana chiamata a essere «inquieta».

Giacomo Gambassi e Mimmo Muolo

© Avvenire, sabato 3 giugno 2017
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