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Più rispetto, meno polemiche inutili

Il no del cardinale Martini all'accanimento terapeutico è stato strumentalizzato da alcuni, ma con prontezza la Chiesa ha chiarito la "bontà" e la coerenza della sua scelta.

martini-primopianomanialvoltook_2855414.jpgPurtroppo è accaduto quello che si sperava non accadesse. Da alcune parti si è voluto strumentalizzare il rifiuto del cardinale Martini a essere sottoposto nelle ultime ore all'accanimento terapeutico. Facendo in mala fede una terribile confusione, in modo che, non capendo, l'opinione pubblica cadesse nel tranello. Si è ad esempio illegittimamente paragonato il caso del cardinale ad altre situazioni, come quella di Welby e della Englaro. "Un paragone del tutto arbitrario e per nulla fondato, né medicalmente né moralmente", il commento secco di monsignor Roberto Colombo, docente di Medicina al Gemelli di Roma a Radio Vaticana. Si è arrivati addirittura a mettere nello stesso calderone un no a cure che nessun effetto possono più sortire e l'eutanasia...

Un rispetto minimo, che tutti dovremmo al cardinale,
avrebbe consigliato meno parole in libertà e più silenzio. Per fortuna, a placare subito una polemica infondata e cattiva, sono intervenute voci autorevoli. Quella di Martini è "una posizione assolutamente coerente con il normale insegnamento della Chiesa", ha detto padre Lombardi, portavoce della Santa Sede. "Sia il nostro atteggiamento prevalente il raccoglimento di fronte al mistero della morte".

Sul Corriere della Sera, il cardinale Elio Sgreccia, famoso teologo e fra i maggiori esperti di bioetica a livello internazionale, ha chiarito bene i termini della questione. Se qualcuno vuole inventare polemiche, ha detto il cardinale, faccia pure. Quel che è certo è che "la scelta di Carlo Maria Martini e la sua morte sono avvenute secondo i precetti e i canoni dell'etica cattolica". E ancora: "L'accanimento terapeutico è rifiutato dalla Chiesa e da tutti i cattolici".

A questo autorevole intervento si sono aggiunte le parole di padre Silvano Fausti,
gesuita e biblista, discepolo e poi amico e confessore dell'arcivescovo emerito di Milano, al quale è stato vicino durante l'agonia tenendogli la mano. In collegamento da Milano con la trasmissione A Sua Immagine di Rai Uno, ha ricordato l'opinione di Martini sull'accanimento terapeutico: "E' dottrina della Chiesa che l'accanimento terapeutico sia sbagliato" e per il cardinale Carlo Maria Martini "questo era chiarissimo: quando è l'ora è l'ora, andiamo in pace".

La speranza è che, almeno ora, prevalgano il silenzio e la preghiera.

Paolo Perazzolo
 
© Famiglia Cristiana, 2 settembre 2012
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