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P. Luigi Faccenda: la persona, la sua testimonianza di vita e di fede e l’opera di Dio in lui

Ricorrono quest’anno i 100 anni della nascita di padre Luigi Faccenda – fondatore dell’Istituto Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe – e i 16 anni della sua morte, avvenuta il 9 ottobre 2005

Abbiamo posto alcune domande a Angelina Franch, missionaria dell’Immacolata Padre Kolbe della comunità di Bari, per conoscere più da vicino la sua persona, la sua testimonianza di vita e di fede e l’opera di Dio in lui: francescano conventuale, sacerdote, apostolo di Maria.

Chi è padre Luigi Faccenda?

Padre Luigi nasce a San Benedetto Val di Sambro (Bologna) il 24 agosto 1920. A 12 anni entra nel Seminario dei Frati Minori Conventuali a Faenza, dove, fra alterne vicende dovute alle precarie condizioni di salute, compie la sua formazione francescana e gli studi teologici. Emette la professione semplice dei voti e quella solenne e viene ordinato sacerdote il 18 maggio 1944.

Nel 1945 a Bologna gli fu affidata la Milizia dell’Immacolata, il movimento fondato da san Massimiliano Kolbe, e questo “incontro” con il martire di Auschwitz, ancora poco conosciuto in Italia, cambia la sua vita, come egli stesso ha più volte raccontato. Trova nella spiritualità di Kolbe e nella sua esistenza vissuta per amore e nell’amore un segreto di vita e di santità, un forte dinamismo missionario ed evangelizzatore.

Nel 1954 dietro l’insistenza di alcune giovani, che manifestavano il desiderio di donarsi totalmente a Dio in uno stile di vita mariano a servizio dell'evangelizzazione, secondo lo spirito di padre Kolbe, nasce l’Istituto delle Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe, che nel 1992 riceverà il riconoscimento definitivo della Chiesa come Istituto secolare di diritto pontificio.

Nel 1988 vi è la nascita dei Volontari dell’Immacolata Padre Kolbe, laici o chierici aggregati all’Istituto, di cui condividono la spiritualità e la missione. L’11 febbraio 1997, in Brasile, insieme al confratello padre Sebastiano Quaglio, padre Luigi Faccenda dà inizio all’Istituto dei Missionari dell’Immacolata Padre Kolbe.

Qual è l’attualità del suo messaggio?

Padre Faccenda ci ricorda l’importanza di essere presenti al proprio tempo, attenti al cammino della Chiesa e alle trasformazioni in atto nella società. Oggi, in modo particolare, ci consegna la sua fede nella dignità e nella verità dell’uomo: un invito a guardare l’altro, ogni altro, con gli occhi stessi di Dio e a mettersi accanto a lui per fargli scoprire la bellezza e la grandezza del suo essere uomo/donna, del suo essere figlio amato dal Padre che è nei cieli.

E con l’uomo ci riconsegna Maria, la madre che Gesù ci ha donato dalla croce. Ci dice di accoglierla nella nostra vita per vivere la gioia di appartenerle, di somigliarle sempre più, di essere lei in questo nostro tempo travagliato e confuso, alle prese con una pandemia dilagante, dentro le realtà del mondo che ci è dato di abitare e di trasformare con la perenne novità del vangelo.

 Si trovò a operare nel dopoguerra in una situazione di ricostruzione simile a quella di oggi?

Nell’immediato dopoguerra padre Faccenda avvertì il bisogno di andare incontro agli altri per “ricostruire” non le mura delle case ma l’uomo, per ridare senso e significato all’esistenza sulla base dei valori cristiani più belli: portare la testimonianza della fede, alimentare la speranza, aprire orizzonti di futuro, il tutto accompagnato e sostenuto da un sereno e fiducioso abbandono nella Provvidenza.

Il contesto attuale è simile in questa urgenza di trovare un senso e un significato in quello che ci è accaduto, nel ritrovato senso di fragilità e di precarietà della vita che il coronavirus ci fa sperimentare e che ci fa interrogare su ciò che veramente conta. È simile per questa rinnovata spinta ad uscire e tessere relazioni per il momento soprattutto con i mezzi di comunicazione, a prendersi cura dell’altro e di chi ha di meno; a vivere soprattutto con l’ascolto la prossimità, come incontro significativo con chi condivide con noi l’avventura della vita; a guardare al futuro con fiducia.

Tra le sue molteplici attività spicca quella della comunicazione, forse anche sull’esempio di padre Kolbe?

Padre Faccenda ha trovato nella spiritualità di Kolbe un forte dinamismo missionario ed evangelizzatore: condurre ogni uomo/donna a Dio attraverso l’Immacolata e questo con tutti i mezzi possibili: tra questi l’utilizzo dei mass media.

Egli crede nell’importanza della “parola stampata” come necessaria continuità della “parola annunciata”. Sin da giovane, infatti, esprime la sua fiducia nell’utilizzo della stampa cattolica e mariana a servizio del Vangelo e per la formazione delle coscienze: nel settembre 1946 a Bologna dà vita al foglio di collegamento per gli iscritti al Movimento della Milizia dell’Immacolata, che poi diventerà il mensile Milizia Mariana (oggi Missione Maria) di cui è stato direttore per più di cinquant’anni; seguiranno numerosi articoli e libri pubblicati con la casa editrice Edizioni dell’Immacolata.

Con fiducia ha, poi, condotto le missionarie a confrontarsi con il vasto campo dei mezzi di comunicazione facendo scelte adeguate al mutare dei tempi.

Nella vostra presenza a Bari, come esprimete il vostro carisma?

Siamo presenti a Bari dal 1966. La nostra casa - in Via Barletta, 25 - è un piccolo centro di irradiazione della spiritualità, aperta all’accoglienza, alla formazione, all’annuncio con una serie di proposte attraverso le quali cerchiamo di dare un volto al carisma mariano missionario di cui lo Spirito ci ha fatto dono attraverso padre Luigi.

L’evangelizzazione itinerante che ci vede in cammino lungo le strade della bellissima Puglia, dal nord al sud, per condividere il dono della Parola e la gioia della fede; l’animazione mariana sia in casa che presso altri ambienti e parrocchie, in particolare con la proposta di itinerari per conoscere Maria, la madre di Gesù, e il dono di affidarsi a lei; proposte formative che si rivolgono agli adolescenti, giovani, adulti, famiglie e che, in questo tempo, svolgiamo on-line l’animazione missionaria grazie alla quale apriamo il cuore di tanti fratelli e sorelle, bambini e giovani, a orizzonti più grandi e gettiamo ponti di solidarietà verso le nostre comunità dell’America latina; la presenza nel mondo del lavoro; l’attenzione al contesto sociale ed ecclesiale in cui viviamo e alle necessità materiali e spirituali delle persone che incontriamo. Tante espressioni di un’unica vocazione che trova in Maria il suo punto di unità: «Essere Maria, vivere Maria, testimoniare Maria, operare con Maria per la crescita del regno di Dio nel mondo». In queste parole del nostro fondatore troviamo la nostra identità e la nostra missione, perché dal desiderio di essere lei scaturisce anche il nostro operare.

Lugi Laguaragnella