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Sedici anni senza Karol, il Papa che cambiò la storia

La sera del 2 aprile 2005 morì Giovanni Paolo II. Figlio della Polonia, appassionato alfiere dell'Europa (unita, dall'Atlantico agli Urali), cittadino del mondo da quando diventò 264° successore di Pietro: la sua personalità superò ogni lettura particolare. Scrisse 14 encicliche, proclamò ben 482 santi e percorse oltre un milione di chilometri in aereo facendo 104 viaggi apostolici e 146 visite pastorali

Era il 2 aprile di sedici anni fa. Migliaia di fedeli si radunarono spontaneamente sotto la sua finestra in piazza san Pietro a pregare. I giovani lo chiamano ancora: «Giovanni Paolo, Giovanni Paolo», guardano verso la finestra del secondo piano del Palazzo apostolico. Ma Karol Wojtyla, dopo anni di malattia e una vera e propria agonia che negli ultimi giorni gli aveva tolto la parola e il respiro, dice, come raccontato in seguito da chi era accanto a lui in quel momento: «Lasciatemi tornare alla casa del Padre».

Sono passati sedici anni dalla morte di Giovanni Paolo II. Un momento storico vissuto intensamente non solo dai cattolici ma dal mondo intero. A dare l'annuncio ai fedeli, che non si spostavano dalla piazza per stringersi attorno al Papa malato, il cardinale Leonardo Sandri, allora Sostituto alla Segreteria di Stato: «Carissimi fratelli e sorelle, alle 21.37 il nostro amatissimo Santo Padre Giovanni Paolo II è tornato alla casa del Padre. Preghiamo per lui». Un silenzio irreale, molte lacrime, qualcuno invece applaude per salutare per l'ultima volta il Papa polacco. Tanti i giovani che si passano il messaggio e si riversano nelle vie adiacenti del Vaticano per pregare insieme. Ne arriveranno a milioni nei giorni seguenti per dare l'ultimo saluto al feretro.

Karol Wojtyla (18 maggio 1920-2 aprile 2005) fu figlio della Polonia, appassionato alfiere dell'Europa (unita, dall'Atlantico agli Urali), cittadino del mondo da quando diventò 264° successore di Pietro: la sua personalità superò ogni lettura particolare. Scrisse 14 encicliche, proclamò ben 482 santi e percorse oltre un milione di chilometri in aereo facendo 104 viaggi apostolici e 146 visite pastorali.

Nel 2005 Roma fu invasa da un pellegrinaggio spontaneo per salutare quello che già tutti già acclamavano «santo subito». Anche dieci ore e più di fila per una preghiera di pochi secondi in Basilica. E poi il funerale con tutti i più importanti capi di Stato di quel momento. Dagli Stati Uniti tre presidenti della Repubblica: i George Bush, padre e figlio (quest'ultimo il Capo di Stato di quel momento), e Bill Clinton. Ma quella che si raccoglie sul sagrato per il Papa è una piccola Onu: il presidente iraniano Khatami che bacia il re Abdhallah di Giordania, il re Juan Carlos che saluta il premier Silvio Berlusconi. Arrivano anche Lula dal Brasile, Karzai dall'Afghanistan, i re di Giordania e Siria, per citarne alcuni.

Fu un protagonista del suo tempo a tutto tondo, Wojtyla. Lo provarono i titoli d'apertura dei giornali di quei giorni che nell'aprile 2006 una mostra allestita nello spazio espositivo di Piazza dei Cinquecento, a  Roma, ebbe il pregio di mettere in evidenza gli uni accanto agli altri. A parte le prime pagine dei giornali cattolici di tutto il mondo (a cominciare da L’Osservatore Romano e dall'Avvenire), tutti i quotidiani di “area laica” dedicarono ampi spazi all’evento della scomparsa del Papa: Corriere della SeraRepubblicaStampa, il quotidiano economico-finanziario Il Sole 24 Ore e altri ancora. Stesso discorso anche per i più prestigiosi quotidiani del mondo: New York TimesWashington PostEl PaisThe GuardianLe MondeLe Figaro. Ma la sorpresa più grande venne dalla Cina comunista. Non c’erano rappresentanti del Governo di Pechino ai funerali di Giovanni Paolo II (che molti hanno definito i più grandi funerali della storia), ma nella rassegna delle prime pagine ci fu pure quella del South China Morning Post. Mentre per quanto riguarda la Russia nell’esposizione venne compresa la prima di The Moscow Times. Non mancarono nemmeno giornali israeliani. Nel caso ci fosse stato bisogno, l'attenzione dei quotidiani sportivi sigillò l'affetto che aveva cirondato in viuta Karol Wojtyla. «Addio campione», titolaòTuttosport; mentre Il Corriere dello Sport lo salutò con un «Ciao, grandissimo». Più meditativo il titolo della Gazzetta dello Sport: «Il tempo del silenzio». 

© www.famigliacristiana.it, venerdì 2 aprile 2021

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