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Ritorno al gusto dell’impegno politico e sociale?

“Quello che mi fa capire se uno è passato attraverso il fuoco dell’amore divino non è il suo modo di parlare di Dio, ma il suo modo di parlare delle cose terrene” (Simone Weil)

Politica.jpgVivendo in questo periodo di tempo eventi religiosi e civili straordinari, sono indotto a chiedermi se è possibile o meno parlare di ritorno al gusto dell’impegno politico, auspicando ovviamente una risposta positiva. Infatti rimane il dubbio se si tratta di un atteggiamento episodico assunto sull’onda di alcuni fatti specifici o di qualcosa di profondamente sentito, nonostante i condizionamenti e i ripetuti tentativi di manipolazione del consenso: reazione razionale o ennesima mistificazione?

I fatti a cui faccio riferimento sono noti: importanti celebrazioni liturgiche e religiose (Pasqua, Pentecoste, Corpus Domini, processioni, numerose celebrazioni sacramentali di Prime Comunioni e Cresime, molti atti devozionali in onore della Madonna) e avvenimenti civili di rilievo (150° anniversario dell’Unità d’Italia, elezioni amministrative, referendum).  La partecipazione è stata sempre numerosa.

Conoscere le motivazioni è per me difficile. E’ forse rifiuto del carattere oligarchico del sistema informativo nostrano, del macigno del conflitto di interessi, di una Rai occupata dai partiti?  E’ opposizione ad una legge elettorale che ci ha consegnato un Parlamento di uomini, sradicati da comunità e territori?  E’ rifiuto dello spettacolo indegno di “transumanze” sospette di mercimonio di personalità politiche, selezionate su base di fedeltà personale anziché di coerenza e convinzione politica?  E’ reazione alla sequela di azioni ostruzionistiche dispiegate per pregiudicare l’affluenza alle urne e il raggiungimento del quorum nei quattro referendum sulle importanti questioni dell’acqua, del nucleare e della giustizia?

Nella difficoltà di risposta alle diverse domande – tutte vere? Alcune vere ed altre no? Altre risposte? –  viviamo l’impegno suggerito dalla frase sopra proposta dalla poetessa e filosofa mistica Simone Weil, una delle personalità più complesse e sconcertanti del pensiero contemporaneo, morta a soli 34 anni, che sottolinea l’importanza decisiva della questione religiosa per la stessa sopravvivenza della civiltà occidentale.

Il cardinale Gianfranco Ravasi, nel “Mattutino” dell’Avvenire del 5 giugno scorso, così chiosa il pensiero trascritto: “La cartina di tornasole dell’autentica spiritualità (io direi: dell’autentico impegno del cittadino e del cristiano) è quando si parla e si vivono le realtà terrene irradiandole di luce, trasfigurandole in Dio… La verità su Dio si intreccia con la carità, altrimenti rimane speculazione teorica o enfasi spiritualistica… La verità religiosa è anche azione, la fede percorre le vie della storia e le illumina”.

In questa mia convinzione  – che con rispetto propongo ai cortesi lettori –   mi sostengono i princìpi della Costituzione e gli insegnamenti del Concilio Vaticano II. Infatti tutto ciò che riguarda la comunità umana non è estraneo alla evangelizzazione e questa non è completa se non tiene conto della vita concreta, personale e sociale di ogni persona: c’è quasi un intreccio che promuove un umanesimo integrale e solidale.

I princìpi della Costituzione italiana (riconoscimento della sovranità popolare e della dignità del lavoro, attuazione dei princìpi personalistico, solidaristico  e di evoluzione progressiva, della famiglia e della libertà anche religiosa)  trovano nella dottrina sociale della Chiesa motivo di riflessione, criteri di giudizio e direttive di azione.

“Perciò sbagliano i cristiani, cittadini dell’una e dell’altra città, che trascurano i doveri terreni – insegna la costituzione conciliare La Chiesa nel mondo contemporaneo  e, a loro volta, non sono meno in errore coloro che si immergono esclusivamente in atti di culto ed in alcuni doveri morali… La dissociazione tra la fede che professano e la loro vita quotidiana va annoverata tra i più gravi errori del nostro tempo”.

Simone Weil ed altri sono a riguardo esempi di vita.

sac. Giacinto Ardito

Direttore Ufficio Chiesa e Mondo della Cultura

 

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