Pane per la città
Nella  festa del Corpus Domini l’Eucaristia è portata per le vie delle nostre  città. Un gesto assai più che devozionale. Un atto altamente  significativo, vorrei dire sacramentale: manifestazione del mistero  eucaristico come sacramentum caritatis – secondo la felice definizione  di Tommaso d’Aquino, rilanciata da Papa Benedetto nell’esortazione  apostolica omonima. Eucaristia: sacramento – segno efficace – della  carità di Cristo; e in Cristo di Dio: il Dio Amore, Dio Trinitario. Non  il Deus in se delle filosofie e delle religioni naturali. Ma il Deus pro nobis,  che nell’umanità corporea di Cristo si è avvicinato massimamente a noi:  Dio con noi. Fino alla con-corporeità eucaristica: Dio in noi.  Espressione della più intima comunione personale, e della più estesa  esposizione sociale. «La "mistica" del Sacramento – ci dice il Papa – ha  un carattere sociale. L’unione con Cristo, infatti, è allo stesso tempo  unione con tutti gli altri ai quali Egli si dona. Io non posso avere  Cristo solo per me; posso appartenergli soltanto in unione con tutti  quelli che sono suoi». Unione non statica, ma operativa, dinamica.  «L’Eucaristia ci attira nell’atto oblativo di Gesù»: per essa «veniamo  coinvolti nella dinamica della sua donazione». Così la carità di Cristo  passa nella nostra vita, la sua carità diventa la nostra carità: amore  che si fa charis, cioè grazia, dono per l’altro.
L’altro: comunque e dovunque incontrato. Non solo come proximus nei rapporti interindividuali, ma anche – e sempre più oggi – come socius nella rete delle appartenenze e delle interazioni sociali, e come civis  nel tessuto delle istituzioni e delle mediazioni politiche.  L’Eucaristia è sacramento di una carità ampia e modulare a tutte le  relazioni: una carità che raggiunge l’uomo là dove egli è. Per tanti  aspetti e tanta parte oggi l’uomo è nella polis, così da raggiungerlo e amarlo efficacemente attraverso la tutela e la promozione del bene comune nella societas e nella civitas. L’Eucaristia ci tira fuori da noi stessi, in un processo di esposizione (ex-positio)  pubblica, che fa della carità una testimonianza davanti agli uomini,  nella città degli uomini. È la carità sociale e politica, mediante cui  l’Eucaristia varca le porte del tempio, si fa sacramento di pietà, di  misericordia, di solidarietà, di giustizia, di pace per le strade del  territorio, del quartiere, della città. Sacramento d’incarnazione  nell’oggi della storia e del mondo. Sacramento del pane: il pane della  vita. Pane ricevuto e donato, accolto e condiviso.
Nutriti di  questo pane, diventiamo pane spezzato per la vita della città. Nel  concreto delle sue congiunture ed evenienze, delle sue attese e delle  sue speranze. Nel qui e ora della crisi economica con le precarietà, le  incertezze e i gravami che impone; delle ferite aperte dal sisma nel  tessuto vitale, religioso, culturale, produttivo delle popolazioni  colpite; di un mondo giovanile che guarda con apprensione al futuro; di  masse d’immigrati che uniscono le loro alle nostre aspettative.  Nell’oggi di un’Europa che fatica a istituirsi come comunità dei popoli e  di una famiglia delle nazioni segnata dalle sfide della  globalizzazione. L’Eucaristia che attraversa le strade delle nostre  città è un grande segno di speranza: segno efficacemente mediato dalla  passione d’amore che essa alimenta nel cuore dei credenti.
            